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PASQUA DEL SIGNORE

 

Carissime Annunziatine,

a ciascuna di voi un gioioso augurio di Buona Pasqua! Il Divin Maestro vi ricolmi di ogni benedizione: sia piena la sua gioia nel ricolmare le vostre anime redente dal suo prezioso sangue con le sovrabbondanti ricchezze conquistate con la sua morte e resurrezione. «Bella e gioiosa in Cristo la liturgia pasquale: essa è preludio all’eterno trionfo delle anime con Gesù Cristo in Paradiso. E che il Signore ci voglia dare di esso un qualche angolo e la compagnia degli angeli e dei santi» (Beato G. Alberione, 1940, CI, m; cfr. CVV, 218).

Passaggio e passione

Pasqua del Signore significa insieme “passione” e “passaggio”. Passaggio, per le acque del Mar Rosso dalla schiavitù alla libertà, e per le acque del Battesimo dalla morte alla vita, ma anche salire dalla terra al Cielo… Passione indica il “patire”: è il contrario di insensibilità, vuol dire partecipazione sofferente, sentita… Significa scoprire che Dio partecipa con noi della nostra dura esistenza, che ben comprende il nostro patire (cfr. Eb 2,18). La Liturgia cristiana è sempre unione di Cielo e terra, lode degli angeli e dei santi e degli uomini sulla terra. Guai a noi se riteniamo la nostra preghiera e il nostro culto solo nella dimensione terrena del visibile, significherebbe che non abbiamo compreso nulla proprio della Resurrezione. A Pasqua il “velo del tempio si è squarciato” (cfr. Mt 27,51-53; Mc 14,38-39; Lc 23,44-46) ma anche lo stesso Cielo si è squarciato e lascia ormai intravvedere il Mistero divino.

Esultare di gioia

Se a Natale gli angeli cantano il Gloria, a Pasqua ci invitano a cantare nella gioia piena l’Alleluia! L’esultanza celeste degli angeli deve risuonare anche sulle nostre labbra e nei nostri cuori. C’è un bellissimo testo della Veglia pasquale che ci invita a cantare assieme agli angeli: l’Exultet (o Preconio Pasquale). Questo canto solenne inizia esclamando «Esulti il coro degli angeli». Vi scopriamo una ricchezza maggiore se partiamo dall’antico testo latino: «Exultet iam angelica turba caelorum!» che va tradotto: «Esulti ormai la angelica turba dei cieli». Ci sono due sfumature che in italiano si sono perse: “ormai” e “turba”. “Esulti ormai”: è finito il tempo di indugiare, anche per gli angeli ormai è tempo di gioire ed esultare, vien quasi da dire “è finita la tempesta e la vita primaverile è arrivata”, si tratta di una allusione al Cantico dei Cantici (cfr. Ct 2,10-14). Ma riflettiamo meglio: in Cielo ha senso dire “iam/ormai”? Nel cielo c’è sempre pace e serenità, loro vivono nell’eternità, come può esserci un invito a dire



“ormai”? Si coglie qui uno stupore, una meraviglia che si estende a tutte le creature, dalla terra al Cielo. Insieme con gli angeli ci stupiamo delle meraviglie che ha operato l’amore infinito di Dio. Ma ancora più forte è l’espressione “angelica turba” che nella traduzione “coro degli angeli” perde la sua forza espressiva. In latino “turba” non esprime mai qualcosa di compatto e ordinato ma piuttosto indica qualcosa di scomposto e disordinato: la folla è “turba”. Inoltre nei vangeli il termine “turba” è usato per la folla, mai per i discepoli. Una schiera, un coro non possono essere descritti come “turba”, anzi i Cieli sono “imperturbabili”. Dunque l’espressione “angelica turba” è quasi un ossimoro, qualcosa che ci dovrebbe inquietare – quasi si potesse perdere la pace in Paradiso – se il canto non affermasse che questo turbamento è già passato e gli angeli già si stanno riprendendo. L’esultare che viene solennemente proclamato nella Veglia pasquale ci lascia intravvedere ancora qualcosa del Venerdì Santo, cioè del mistero della morte in croce del Figlio di Dio. I cieli sono rimasti sconvolti dalla morte di Gesù. Ecco da dove viene il senso di questa “turba”. Anche gli angeli sono rimasti stupiti e “turbati” dalla morte di Gesù. Ma ora esultano di gioia per la vittoria di Cristo, mentre gli inferi sono sconvolti e diroccati: Gesù risorgendo ha strappato la preda agli inferi per portare le anime redente con il suo sangue con sé in Cielo.

Dalle tenebre alla luce, dal turbamento alla gioia

Esultino dunque gli angeli per il mistero della nuova luce, la luce del Risorto illumina anche i Cieli di una nuova luce, e ne sono stupiti anche gli angeli, che lodano con meraviglia i prodigi di Cristo. Ha vinto la morte e ha riaperto la via del Cielo, ha messo in comunione nuovamente gli angeli e gli uomini, così che possiamo tornare a cantare insieme con loro il “Gloria in excelsis” che per il tempo quaresimale è rimasto inespresso. Grande è il mistero di Pasqua, anche gli angeli ne sono rimasti turbati, ma ora riprendono una lode ancora più alta: esultano di gioia grande. Cristo ha vinto la morte, le porte degli inferi sono spezzate e gli uomini possono seguire il loro Redentore nella sua luminosa vittoria. Esultiamo dunque anche in terra per la gioia del Signore Risorto! «Gioisca la terra … Gioisca la madre Chiesa…» continua il canto dell’Exultet. Dallo stupore, dalla confusione sorge una gioia più grande e sopra le tenebre una luce splendida rifulge, che non solo rischiara questo mondo ma illumina di nuovo splendore anche i Cieli, per cui anche le schiere angeliche, nuovamente “in ordine” cantano un cantico nuovo (cfr. Ap 5). Allora anche noi dobbiamo passare dal turbamento e dal dolore ad una nuova gioia. Ma gli angeli possono già cantare in pienezza l’Alleluia, noi invece non siamo ancora del tutto “in ordine”, portiamo ancora i segni della passione e non ancora riusciamo a vedere interi i frutti della risurrezione. Dunque buona Pasqua del Signore! Crediamo e testimoniamo la gioia del Risorto anche se noi, rimaniamo indietro. Le pagine evangeliche del giorno di Pasqua sono tutto un correre ed un inseguire Gesù che è già “passato oltre” e ci aspetta incoraggiandoci a seguirlo. Buona e Santa Pasqua nel Signore Risorto, poiché il Cielo dopo la morte di Gesù è rimasto aperto… è la nostra patria!

Don Gino