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DAVIDE. FINALMENTE RE
DI TUTTO IL POPOLO
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La vittoria sul gigante Golia diventa l’inizio dell’ascesa al trono per il giovane Davide, che sarà segnata da successi e persecuzioni da parte di Saul. Gli eventi che riguardano questa storia sono narrati nel secondo libro di Samuele. La nostra riflessione vuole evidenziare quegli eventi che più facilmente ci introducono nella figura complessa di questo importante personaggio “re, credente, uomo” (cfr. D. Scaiola), ed insieme “santo e peccatore”. Dopo la vittoria sui Filistei «Saul lo prese con sé e non lo lasciò tornare a casa di suo padre» (cfr.1Sam 18,1). In quell’occasione Davide stringe anche una fraterna e solida amicizia con Gionata, figlio del re, che «lo amò come sé stesso » (1Sam 18,2), una figura di amico autentico, fedele e generoso, libero da invidia e odio (Aelredo di Rievaulx lo presenta come uno dei modelli dell’amicizia). Gionata diede a Davide «Il mantello che indossava e vi aggiunse i suoi abiti, la sua spada, il suo arco e la cintura” |
(cfr. 1Sam 18,1.3-4), e per ben due volte lo salverà dall’ira omicida del padre (1Sam 19,2; 20,1-42). La tensione con Saul L’avversione del re comincia a sorgere quando, al ritorno dalla guerra vittoriosa, le donne lo celebrano con danze e canti di lode. Il canto, in realtà, nomina anche Saul ma accentua che vi è uno migliore di lui (1Sam 18,7). Davide, agli occhi di Saul, incarna il rigetto di Dio nei suoi riguardi e, soggiogato da uno spirito cattivo, scaglia la sua lancia contro di lui mentre, come altre volte, suonava la cetra per calmare il suo animo. «Ma Davide gli sfuggì per due volte» (1Sam 28,11). Allora Saul, sapendo che il Signore si era ritirato da lui (1Sam 18,12), per provocarne la morte, lo costituisce comandante delle sue truppe e lo invia in battaglia (ovviamente sperando che perisca). Davide, però, riusciva in tutte le sue imprese, poiché il Signore era con lui (1Sam 18,8; cfr. Gen 39,2. 40). Vita da brigante Davide, nel frattempo, diventa capo di una banda di disperati, una “specie di brigante o bandito” e, con loro, combatte i filistei, diventando, in seguito, loro vassallo (cfr. 1Sam 27,1-3). Due episodi di queste narrazioni sono importanti: l’incontro di David e Saul nella caverna e il furto della brocca e della lancia (1Sam 24,1-20; 26,1-12). Essi mostrano il rispetto di David per Saul al quale risparmia la vita perché “consacrato dal Signore”. I due episodi fanno da cornice all’incontro di Davide con Abigail (la donna che lo salva dall’ira omicida che abbiamo già approfondito: cfr. 1Sam 25). Il testo biblico afferma che non bisogna uccidere nessuno né il consacrato per quanto violento né lo stolto Nabal. Saul dinanzi alla “misericordia” di Davide si placa: lo chiama “figlio mio” e si mostra pentito. Davide si comporta da figlio anche se in Saul non può riconoscere la figura del padre. I due si separano e percorrono cammini antitetici: Davide rifugiatosi presso i Filistei, viene cacciato; Saul presso la profetessa di Endor, consulta lo spirito di Samuele, che gli conferma la sua rovina (cfr. 1Sam 28). Davide vince la guerra contro gli Amaleciti, mentre Saul, sconfitto dai Filistei, muore ucciso da un soldato amalecita che, per aver ucciso il consacrato del Signore, verrà ucciso dalle guardie del corpo di Davide. Il racconto culmina con il lamento funebre che Davide intona per Saul e Gionata. Il canto esprime il contrasto fra ciò che prima era posto in alto e che ora è caduto in basso. Promessa di una discendenza eterna Davide diventa re dopo diverse battaglie. Le tre diverse consacrazioni lo evidenziano: diviene prima re di Giudea a sud (2Sam 2,1- 49); dopo re di Israele al nord (2Sam 5,1-3) e, infine, a Gerusalemme (2Sam 5,6-10) in un’alleanza tra nord e sud che conclude la guerra civile tra la casa di Saul e di Davide (2Sam 5,1-5). Viene data una particolare importanza alla conquista della cittadella controllata dai Gebusei: «Davide espugnò la rocca di Sion, cioè la Città di Davide» (2Sam 5,7) che si trova al centro della regione montuosa. A Gerusalemme Davide stabilisce la capitale del regno unito (2Sam 5,6-6,23), fa costruire il palazzo di cedro e la sua dimora (2Sam 5,9-16). Vi fa trasportare l’Arca che da Kiriat-Iearim raggiunge la casa di Obed- Edom, poi tre mesi dopo entra a Gerusalemme in una solenne processione guidata dallo stesso re Davide, che funge da cantore, danzatore e sacerdote (2Sam 6,1-23). Questo episodio suscita il dissenso di Mikal (cfr. 2Sam 6,5.20) ma Davide le risponde: «L’ho fatto dinanzi al Signore, che mi ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua casa per stabilirmi capo sul popolo del Signore, su Israele; ho danzato davanti al Signore. Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò vile ai tuoi occhi, ma presso quelle serve di cui tu parli, proprio presso di loro, io sarò onorato!» (2Sam 6,21-22). Casa solida e casato perenne La promessa, narrata nel capitolo 7, proviene da diversi stadi redazionali ed è costruita sull’equivoco. Lo stadio finale del testo, mostra Davide preoccupato di costruire una «casa/tempio» a Dio dove porvi l’Arca attorno alla quale unificare le dodici tribù ancora fragili e divise. Con questo intento confida a Nathan, il profeta di corte, il suo progetto: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Nathan acconsente: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te». Ma quella stessa notte il Signore li contraddice capovolgendo la loro decisione. Basandosi sul duplice significato del termine “bayt” che significa “casa/tempio” e “casato/ stirpe”, il Signore per bocca del profeta non solo rifiuta una “casa”, come per esserne protetto, ma afferma che sarà Egli stesso a costruire un «casato» a Davide, cioè, una discendenza perenne. Il discorso presenta questi aspetti: 1) non tu costruirai una casa, ma un altro; 2) non tu costruirai una casa, ma io; 3) tu non costruirai una casa, ma qualcos’altro. La frase “non tu farai a me una casa, ma io farò per te un casato” riguarda la promessa dinastica, approfondita dai salmi 89 e 132. PER LA RIFLESSIONE PERSONALE 1) «Dio era con lui»: era con Davide (1Sam 18,14; 2Sam 5,10); era con Giuseppe quando era schiavo in Egitto (cfr. At 7,9), per proteggerlo. Era con Gesù che passando faceva del bene (cfr. Atti 10,38). A noi membri della famiglia paolina ricorda con forza l’invito del Fondatore: «Non temete; io sono con voi». Che cosa suscita nel tuo cuore questa esperienza? 2) Leggi 1Sam 24,1-20; 26,1-12: chi e che cosa ti richiama la misericordia di Davide? 3) Leggi 2Sam 7,1-28 e domandati: qual è la sottile tentazione di Davide divenuto re? In che cosa consiste la correzione di Dio? Focalizzo i sentimenti che emergono dall’umiltà di Davide che si lascia correggere da Dio e ringrazio Dio per l’assistenza che mi ha dato in tutta la mia vita. Suor Filippa Castronovo, fsp
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