sentimenti, la volontà, la pietà, i rapporti umani, tutta la vita.È dalla mente che nasce il rinnovamento apostolico. Pertanto, se vogliamo una Congregazione dinamica e rinnovata apostolicamente, è necessario il rinnovamento della mente.
Il nostro apostolato, che lavora con le “edizioni” nell’ambito della comunicazione contemporanea, esige una mentalità sempre rinnovata e creativa riguardo ai contenuti, al metodo di lavoro, ai mezzi, all’organizzazione, ecc. Una mentalità “vecchia” è sempre un grande pericolo. La ruota del carro paolino dello “studio” (intesa come “studiosità”)98 ci orienta in questa direzione, ci porta, cioè, all’impegno e all’aggiornamento costanti, fattori che dipendono proprio dalla mente perché non invecchi.
È necessario però chiarire che una “mentalità vecchia” non sempre è necessariamente collegata all’età cronologica. L’età anziana è una grazia e un dono di Dio. Una “mentalità vecchia”, più che dall’età dipende da ogni persona in qualunque età essa sia. Infatti, possiamo trovare persone anziane con mentalità “giovane” e che ancora sognano, così come persone giovani con una mentalità vecchia, senza alcun progetto e senz’animo.
Allora ci vuole una mentalità sempre giovane! Come afferma Don Alberione: «Eppure si invecchia! È vero. Ma sia chiaro: sempre giovane, il clero: se si tiene aggiornato negli studi; se nella pietà vive il suo tempo; se nella sua attività pastorale è aderente ai bisogni del popolo; se sa conservare le sue energie fisiche, per quanto è possibile, con vita regolata; se in ogni tempo vive in Gesù Cristo sempre giovane; e nella Chiesa, che mai invecchia»99. Vivere in Gesù, sempre giovane, come ha fatto san Paolo! Ecco il segreto dell’eterna gioventù.
4. Protendendoci in avanti
Carissimi fratelli, certamente in questa Lettera si potrebbero aggiungere tanti altri argomenti riguardo al tema scelto. Questa è solo una proposta di riflessione con l’obiettivo di pensare la nostra missione in questo tempo travagliato che stiamo vivendo e trovare vie nuove per affrontarlo. Infatti, la situazione di disagio, che è globale, ci spinge a ripensare la nostra vita paolina in tutte le sue dimensioni. Allora, considerando che tutti siamo nella stessa barca e che in essa ognuno di noi è importante, non ci rimane altro che intraprendere il cammino in sinodalità100, che è soprattutto un cammino di ascolto, dove gli uni ascoltano gli altri e tutti cercano di ascoltare cosa dice lo Spirito.
Ribadiamo che tutto è connesso. La stessa pandemia ne è una prova. Anche noi, come tante altre persone sparse nel mondo, abbiamo sperimentato le quarantene e l’isolamento, lo spavento e le paure, il disorientamento e le incertezze. Anche la nostra quotidianità è cambiata e abbiamo dovuto rivedere i nostri programmi e progetti, ridimensionare le spese e gli investimenti, ripensare l’economia a causa delle perdite economiche.
Adesso è il momento di riprendere il cammino, non chiusi nella nostra autoreferenzialità ma guardando con obiettività alla situazione concreta del popolo che siamo chiamati a servire, che vive in un mondo globalizzato, e proprio per questo, anche in mezzo alle “situazioni critiche” che si dilatano: tra queste possiamo citare la fame (di Dio e di pane!), la disoccupazione, la miseria, le malattie, le incertezze riguardo al futuro, la paura e la solitudine, insieme a tante altre ferite e dolori.
Non possiamo essere complici della “globalizzazione dell’indifferenza”, ma dobbiamo sempre essere spinti a portare, con voce profetica, il Vangelo, per mezzo del nostro apostolato e, dove è necessario, non solo diffonderlo, ma anche “denunziare” le ingiustizie e le realtà che non corrispondono alla sua proposta.
In questo tempo abbiamo imparato più che mai come la relazione di cura si presenta come il paradigma fondamentale dell’umana convivenza. Abbiamo visto questo, e continuiamo a vederlo con chiarezza, ad esempio, nella dedizione degli operatori sanitari, che mettono generosamente in campo tutte le loro energie, talvolta anche a rischio della propria salute o addirittura della propria vita, per alleviare le sofferenze dei malati. Anche noi, per mezzo del nostro apostolato, siamo chiamati a dare la nostra parte, a prenderci cura, con “cuore pastorale”, del popolo a cui ci rivolgiamo!
Insistere sulla ripresa non significa, ovviamente, che in questo periodo di pandemia le nostre Circoscrizioni non abbiano fatto niente e siano rimaste inerti. Abbiamo visto l’impegno di portare avanti, anche con fatica, le pubblicazioni cartacee e pure varie iniziative nel campo digitale come ad esempio la trasmissione in streaming della Messa o del Rosario, interviste, lanci di libri, incontri, conferenze e seminari, produzioni di video su Youtube, ecc. Tutto è segno che le difficoltà ci hanno anche portato a cercare nuove opportunità e ci hanno spinto ad avanzare sempre di più nell’immenso territorio che è l’ambiente digitale. E dobbiamo continuare in questo cammino, ovviamente non come “singoli evangelizzatori”, ma insieme, in un progetto circoscrizionale che contempli le varie iniziative.
* * *
Ribadiamo, a mo’ di conclusione, che la connessione di cui abbiamo parlato ovviamente non si restringe ai mezzi di comunicazione o all’ambiente digitale. Siamo chiamati a situarla nell’ambito più ampio di una “ecologia integrale”101 che coinvolge tutte le dimensioni umane, sociali e ambientali.
Tutto è connesso e in questa connessione le persone hanno un ruolo imprescindibile! «Poiché tutte le creature sono connesse tra loro, di ognuna dev’essere riconosciuto il valore con affetto e ammirazione, e tutti noi esseri creati abbiamo bisogno gli uni degli altri»102. In questa prospettiva, siamo chiamati, come Editori Paolini, a sentire il bisogno gli uni degli altri a partire dalla realtà delle nostre comunità, sforzandoci di costruire relazioni fraterne – segnate dalla misericordia e dall’armonia tra le generazioni –, nella valorizzazione di ogni persona, anche dei nostri confratelli anziani e malati che ci arricchiscono con il loro apostolato della sofferenza e della preghiera.
Nel nostro proposito di fare tutto per il Vangelo nella cultura della comunicazione attuale, la Parola di Dio e l’Eucaristia, così come i momenti di preghiera personale e comunitaria, diventano nutrimenti imprescindibili per crescere nell’amore, nella comunione e nell’audacia in vista della nostra missione103. Sono questi i riferimenti privilegiati nei quali possiamo trovare la luce necessaria per il discernimento, in cerca delle risposte alle domande che questo tempo ci pone.
Considerando quello che abbiamo esposto, suggeriamo degli interrogativi che crediamo utili per approfondire alcuni punti che sono emersi per aiutare la nostra riflessione personale e comunitaria:
1) Riprendendo l’Identità dell’Editore Paolino
a) Quali sono gli aspetti “immutabili” della nostra identità di Editori Paolini che riteniamo necessario rafforzare nella nostra vita e nella nostra missione nella cultura della comunicazione?
b) Come stiamo portando avanti l’apostolato con la stampa e con i “mezzi tradizionali”? Quali sono le difficoltà che abbiamo incontrato a questo riguardo (e stiamo ancora incontrando), specialmente in questo tempo di pandemia, e quali le opportunità che abbiamo intravisto?
2) L’Editore Paolino in un mondo connesso
a) Che cosa stiamo facendo di concreto che attesta, non solo che stiamo integrando i mezzi tradizionali di comunicazione nell’ambiente digitale, ma che stiamo infatti passando da una visione lineare della comunicazione alla logica della comunicazione in rete, che privilegia le relazioni?
b) Quali sono le sfide per realizzare una vera “pastorale digitale”? A che punto siamo a questo riguardo?
c) Come stiamo vivendo la formazione integrale paolina, per affrontare le varie esigenze del nostro apostolato?
3) Artigiano di comunione generato dal Vangelo
a) Considerando la spiritualità paolina come uno “stile di vita”, che cosa insegnano Gesù e san Paolo – in particolare nella Lettera ai Romani –all’Editore Paolino riguardo al suo impegno di essere vero “artigiano di comunione” nell’attuale cultura della comunicazione?
b) Come viviamo la “comunicazione”, in riferimento alle relazioni (con Dio, con noi stessi e con i confratelli, con i nostri interlocutori, con la Famiglia Paolina, con la Chiesa locale, con le altre istituzioni)? Quale tipo di iniziative apostoliche ci portano a creare delle relazioni con le persone, sia nell’ambiente digitale che nel contato diretto presenziale?
c) Riusciamo a lavorare in “sinergia” con i nostri confratelli e con i nostri collaboratori laici, in un effettivo cammino sinodale, in vista della nostra missione? Quali difficoltà troviamo? Come superarle? Quale spazio occupano la Parola di Dio e l’Eucaristia, come nutrimento di questo cammino?
4) Protendendoci in avanti
a) Costatando le conseguenze negative della pandemia da Covid-19, quali ambiti della vita paolina abbiamo bisogno di “reinventarci” alla luce del Vangelo e del carisma istituzionale? Quali iniziative apostoliche nuove possiamo assumere, per rispondere alle necessità del popolo che siamo chiamati a servire? Qual è il modello di organizzazione apostolica più adeguato, oggi, per una Congregazione che ha per carisma la comunicazione?
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Guardiamo con speranza il futuro, cercando di rinnovare, ogni giorno, il “Patto” con Gesù Maestro, in cui riconosciamo le nostre incapacità e insufficienze, e affidiamo le nostre preoccupazioni e i nostri interrogativi a Lui, che è la Via, la Verità e la Vita, nella certezza che ci darà luce, “spirito buono, grazia, scienza, mezzi di bene” e tutto il necessario per proseguire nella gioia di evangelizzare.
Finiamo con una preghiera104 che può anche diventare un vero programma di vita per l’Editore Paolino nella sua sfida di essere uomo di comunicazione di Dio, di fare tutto per il Vangelo, in un mondo sempre più connesso.
Signore, fa’ di noi strumenti della tua pace. Facci riconoscere il male
che si insinua in una comunicazione
che non crea comunione.
Rendici capaci di togliere il veleno
dai nostri giudizi.
Aiutaci a parlare degli altri
come di fratelli e sorelle.
Tu sei fedele e degno di fiducia;
fa’ che le nostre parole
siano semi di bene per il mondo:
dove c’è rumore,
fa’ che pratichiamo l’ascolto;
dove c’è confusione,
fa’ che ispiriamo armonia;
dove c’è ambiguità,
fa’ che portiamo chiarezza;
dove c’è esclusione,
fa’ che portiamo condivisione;
dove c’è sensazionalismo,
fa’ che usiamo sobrietà;
dove c’è superficialità,
fa’ che poniamo interrogativi veri;
dove c’è pregiudizio,
fa’ che suscitiamo fiducia;
dove c’è aggressività,
fa’ che portiamo rispetto;
dove c’è falsità,
fa’ che portiamo verità.
Amen.
Fraternamente.
Roma, 30 giugno 2021
Solennità di San Paolo Apostolo
Don Valdir José De Castro, ssp
96 Giacomo Alberione, Esercizi e meditazioni del Primo Maestro, Figlie di San Paolo (1952), p. 75.
97 Giacomo Alberione, Alle Pie Discepole del Divin Maestro VIII (1963), p. 369.
98Cfr. Lettera annuale del Superiore generale della Società San Paolo, “Lo studio per la missione”, 2017.
99 Giacomo Alberione, Carissimi in San Paolo (1971), p. 275.
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