Nella meditazione che segue il beato Giacomo Alberione riflette sulla figura di san Giuseppe nella Scrittura e nella vita della Chiesa. Ci invita ad imitare il Protettore della Sacra Famiglia e Patrono della Chiesa Universale (Alle Pie Discepole 1968, pp. 336-340).
Lettura del santo Vangelo secondo Matteo. Maria, madre di Gesù, essendo promessa sposa di Giuseppe, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo prima di abitare assieme. Giuseppe, suo sposo, essendo giusto e non volendo esporla all’infamia, pensò di lasciarla segretamente. Mentre egli stava sopra pensiero per queste cose, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua consorte, perché ciò che è nato in lei viene dallo Spirito Santo. Partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù, poiché sarà lui che salverà il suo popolo dai peccati» (Mt 1,18-21). Questa è la prima manifestazione dell’angelo a Giuseppe, perché Giuseppe poteva e doveva unirsi a Maria. Prima manifestazione.
Seconda manifestazione, quando l’angelo si mostrò a Giuseppe: partire e andare in Egitto perché altrimenti... quello che cercava la morte del Bambino (cfr. Mt 2,13-14). E allora la manifestazione a Giuseppe, e col viaggio di otto giorni arrivare in Egitto, camminando. Poi la terza volta, quando Erode era morto, allora apparve l’angelo a Giuseppe, e cioè: Torna pure nella terra d’Israele perché non avrà (...). Allora Giuseppe, come Maria e il Bambino sono partiti e sono ritornati nella terra d’Israele. Viaggio lungo, come è andato, così del ritorno. E poi, temendo di abitare vicino a Gerusalemme che ci sarebbe qualche pericolo, allora Nazaret (cfr. Mt 2,19-23). Si sono allontanati da Gerusalemme, quindi a Nazaret.
La manifestazione, sì, la manifestazione della voce di Dio. Così il Bambino è cresciuto. E poi, quando il Bambino è diventato a 12 anni, anche lui con Maria e con Giuseppe andò al giorno, a 12 anni, e sono stati a Gerusalemme. E poi al ritorno, le donne erano da una parte, gli uomini dall’altra, e il Bambino, e il Fanciullo poteva stare dall’una e dall’altro, e allora, uno credeva che fosse dall’altra e viceversa; allora hanno conosciuto che non era con loro, né l’uno, né l’altra. Quindi per tre giorni sono ritornati a Gerusalemme e hanno incontrato il fanciullo Gesù, incontrato con i sacerdoti ebrei, e come avevano risposto, e ha dimostrato una grande scienza, sapienza. Allora l’incontro con Maria, Giuseppe e il Fanciullo. Allora partirono, tornarono a Nazaret (cfr. Lc 2,42-52). Questo è tutto quel che è detto di s. Giuseppe, quello che è la vita della Sacra Famiglia. Allora non si è più parlato di Giuseppe. Poi, Gesù, la sua predicazione, la morte sulla croce, e poi la risurrezione, sì. Dopo, la morte di Gesù Cristo e la risurrezione.
Per circa 14 secoli, circa, non si parlava di s. Giuseppe, non si parlava (...) 14 secoli. E allora, secondo il Papa di allora, allora ha voluto glorificare s. Giuseppe con la Messa nel 1476; 14 secoli, il Breviario e la Messa a s. Giuseppe (...). Allora adesso sono circa sei secoli con cui e in cui la divozione a s. Giuseppe si allarga sempre di più. E quello che è stato detto dal Sommo Pontefice: Giuseppe, protettore della Sacra Famiglia. E adesso: protettore di tutta la Chiesa. Questo specialmente da Leone XIII con otto documenti, sì, per onorare s. Giuseppe. E così anche poi i Pontefici hanno sentito e glorificato: s. Pio X, Pio XI, Pio XII e poi Giovanni XXIII e il Papa anche attuale [Per completare e approfondire la storia del culto a s. Giuseppe si può consultare Documenti Pontifici su S. Giuseppe, Treviso, Edizione Trevigiana, (1965) (N. 20 di Verba Vitae – Associazione Biblica Italiana – Da Sisto IV a Paolo VI)]. Bisogna che noi ricordiamo la glorificazione a s. Giuseppe. Come Giuseppe ha costituito la Famiglia Sacra, adesso la famiglia della Chiesa, e quindi è il protettore di tutta la Chiesa. S. Giuseppe, chiamato dal Vangelo: «uomo giusto»; sì, così è stato chiamato: «l’uomo giusto», che vuol dire... giusto è il santo. Fu prescelto dal Signore a compiere l’ufficio nobile e singolare di vero sposo di Maria Vergine, di padre putativo e di custode di Gesù Cristo, il capo della sacra Famiglia. Per questi motivi fu dichiarato: Patrono della Chiesa universale.
Prima, la Sacra Famiglia; ora la sacra Chiesa. E quindi il mese, marzo, di s. Giuseppe; e poi le due feste: oggi, e poi di nuovo la festa di Giuseppe il 1° giorno di maggio. La Chiesa riconosce l’alta dignità ed eccellenza di s. Giuseppe onorandolo con un culto particolare, detto di protodulia, come il primo fra i santi; può ottenere qualunque grazia. E cioè, dopo la persona più santa in paradiso, Maria, e subito dopo Maria, sopra tutti gli altri santi, in mezzo tra Maria e tutti i santi, sta in mezzo s. Giuseppe. E allora, ottenere qualunque grazia. E a un santo si può domandare una grazia che uno ha un certo bisogno, ma per tutte le grazie si può chiedere a s. Giuseppe, qualunque bisogno che ci sia. Allora, prima la Vergine SS. che (...) le grazie, che Maria qualunque grazia, e così anche di s. Giuseppe, sì, seguendo. Il capo dei santi, dopo la Vergine Maria. E adesso nella Chiesa, il culto a Maria, e subito vicino, cioè dopo, s. Giuseppe. E il papa Leone XIII, grandi documenti di gloria.
E poi s. Pio X ha stabilito le litanie di s. Giuseppe, come Leone XIII ha fatto la preghiera: «A te, beato Giuseppe, ecc.». Allora ricordiamo che noi, primo: lodarlo per quanto è stato egli glorificato, s. Giuseppe. Secondo, imitare s. Giuseppe, imitarlo nell’umiltà, sempre silenzioso, attivo, lavoratore e amante di Gesù fanciullo, giovane, che ha lavorato poi insieme a s. Giuseppe; e con Gesù lavorare, a piallare nella bottega dove si lavorava falegname. E così Gesù è stato falegname fino a 30 anni. Quando sia la data di morte non lo sappiamo; ma adesso, secondo gli insegnamenti, degli studi, si dice che s. Giuseppe sarebbe stato fino a Gesù sui 25 anni, verso i 30 anni; allora sarebbe passato all’eternità, s. Giuseppe. Quindi tre frutti: primo, lodare il Signore e glorificare Giuseppe; secondo, considerare gli esempi che ha lasciato a tutti, Giuseppe, specialmente l’umiltà e la preghiera. Gesù che Giuseppe prendeva fra le sue braccia, il Bambino Gesù, già quando l’ha portato in Egitto, di ritorno in casa. Quindi chiedere le grazie, e seguire gli esempi di s. Giuseppe.
E poi pensare che è il Patrono della Chiesa universale, sì. E il Concilio Vaticano II... è stato dichiarato dal papa Giovanni XXIII, protettore, nel Concilio che ci è stato. Bisogna portare un grande amore a s. Giuseppe. Oh, se vogliamo essere santi, seguire le condizioni di Giuseppe, sì; specialmente i religiosi che non predicano o che non scrivono; ma si segue quello che è l’esempio di Giuseppe, allora. La giornata, quindi, sia buona, e ciascheduno si chieda le grazie di cui ciascheduno ha bisogno. E poi, proposito: in che cosa io imito Gesù? Imito Giuseppe? Ecco, l’umiltà, la silenziosità, la silenziosità. Anche ieri sera ho fatto la meditazione ad Ariccia, ho insistito sopra la silenziosità. E allora, mentre che noi abbiamo la silenziosità, allora il Signore parla a noi. Quando chiacchieriamo noi di cose inutili allora, di cose inutili, che cosa bisogna dire? Quello che è inutile... Allora pensare al Signore nella silenziosità; e se si deve parlare, parlare di cose che sono utili, necessarie. Va bene. E poi, voi avete questo impegno nelle Costituzioni [cfr. Costituzioni delle PDDM 1960, articoli 214-216]. Sono, alle volte, sono un po’ curiose in quanto alle altre cose degli altri. Pensare a noi, a Dio, ai nostri impieghi, ai nostri doveri quotidiani. Sia lodato Gesù Cristo.
Beato Giacomo Alberione |