Fino al XIX secolo prevaleva l’idea che il libro avesse un unico autore: Isaia figlio di Amoz del sec. VIII a.C. (tesi sorretta da Siracide, cfr. 48,22-25). Alcuni riferimenti storici hanno messo in dubbio questa certezza. Ad esempio, le menzioni del re Ciro in 44,28 e 45,1, il quale apparve nella scena politica quando Isaia era già morto. Questo dato e altri hanno fatto concludere che i 66 capitoli che compongono il libro si riferiscono a tempi diversi e sono opera di autori differenti. Secondo questa ottica, il libro conterrebbe tre libri corrispondenti a tre epoche e a tre autori. Ecco lo schema:
1. Protoisaia (capp. 1-39) preesilico. Questa parte raccoglie gli oracoli più significativi del tempo del profeta Isaia (2,6-4,1; 5.1-14,27) e altri tramandati e commentati alla luce degli avvenimenti che accadevano.
Il contesto è la guerra siro-efraimita (6,1-8,18), che Resin re di Aram e Pekach, re d’Israele, volevano intraprendere contro l’Assiria, coinvolgendovi anche Acaz re di Giuda (Is 7,2).
Isaia esorta il re Acaz e poi Ezechia a non cercare la salvezza in rischiose operazioni militari e alleanze politiche, ma a porre la loro sicurezza solo nel Signore.
Radicato nella fede proclama: «Ma se non crederete, non resterete saldi» (Is 7,9b; cfr. Is 30, 1-33; 1,10-20).
2. Deuteroisaia (capp. 40-55) durante l’esilio. Il profeta, la cui identità non è chiara, è testimone della caduta di Babilonia e dell’avvento del re persiano Ciro che farà tornare gli esiliati nella loro terra. L’annuncio della liberazione dall’esilio sviluppa il tema del “nuovo esodo” che riattualizza quello passato e, nell’uscita da Babilonia, forgia un nuovo popolo di persone liberate dalla schiavitù del peccato, più profonda di quella sociale vissuta in Egitto. I capitoli 40-55 sono intrisi del messaggio di speranza. La parola di Dio porta salvezza e crea una nuova storia (cfr. 40,8- 55,8-11). Intorno ad essi si è sviluppata la figura del Servo sofferente che il Nuovo Testamento interpreta come figura di Gesù. Questi oracoli alla comunità esiliata infondono speranza, coraggio e forza.
3. Tritoisaia (capp. 55-66) postesilio. Questi capitoli sono attribuiti al profeta che in 61,1-3 narra la propria missione di inviato dallo Spirito a portare il lieto annuncio ai poveri. Gli esegeti suppongono che operi al tempo di Neemia. Questo profeta riprende l’annuncio di consolazione del Deuteroisaia e vi collega gli appelli alla conversione.
B) Da tre autori e tre libri a un unico libro profetico
La ricerca attuale, basandosi sui termini che percorrono i 66 capitoli, intravvede l’opera di un teologo attento che raccoglie in modo ordinato e teologicamente significativo le parole del profeta Isaia storico e dei suoi discepoli (M. Priotto). Più che tre autori o tre libri, questi studi considerano il libro di Isaia un unico libro con una specifica teologia! Di fatto, i contenuti presenti nelle tre parti si richiamano e completano, testimoniando una coerenza teologica che svela lo scopo e il messaggio del libro nel suo insieme.
Richiami significativi che provano questa tesi sono, ad esempio, la posizione di Israele davanti a Dio presente all’inizio (1,12) e ripresa alla fine (66,22-23); l’affermazione che la fine di coloro che peccano contro Dio è la stessa (1,2.28 // 66,24); il vero culto alla luna nuova e al sabato (66,23) sarà diverso da quello che Dio non gradiva nei tempi passati (1,13), infine il richiamo ad ascoltare la Parola che apre e chiude il libro (1,10 // 66,5).
L’esegeta Alberto Mello, che rintraccia 47 termini uguali dall’inizio alla fine del libro, ritiene che il libro si componga di due sezioni o libri. Il primo (1–39) parla essenzialmente di castigo e il secondo di consolazione (capp. 40–66). Castigo e consolazione camminano insieme perché la consolazione suppone il castigo e nel castigo c’è già la consolazione.
Vi è anche la proposta di considerare il libro di Isaia “un unico libro con due parti”: i capitoli 1-33 riguardano le cose antiche o il passato mentre i capitoli 34-66 annunciano le cose nuove o il futuro. In questa proposta il capitolo 33 si presenta come conclusione della prima parte del libro. Riprende, infatti, il messaggio del profeta: Sì, JHWH è nostro giudice, JHWH è nostro legislatore, JHWH è nostro re: è Lui che ci salverà (Is 33,22) e il capitolo 34 segnerebbe un nuovo inizio (cfr. G. Benzi).
L’unità teologica del libro è evidente inoltre da diversi temi che percorrono il libro: Salvezza – Resto – Santità – Messia – Sion/Gerusalemme. Tutti questi temi confluiscono nella immagine della “nuova Gerusalemme/Sion” che Dio, con il suo intervento liberatore, salva.
Il tema della “nuova Sion” inquadra i 66 capitoli (1,21-28; 65,17-19; 66,5-13) ed è intrecciato con il tema della fede, della pace, della liberazione, della giustizia, della vittoria di Dio sui nemici e del pellegrinaggio dei popoli.
Anche il tema del Messia alla luce della nuova Sion acquista una prospettiva escatologica. La città, “Nuova Sion”, è definita: “città della giustizia” e “paese fedele” (1,26); “città della torah” (2,3); “città della fede” (28,16); “città della pace” (32,18); “città delle nostre feste” (33,20).
È difficile precisare quando la fusione di tutto questo ricco materiale è avvenuta. Il titolo: «Visione di Isaia riguardante Giuda e Gerusalemme» permette di concludere che l’autore sacro, alla base della compilazione finale del libro, illustri il cammino che dal castigo porta alla salvezza – come significa il nome Isaia – del profeta, cioè, che sta alla base del libro.
Anche il significato simbolico del nome dei suoi figli contiene la promessa della salvezza e indirizza verso questo tema. Il primo figlio di Isaia, Seariasùb significa un “resto tornerà” (Is 7,3); segue Emmanuele, “Dio con noi” (7,14); e Maher-salal-cas-baz, “saccheggio pronto” (8,1). Il significato del nome Isaia: “Dio salva” nella storia della salvezza si fa sempre più chiaro fino a comprendere che il profeta annuncia il Messia per eccellenza, Gesù di Nazareth il cui nome è “Dio salva”: «Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21).
C) Una interessante e attuale prospettiva
«Rinchiudi questa testimonianza e sigilla questo insegnamento nel cuore dei miei discepoli» (Is 8,16). Questo invito evidenzia il forte legame tra Isaia e i discepoli che hanno contribuito alla redazione di questo ampio libro.
L’esegeta Giuseppe De Carlo ritiene che la sua unità teologica testimonia la fedeltà vitale e creativa dei discepoli nei confronti del loro maestro: «Isaia ebbe lungo i secoli tanti discepoli che furono suoi continuatori, raccoglitori e tradenti: il principale è quello che viene chiamato Deuteroisaia, mentre più di uno, per l’esilio e anche per il post-esilio, sono compresi nella definizione di “Tritoisaia”».
E prosegue affermando che il miglior discepolo dei profeti non è colui che sta alle calcagna del suo maestro e neanche chi con lui collabora o a lui serve come fedele segretario e scriba, bensì colui che, anche a distanza di decenni e di secoli, sa cogliere la sostanza del suo messaggio e sa indicarne le vie di attualizzazione in tempi diversi e di fronte a nuovi problemi.
Il libro di Isaia, che abbraccia tempi e situazioni diverse, in una coerente lettura teologica, ci offre un esempio luminoso di come la fedele relazione maestro/discepolo oltrepassi la contemporaneità storica. Discepolo fedele è chi anche a distanza di decenni e di secoli, sa cogliere la sostanza del messaggio del maestro, indicandone le vie di attualizzazione di fronte ai nuovi problemi che la storia produce.
PER LA RIFLESSIONE PERSONALE
1)Che cosa ti colpisce di questa presentazione del libro di Isaia? Trovi qualcosa di nuovo rispetto a quello che già conoscevi?
2) Che cosa ti suggerisce la scoperta che il libro di Isaia è un unico libro formatosi in tempi e storia diversi, redatto da “mani diverse” che attualizzano fedelmente il messaggio del “maestro”?
3) Quale relazione di “discepolato fedele” verso il nostro padre Alberione siamo chiamati a vivere oggi, per mostrare l’attualità e la freschezza del Carisma Paolino alle persone del nostro tempo, sempre più connessi ma anche sempre più isolati?
Suor Filippa Castronovo, fsp |