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SAN GIUSEPPE
LO SPOSO DI MARIA
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In questo tempo di secolarizzazione, dominato da ideologie e mode che hanno svilito la figura paterna e il matrimonio, san Giuseppe, a cui Dio «affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi e più grandi» (Pio IX), Maria e Gesù, sembra messo da parte.
È una figura poco interessante per i nostri giorni – lui definito l’uomo “giusto”, il “casto”, padre e sposo perfetto – per cui la devozione a questo grande santo sembra oggi trascurata e marginale.
Non è così presso i santi e i dottori della Chiesa, che sottolineano ed esaltano la sua grandezza, la sua dignità incomparabile e il suo ruolo essenziale nel mistero dell’Incarnazione. Papa Francesco, sulla scia del magistero degli ultimi pontefici tutti particolarmente devoti a san Giuseppe, pone la Chiesa, la famiglia di Dio, e ogni famiglia umana sotto la sua protezione e indice l’Anno di San Giuseppe dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021. Lo propone nella lettera apostolica Patris Corde (Col cuore di padre) nel 150° anniversario della proclamazione di san Giuseppe quale patrono della Chiesa universale da parte di Pio IX l’8 dicembre 1870. Quale immagine abbiamo noi dello sposo di Maria? Come lo hanno dipinto alcuni artisti? Una certa tradizione, sotto l’influenza dei vangeli apocrifi, ce lo presenta anziano, persino vedovo e con figli, la persona giusta quindi per custodire l’onore di Maria. San Girolamo († 420) definisce queste fantasie “deliramenta”, cioè affermazioni insensate. Egli, come il suo contemporaneo sant’Agostino, sostiene la verginità di Giuseppe scrivendo che «rimase vergine colui che meritò di essere chiamato il padre del Signore». Otto secoli dopo, san Tommaso d’Aquino († 1274) pone i principi fondamentali della teologia di

san Giuseppe con queste tre affermazioni: 1) il matrimonio tra Giuseppe e Maria è vero e perfetto; 2) la verginità di Giuseppe per tutta la vita; 3) il voto di verginità sia da parte di Maria che di Giuseppe. Al momento del matrimonio i due sposi sono entrambi giovani. Secondo l’usanza del tempo la Vergine ha circa 14/16 anni e Giuseppe 18/20 anni, forse trenta come affermano alcuni mistici. Dopo gli avvenimenti legati alla nascita di Gesù, la Santa Famiglia ritorna a Nazareth e Giuseppe vive nel nascondimento e nel silenzio fino alla sua morte avvenuta poco prima dell’inizio della vita pubblica di Gesù.

Lo sposo di Maria

Come all’inizio dell’Antico Testamento c’è una coppia, quella di Adamo ed Eva, così al principio del Nuovo c’è un’altra coppia, quella di Giuseppe e Maria. La prima è stata «sorgente del male che ha inondato il mondo », mentre la seconda, quella dei due santi sposi, «costituisce il vertice dal quale la santità si espande su tutta la terra» (Paolo VI, Allocuzione, 4 maggio 1970). Ogni volta che Giuseppe è presente nel Vangelo è nominato come lo sposo di Maria. Questo è il titolo e il ruolo che Dio gli affida, dal quale deriva la sua grandezza e la paternità nei confronti di Gesù. Mistici e santi sostengono che entrambi i giovani avevano fatto voto di verginità. Come ciò si concilia con il matrimonio?
Nell’ Esortazione apostolica Redemptoris Custos, Giovanni Paolo II afferma che «la risposta viene soltanto dallo svolgimento degli eventi salvifici, cioè dalla speciale azione di Dio stesso. Fin dal momento dell’annunciazione Maria sa che deve realizzare il suo desiderio verginale di donarsi a Dio in modo esclusivo e totale proprio divenendo madre del Figlio di Dio. La maternità per opera dello Spirito Santo è la forma di donazione, che Dio stesso si attende dalla Vergine, «promessa sposa» di Giuseppe. Maria pronuncia il suo fiat» (RC 18). Lo stesso vale per Giuseppe che realizza il dono di sé nel matrimonio e proprio la verginità garantisce la totale gratuità del dono.

Il dramma di Giuseppe

La prova più difficile e più delicata che san Giuseppe deve affrontare è quando si accorge della gravidanza di Maria sua sposa. L’evangelista Matteo descrive il suo travaglio interiore in modo sintetico (cfr. Mt 1, 18-25) nel racconto di come «fu generato Gesù». Giuseppe, l’«uomo giusto», cioè pieno di bontà, di saggezza e di virtù straordinarie, non vuole disonorare Maria ed esporla alla morte con un’accusa pubblica. L’amore e la stima per Lei sono così profondi che sospende il giudizio e decide di agire in segreto conservando il silenzio. Prega Dio che lo illumini ed ecco la risposta: «Gli apparve in sogno un angelo del Signore». Questa è l’interpretazione più antica e più diffusa ma c’è un’altra chiave di lettura chiamata la tesi del “rispetto”. Secondo questa tesi, Maria informa subito Giuseppe della sua “mirabile” maternità ed egli pensa di licenziarla in segreto per rispettare il piano e i diritti di Dio. Di questa opinione è Giovanni Paolo II che afferma: «Di questo mistero divino Giuseppe è insieme con Maria il primo depositario. Insieme con Maria – e anche in relazione a Maria – egli partecipa a questa fase culminante dell’autorivelazione di Dio in Cristo, e vi partecipa fin dal primo inizio» (RC 5).
Come ritiene il massimo studioso di san Giuseppe, padre Stramare (1928-2020), egli comprende, come Mosè, di trovarsi di fronte al “roveto ardente” a cui non può avvicinarsi. «Mentre stava considerando queste cose » riceve l’annuncio celeste che gli rivela la divina maternità per opera dello Spirito Santo, lo conferma nella sua vocazione di sposo di Maria e gli assegna il ruolo di padre del Figlio di Dio che lui, Giuseppe, chiamerà Gesù.
Nell’Annunciazione la Vergine pronuncia il suo sì, mentre Giuseppe nella “sua annunciazione” non proferisce parola ma agisce e fa come gli aveva ordinato l’angelo. «Con l’obbedienza egli superò il suo dramma e salvò Maria» (Papa Francesco, Patris Corde 3). I due santi sposi sono uniti nella fede e nell’obbedienza al piano di Dio. Scrive san Giovanni Paolo II: «Tenendo sotto gli occhi il testo di entrambi gli evangelisti Matteo e Luca, si può anche dire che Giuseppe è il primo a partecipare alla fede della Madre di Dio, e che, così facendo, sostiene la sua sposa nella fede della divina annunciazione. Egli è anche colui che è posto per primo da Dio sulla via della «peregrinazione della fede» sulla quale Maria – soprattutto dal tempo del Calvario e della Pentecoste – andrà innanzi in modo perfetto» (RC 5).


Il padre di Gesù

San Giuseppe riceve la paternità legale nei riguardi di Gesù dal suo matrimonio con Maria. «A motivo di quel matrimonio fedele meritano entrambi di essere chiamati genitori di Cristo, [...] entrambi per mezzo della mente, non della carne», afferma sant’Agostino. Il primo atto che Giuseppe compie nei confronti del figlio è quello di inserire il suo nome nell’anagrafe dell’Impero romano quando si reca a Betlemme per il censimento con la sua sposa incinta. Il Figlio di Dio diventa così figlio dell’uomo, ufficialmente è «Gesù, figlio di Giuseppe, di Nazareth» come testimonia Filippo, uno dei primi apostoli (Gv 1, 45). Significativo è il commento teologico di Origene, ripreso da Giovanni Paolo II: «Con tutti registrato, tutti egli poteva santificare, con tutta la terra inscritto nel censimento, alla terra offriva la comunione con sé [...] onde quanti avessero creduto in lui, fossero poi inscritti nel cielo con i Santi di colui a cui è la gloria e l’impero nei secoli dei secoli. Amen» (RC 9).
Otto giorni dopo la nascita, Giuseppe fa circoncidere il neonato e gli impone il nome che gli aveva comunicato l’angelo con la rivelazione del significato del nome Gesù e quindi della sua missione: «egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1, 21). Quaranta giorni dopo, come prescrive la legge (cfr. Lc 2,22-24), Giuseppe compie un altro dovere del padre con la presentazione del bambino al tempio e il riscatto del figlio primogenito. In memoria della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, ogni primo maschio ebreo è consacrato al Signore, gli appartiene, e la famiglia lo riacquista con un’offerta sacrificale. Gesù accetta e si sottopone ai riti dell’Antico Testamento in quanto questi sono «un’ombra dei beni futuri», come afferma la Lettera agli Ebrei (10, 1). Sono segni delle realtà che avranno il pieno compimento e la perfetta realizzazione proprio in Lui, in Gesù Cristo.

Maria Angela S.
(Continua)