Santi), e ci ricorda il purgatorio (e stiamo celebrando il mese dedicato ai defunti). E ci fa riflettere di più sopra di noi. La Chiesa trionfante, la Chiesa purgante, la Chiesa militante formano l’unica Chiesa di Gesù Cristo. Gesù Cristo è il Capo del corpo mistico e lo Spirito Santo ne è l’anima. E tutti i giusti: o santi in cielo o anime del purgatorio o coloro che vivono bene, vivono in grazia sulla terra, formanocome un corpo solo: il Corpo mistico di Gesù Cristo. E allora noi abbiamo da allietarci con i fratelli, con le sorelle e con tutti i beati del cielo perché già sono alla gloria, contemplano Dio. E, da allietarci, da una parte, e anche da condolerci con le anime che si trovano in purgatorio a compiere l’ultima preparazione per il cielo e, nello stesso tempo, da aiutare con le preghiere tutti quelli che sono ancora nella Chiesa militante, noi: perché tutti entrino nell’ovile di Gesù Cristo; perché tutti i cristiani vivano in grazia; perché tutti arrivino a quel grado di santità a cui erano destinati dal Signore. Sì, le nostre preghiere. Tenerci sempre uniticon la Chiesa intiera di cui siamo membra. E non dobbiam mica dimenticare che formiamo un Corpo.
E noi siamo una parte, una piccola parte, ma una parte di questo Corpo mistico di Gesù Cristo. E allora, considerandoci come membra di questo Corpo mistico di Gesù Cristo, pensiamo a vivere santamente per essere membra sane, membra vive, non morte, e membra operanti. Membra operanti, cioè, l’apostolato. Membra che lavorano per la propria santificazione e membra che lavorano per santificare anche le altre membra del Corpo mistico di Gesù Cristo, e cioè di quelli che sono ancora sulla terra. In purgatorio si va per vari motivi. Il purgatorio, in generale, è stabilito dalla misericordia di Dio, nella sua bontà. Perché passano all’eternità tante persone le quali non erano proprio cattive, non meritavano propriamente l’inferno, ma non eran tanto buone da meritar di entrare subito in paradiso, là dove tutto è bello e splendido. Niente di macchiato, è certo, niente di macchiato può entrare in paradiso(cfr. Ap 21,27). E allora, queste anime? Queste anime, per la misericordia di Dio, ricevono ancora un tempo che viene assegnato a loro per purgarsi dal male che portano ancora con sé e per abbigliarsi per l’incontro con lo Sposo divino in paradiso. Purgarsi dal male. Si passa alle porte dell’eternità perdonati, sì, dai peccati, ma tante volte non è ancora fatta la penitenza totale; un poco sì, è la penitenza che dà il confessore; non è totale, alle volte, e che si deve compiere sulla terra o al di là.
Noi siamo più facili a peccare che a far penitenza. Oh, e allora, dovranno compiere quella penitenza al di là. Poi vi sono tante persone che continuano nelle loro venialità, venialità di pensieri: contro la carità, ad esempio, contro la pietà, contro l’obbedienza. Vi sono pensieri che offendono anche la virtù della fede, della speranza, della carità verso Dio; vi sono venialità che si commettono col cuore: rancori, invidie, ecc.; venialità che si commettono con la bocca: con le critiche, con le bugie ed altre cose; venialità che si commettono nelle azioni: piccole disobbedienze, negligenze nella povertà oppure nella vita comune. E allora queste venialità che si portano anche in morte, non si detestano mai, dovranno essere scancellate come peccati al di là, e di là si dovrà pur fare la penitenza. Scancellate, sì. E questo avviene perché quando l’anima è uscita dal corpo, se è in grazia di Dio, ancorché abbia delle imperfezioni, delle venialità, se è in grazia di Dio, concepisce tutti atti di amore perfetto verso Dio e l’amore perfetto verso Dio cancella la venialità.
Ma la pena? Eh, questa si deve pur subire. Così vi sono persone che conducono vita tiepida, rilassata. Per loro è pesante la preghiera, per loro nella preghiera ci sono tante distrazioni volontarie, comunioni fredde, confessioni senza frutto, pochi pensieri di Dio nella giornata. E allora? si dovrà subito entrare in paradiso? Dovranno andarsi a infiammare d’amore di Dio prima nel purgatorio. Così, persone che hanno degli attaccamenti, hanno le loro idee fisse, hanno la loro volontà che nessun la smuove, i loro piccoli capricci. Si può, con queste, entrare subito là con gli angioli e i santi? No, niente di macchiato. «Beati i mondi di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Ma certe persone non sono del tutto monde, monde saranno, forse, anche riguardo la castità, ma la castità è “una” virtù, ma vi sono le tre virtù teologali, ci son le quattro virtù cardinali, ci sono le molte virtù morali e ci sono i santi voti e c’è specialmente la vita comune per chi è nella vita religiosa comune. E allora? Allora bisogna dire che si deve prima, da una parte, pagare i debiti e, dall’altra, acquistare quel che non si è acquistato in vita. Purgatorio, quindi.
Oh, questo serve:
1. Perché noi evitiamo il purgatorio, questo che abbiamo adesso considerato. Evitarlo il purgatorio, supplicare la misericordia di Dio che ci dia la grazia di fare qua la penitenza e di prepararci qui al cielo. Certo, l’anima pura, come era l’anima di s. Luigi, è un’anima eccezionale; e qualche lieve mancanza, leggerissima, si può dire, e pure così detestata che egli svenne quando si trattava di confessarla. Quante anime sono così delicate? Oh, neppure si tramandi la cosa in punto di morte, perché non sappiamo se ci sarà il tempo e se avremo, allora, piena cognizione. E, d’altra parte, vi sarà, forse, molto da pregare per avere la pazienza a sopportare il male e per accettare con rassegnazione la morte. Ecco, evitare il purgatorio.
2. Aver compassione di quelle anime. Sì, le pene che soffrono là, noi non le sappiamo del tutto immaginare. Quel che è al di là, non sappiamo del tutto comprenderlo, è molto oscuro per noi. Sappiamo che nell’inferno si soffrono dolori atroci; che nel purgatorio si soffrono pene molto dolorose; che in paradiso si hanno dei gaudi che noi neppure possiamo supporre, tanto meno comprendere. Ma in particolare non sappiamo. Voglio ricordare soltanto due cose qui, due pene.
La prima, questa: la privazione della vista di Dio, sì.
Quando l’anima esce dal corpo e contempla, per la prima volta, il volto del Maestro Divino, ecco, si innamora e si sente spinta verso il Signore e vorrebbe subito, secondo tutte le sue forze, inabissarsi nella visione di Dio, nel gaudio di Dio nella contemplazione, nell’amore al Signore, ma è respinta, non è preparata. Forse c’è stata poca fede; forse la speranza non era come si deve vivere la speranza; e forse c’è stata tiepidezza, ecco. Lontani da Dio, dal Padre celeste, che pena! Perché dopo morte il desiderio è unico: quello. Come si esprime santa Caterina da Genova: Se vi fosse sulla terra un solo pane e tutti fossero, gli uomini, tutti affamati, sarebbero tutti tesi verso quel pane. E dopo la morte, quello che contenta è solo Dio e tutte le anime sono teseverso Dio, Sommo Bene, eterna felicità. Ma non è venuto ancora il tempo di sfamarsi, devono prima ancora sentir la fame e la sete di Dio.
E beati quelli che han fame e sete di Dio, sete di santità, sulla terra, perché saranno saziati (Mt 5,6). Ma quelli che han poca sete di Dio, quelli che pensano e desiderano poco il paradiso, non hanno questa fame e questa sete. Allora dovranno prepararla e subire questa sete e questa fame in modo corrispondente alla loro tiepidezza, a quello che sono state le mancanze, le insufficienze, sì. Oh, un’altra... difatti vi sono anime che amano così Gesù che, quando al mattino non han fatto la comunione, sentono gran pena e tutta la giornata le accompagna questa pena, sembra che sia una giornata vuota, che manchino di cosa che per loro è del tutto necessaria: non han fatto la comunione. E sì che potevano fare la comunione spirituale. Ma non han fatto la comunione sacramentale. Ora, questa pena che sentono queste anime assetate di Dio, che han fame di Dio, in purgatorio è immensamente più grande.
Seconda pena che voglio ricordare è il rimorso.
Allora si capirà cos’era il peccato, anche il peccato piccolo, la venialità, la trascuranza, la freddezza, la negligenza nelle cose di ufficio, nei doveri quotidiani. E quale pena sarà per quelle anime pensare che hanno disgustato il loro Padre celeste, il loro Sposo divino, se si tratta di anime consacrate; quale pena nel pensare che son state disobbedienti a Dio creatore, che hanno dimenticato, certe volte, che l’unico fine e l’unica cosa che dobbiamo tener presente è il paradiso, il nostro fine. Rimorso. Potevano farsi tanto più bene e sentiran la pena di avere trascurato le occasioni; potevano, in vita, dare più buon esempio, essere più puntuali, fare le cose meglio e privarsi di certe soddisfazioni o di lingua o di occhi o di sentimento o di udito e capiranno il bene che non hanno fatto. E qui si va avanti, magari qualche volta si arriva alla sera, neppure si bada tanto, nell’esame di coscienza, a riflettere che si son lasciate sfuggire occasioni nell’obbedire, nel praticar la povertà, nella delicatezza, nell’apostolato, nella vita comune. Allora non sarà più così. La pena di aver disgustato Dio e la pena di aver perso dei meriti e tante occasioni di bene.
Allora, questo serve per noi di ammaestramento, adesso; ma ci serve anche per muoverci a misericordia per quelle anime che soffrono: «Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). Misericordiosi verso le anime del purgatorio per trovare anche noi misericordia presso Dio, sia per evitare il purgatorio. Far qui la penitenza che è una grande misericordia quando il Signore ci dà la luce, ci fa capire il valore della mortificazione, della penitenza; quando il Signore ci fa capire che bisogna metter tutta la nostra forza, tutto il nostro essere bene a servizio di Dio e in fervore, sì. Ma ci userà anche più misericordia dopo che sarem passati all’eternità; ci applicherà i suffragi che verranno fatti per noi e, anche se non ci venissero fatti dei suffragi dai vivi, il Signore ci applicherebbe in altro modo la sua misericordia per abbreviarci il purgatorio. Meglio se avremo questa misericordia di evitarlo. Dunque: suffragare tutti quelli che sono in purgatorio per occasione della stampa o del cinema o della radio o della televisione; suffragare tutte le anime che hanno avuto poca cura della liturgia; quelle anime che non hanno capito che cosa sia il servizio sacerdotale e non l’han fatto con fervore, con diligenza e nello spirito di Maria; suffragare i benefattori, le persone congiunte con noi dal vincolo del sangue e dal vincolo di religione. Suffragare, poi, confessori, predicatori, maestri, maestre, tutti coloro che han contribuito alla nostra formazione in vita e che ci han portato a questa condizione di vita, fortunata condizione di vita, condizione di vita di perfezionamento. Ah, questo lavoro di perfezionamento che si trascura, tante volte, si conduce avanti così con, non con leggerezza, ma quasi un po’ con dimenticanza. Eppure è il dovere grosso della vita religiosa, il dovere principale. Allora suffragare tutti coloro che attendono da noi preghiere e suffragi. I suffragi sono tanti. Ci son le indulgenze e soprattutto c’è la santa Messa, principale suffragio. E in questo mese, recitate di più la coroncina per le anime del purgatorio [...].
Beato Giacomo Alberione |