L’amore per la Santa Vergine, trasmessogli dalla madre, continua a crescere nella vita di Francesco anche negli anni giovanili, spesso burrascosi, fino a diventare un amore sconfinato. Quando studiava a Parigi nel collegio dei Gesuiti egli usava visitare ogni giorno un luogo, anche solo un altare, dedicato alla Vergine e diceva: «Ogni volta sento che il mio cuore esulta e da ciò intendo che mi trovo in casa di mia madre». Alla Madre celeste rinnovava spesso l’offerta del suo cuore e del suo corpo e si consacrava a Gesù con questa preghiera: «Dio del mio cuore, voglio amarvi con questo cuore che è vostro, con tutto il mio amore che vi offro per le mani della vostra tenera Madre; ricevete, o Vergine Santa, quest’offerta, conservate questo dono, e fate che il mio cuore non abbia altro amore che per il vostro Figlio e per Voi». Verso i 19-20 anni vive una profonda crisi intellettuale e spirituale sulla tematica della predestinazione – argomento molto acceso e conflittuale in quegli anni – arrivando alla convinzione di essere predestinato alla dannazione. Moltiplica allora le preghiere e le penitenze per ritrovare quell’amore di Dio che credeva perduto, ma invano, e si ammala.
Al culmine della prova entra nella chiesa dei Domenicani a Parigi e si prostra, disperato, dinanzi alla statua della Vergine Nera del Buon Soccorso. Depone la sua vita ai piedi della Vergine e le affida ciò che solo conta per lui: il suo amore per Dio. Prega pronunciando un atto di abbandono sovrumano: «Qualsiasi cosa accada, Signore, tu che tieni tutto nella tua mano e le cui vie sono tutte giustizia e verità; qualunque cosa tu abbia stabilito a mio riguardo [...] io ti amerò, Signore, almeno in questa vita, ti amerò qui, o mio Dio, e spererò sempre nella tua misericordia, e sempre ripeterò la tua lode... O Signore Gesù, tu sarai sempre la mia speranza e la mia salvezza nella terra dei viventi». Francesco trova la luce e la pace e si abbandona alla volontà di Dio.
La prova superata gli fa capire che non sono le opere che procurano la salvezza, ma che esse sono un segno di gratitudine e di lode per il dono dell’amore di Dio che solo redime. Ricordando la liberazione ricevuta per mezzo di Maria dirà: «Faccio il mio servizio di ringraziamento, nella corte della mia Regina ». Completati gli studi con il conseguimento della laurea in giurisprudenza a Padova, nel 1593 è consacrato sacerdote, nonostante le aspettative del padre fossero ben altre. Il suo zelo apostolico lo porta, su mandato del vescovo, a farsi missionario presso i cattolici convertiti al protestantesimo e pone il suo operato sotto la protezione di Maria dicendo: «Tu sola, o Immacolata, hai distrutto le eresie di tutto il mondo». Il giorno della festa dell’Immacolata è infatti il giorno più caro della sua devozione mariana e da vescovo la rende festa di precetto per tutta la sua diocesi (la festa liturgica della Concezione era stata introdotta da papa Sisto IV nel 1484 per la sola Roma, mentre sarà estesa alla Chiesa universale nel 1661).
Dopo la consacrazione episcopale, l’8 dicembre 1601, la devozione mariana di Francesco cresce ancora, l’unione con la Santa Vergine è costante in lui tanto che coglie ogni occasione per parlarne ripetendo spesso ai suoi ascoltatori: «Intraprendiamo cose grandi sotto la protezione di Maria poiché se l’ameremo teneramente, essa ci otterrà tutto ciò che possiamo desiderare». E alle suore dell’ordine della Visitazione da lui fondato con santa Giovanna di Chantal diceva: «Poiché avete questa sovrana Vergine per madre, dovete fare grande attenzione ad imitarla». La vera devozione mariana, ci dice san Francesco di Sales, consiste nell’avere un tenero amore filiale per la Madonna cercando di imitarne le virtù. Concludiamo con una preghiera in cui il teologo e l’uomo di grande cultura si rivolge alla Vergine come un bambino che si affida alla mamma, sicuro che lei ha il potere di esaudirlo in tutto.
Ricordati e rammentati,
o dolcissima Vergine,
che Tu sei mia Madre
e che io sono tuo figlio,
che Tu sei potente
e che io sono poverissimo, timido e debole.
Io Ti supplico, dolcissima Madre,
di guidarmi in tutte le mie vie,
in tutte le mie azioni.
Non dirmi, Madre stupenda,
che Tu non puoi,
poiché il Tuo amatissimo Figlio
Ti ha dato ogni potere,
sia in cielo che in terra.
[...] Per l’onore e per la gloria del Tuo Gesù,
accettami come Tuo figlio
senza badare alle mie miserie
e ai miei peccati.
Libera la mia anima e il mio corpo
da ogni male e dammi tutte le Tue virtù,
soprattutto l’umiltà.
Fammi regalo di tutti i doni,
di tutti i beni
e di tutte le grazie che piacciono
alla Santa Trinità,
Padre, Figlio e Spirito Santo.
Maria Angela S.