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RIPOSARE,
RINGRAZIARE, RIPARTIRE
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Carissime Annunziatine, la Celebrazione Eucaristica termina con il “Saluto finale”. Questa parte del Rito della Messa è insieme un invito ed un invio rivolto a ciascun fedele: un invito a tornare nella propria casa e alla propria vita per portare lì quanto si è ricevuto; un invio per donare, a tutti coloro che incontrerà, quello che è stato riversato dalla Grazia nel cuore. L’antico “Ite missa est” andrebbe tradotto con: “Andate, ora c’è la missione”. Si termina la Messa per ricominciare nella vita quotidiana... non si può rimanere attoniti a guardare il cielo! (cfr. At 1,10-11; Lc 24,4-8), perché Gesù è vivo tra noi, lo dobbiamo amare e far conoscere. Gesù vivo lo incontriamo nel nostro quotidiano e qui lo dobbiamo annunciare con la nostra vita: qui sta la nostra missione e da qui sgorga l’apostolato. Riposare Dopo la Comunione – finita la purificazione dei sacri vasi – le rubriche prevedono che il Sacerdote che presiede la Messa sieda in silenzio. Non sempre il sacerdote lo fa, ma ci è utile capire cosa significa simbolicamente. Del resto Messa “tipica” (quella che si deve considerare simbolicamente e nella catechesi) è sempre quella domenicale, non quella feriale. |
È proprio questo “riposare” che dobbiamo meditare. Gesù dopo essere tornato al Padre “riposa in Dio”, scompare dalla nostra vista ma non dai nostri cuori (vale per i Discepoli di Emmaus, per gli Apostoli dopo l’Ascensione... ed anche per noi dopo aver ricevuto il suo Corpo). Il “Riposare” va inteso in tutta la sua ricchezza di significati: significa morire e riunirsi ai Patriarchi; indica il lasciare tutte le sofferenze di questa terra e finalmente, terminata la buona battaglia, ricevere il meritato premio; significa anche la Risurrezione di Cristo e pure quella dei Santi che riposano con Lui in Cielo partecipando della sua Gloria. Questo “riposare seduti” è diverso dal “riposare giacendo” tipico del sepolcro e dei morti (Gesù non c’è nel sepolcro, è assiso in Cielo). Indica il termine delle opere ed il conseguimento del premio che è appunto la piena Comunione con Dio, e perciò anche il ricevere il Corpo di Gesù. Ma ci deve ricordare anche il riposare nel “settimo giorno” della Genesi, quando il Creatore si riposa da tutte le opere e contempla la bontà di tutta la Creazione. Gesù Cristo dopo la ri-creazione operata con il suo sangue offerto per gli uomini (e per tutta la creazione) finalmente si siede e contempla lo splendore della Salvezza che il Padre gli ha affidato... e che fa rifiorire ogni cosa nell’attesa che anche noi ci uniamo a Lui in Paradiso. In particolare il Vescovo – successore degli Apostoli e che ha la pienezza del sacerdozio – quando siede dopo la Comunione, rappresenta il riposo di Cristo dopo che è asceso al Cielo ed ora lascia a noi suoi fedeli di continuare la sua opera. Ringraziare per ripartire Ora spetta a noi portare il suo annuncio fino ai confini della terra; riportare ogni pecorella dispersa all’unico ovile; restaurare tutte le cose in Cristo; ... ed anche completare in noi quello che ancora «manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (cfr. Col 1,24). Gesù, dunque, si riposa per lasciare a noi di continuare la sua opera. Come dopo la Creazione è stato lasciato ad Adamo il compito di custodire e governare il creato (cioè quanto Dio ha fatto ed ha benedetto), così dopo la sua Ascesa al Cielo Gesù lascia a noi di continuare la sua opera, cioè di custodire e far crescere il suo corpo mistico che è la Chiesa. Dopo la Comunione è certamente il momento di ringraziare poiché abbiamo in noi Gesù, ma è anche il tempo in cui dobbiamo ringraziare – assieme a Gesù – di tutto il suo Mistero di Salvezza che ora affida a noi, affinché lo portiamo a compimento. Prima in noi stessi, lasciandoci trasformare in Lui, e poi annunciando e vivificando con la sua Parola il mondo intero. Don Gino |