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Oggi nella formazione cristiana l’esperienza del silenzio, dell’ascolto in solitudine, è passata in secondo piano, tutt’al più confinata a qualche momento di ritiro o di deserto.
Prevale in un certo senso la logica del gruppo, come testimonia la litania infinita dei termini che usiamo ogni giorno per parlare della vita cristiana: fraternità, solidarietà, corresponsabilità, accoglienza, condivisione... parole sante imprescindibili! Ma senza un’adesione personale allo Spirito rischiano di diventare vuote e solo gridate come slogan sterili.
Don Giuseppe Forlai, nel suo ultimo libro edito dalla San Paolo “Come una piccola creatura”, ci invita ad entrare con Gesù nel deserto e in silenzio, con le sole Sacre Scritture sotto il braccio e la retta fede nel cuore per approfondire ognuno le proprie convinzioni personali.
Primo passo: “sedersi”, ed è questa un’azione che richiede decisione, fortezza, mortificazione dell’ego. Bisogna deporre la pretesa di salvare il mondo e resistere alla tentazione di definirsi a partire da quel che si fa.
Occorre vigilare, affinché le passioni non abbiano il sopravvento. È vigilante chi respinge l’assalto prima che divenga relazione, ossia appena si presenta. È molto difficile perché noi ci avvoltoliamo nei nostri ragionamenti, soprattutto se inutili o negativi. Poi è necessario ascoltare e meditare la Sacra Scrittura con la Lectio Divina quotidiana.
Vedere la Parola nella Creazione, leggere la Parola nella Bibbia, celebrare la parola nella Liturgia. Questi tre luoghi vanno sempre frequentati, perché continuamente ci sono offerti dalla Provvidenza e dalla Chiesa.
“Rimanere”, “desiderare perdere” sono gli altri passi da percorrere in questa iniziazione alla vita nascosta, per non diventare ancora più insulsi, inconsistenti, irrilevanti e trasparenti di quanto non siamo già.
In questo cammino rivaluteremo la solitudine, il silenzio, e l’ascolto come servizio alla ricerca di Dio, e questa ricerca è un fatto ecclesiale.
“Custodisci la pace dentro di te e una moltitudine di fratelli intorno a te troverà la salvezza” è adagio diffuso tra i Padri monastici di tutti i tempi.
Rosaria G. |