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I SANTI

 



“Chi sono i Santi?” Il Beato Giacomo Alberione nelle meditazioni che seguono ci invita a guardare i Santi come uno specchio per «imparare a riconoscere la grande misericordia di Dio». (Alle Figlie di San Paolo 1934-39, pp. 181-178).

[...] Bisogna ricordare che il 1° di novembre è la festa dei Santi e il 2 è la commemorazione dei defunti. Ora, la Chiesa vuole che per i Santi precedentemente si faccia la novena e per i morti si commemori l’ottavario. Che cosa dobbiamo pensare in questi giorni della novena dei Santi? Che cosa dobbiamo fare in questi giorni? Dai Santi dobbiamo imparare a riconoscere la grande misericordia di Dio. Pensiamo un po’: chi sono i Santi? Ci viene facilmente la risposta riflettendo ai titoli che si danno alla santa Madonna. Noi infatti diciamo: Regina patriarcarum, Regina prophetarum, Regina apostolorum, Regina martyrum, Regina confessorum, Regina virginum, Regina sanctorum omnium. Chi sono i Santi? Sono i patriarchi, i profeti, gli apostoli, i martiri, i confessori, i vergini: sono tutti coloro che sono in cielo. Sono santi coloro che sono in grazia di Dio definitivamente. Anche su questa terra si può essere santi ma non definitivamente; in questa vita la santità è ammissibile, cioè si può perdere, mentre nell’altra vita non si perderà più. Perciò S. Pietro chiama santi i suoi fedeli, e S. Paolo difende i suoi santi; e chi erano essi? Coloro che aveva battezzato ed ai quali aveva predicato. Quante virtù in quelli che chiamiamo santi!
Bisogna che li onoriamo, che li preghiamo. Vedete, lungo l’anno quando ricorre la festa di un santo si fanno preghiere, funzioni, canti. Ora che è la festa di tutti i Santi bisogna che intensifichiamo queste pratiche, bisogna ricordarli tutti, anche i non canonizzati, anche quei bambini che avete conosciuto nella culla e che ora non sono più. Oh, pensiamo al cielo! Lassù non vi sarà solo una chiesa bella come il San Pietro di Roma, ma un tempio assai più bello dove il pavimento è d’oro e dove trovasi la grande Madre celeste, circondata da milioni e milioni di beati. Pensiamo che fra quelli un giorno ci saremo anche noi. I santi però hanno combattuto, hanno vinto, e se qualcuno è partito da questa terra con qualche macchia si è purgato in purgatorio ed ora è arrivato alla meta. Ma quanto sono belle ora queste anime in cielo!

Pensiamo che Gesù come ha santificato quelle anime così santificherà anche noi; Gesù benedetto non ha chiamato solo esse, ma anche noi. E adesso dobbiamo farci coraggio. I santi sono passati anch’essi nelle prove, essi hanno combattuto, hanno lottato, hanno sofferto, hanno pregato, hanno vinto e ora sono in possesso del premio. Ve ne sono anche di quelli [uomini] che si sono lasciati vincere e ora sono all’inferno.
Guardiamo ai santi e cerchiamo di imitarli. Quando pensiamo ai martiri, pensiamo un po’ se abbiamo lo spirito di mortificazione di essi; quando pensiamo agli apostoli pensiamo un po’ se siamo come loro. Quando pensiamo ai vergini, se abbiamo la stessa loro purezza. Chiediamo le loro virtù ed esaminiamoci se invece abbiamo seguito ed imitato quelli che non sono santi.
Ognuno sa come sta davanti a Dio. Non basta la bontà esterna, ma occorre l’interna, l’umiltà, la costanza nella pietà, nella lotta, l’odio al peccato, l’amore e lo zelo nella pratica delle virtù.
In questi giorni si sono moltiplicati gli intercessori [Ndr: nell’Anno Santo appena concluso l’albo dei santi era stato arricchito di santi molto cari a don Alberione e alla Famiglia Paolina. Ad esempio, nel 1934 sono stati canonizzati: san Giuseppe Benedetto Cottolengo, san Giovanni Bosco, santa Giovanna Antida Thouret ed altri. Nel 1935 sono stati canonizzati, fra gli altri, san Giovanni Fisher, san Tommaso Moro, santa Luisa de Marillac] e noi possiamo sperare gli aiuti di tutti. Pensiamo un poco ai santi martiri innocenti, essi sono con Gesù in Paradiso. Pensiamo a quella schiera infinita di vergini: quanto sono belli davanti a Dio! Preghiamoli che vogliano intercedere per noi affinché possiamo uscire salvi dall’aria pestifera di questa terra. Quelli che amano molto di vedere, sentire, giudicare, questi s’immischiano col mondo e diventano mondani. “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. Quelli che vogliono farsi santi non leggono sciocchezze, ma solo vite di santi e cercano di imitarli non nelle cose grandi, ma nelle piccole cose. Noi non siamo capaci di grandi virtù, chiediamo perciò le piccole virtù: lo spirito di raccoglimento, la mortificazione degli occhi, dei pensieri e poi chiedere al Signore Gesù di vincere i piccoli difetti di lingua, le piccole disobbedienze, le distrazioni, la negligenza nei doveri, la trascuranza negli uffici, negli studi.
E in sostanza: ci sta molto a cuore farci santi? Esercitiamoci nelle piccole virtù, umiliamoci davanti ai grandi esempi che ci hanno dato i santi. E quindi veniamo al pratico: in questa novena praticare e chiedere ai santi le piccole virtù, correggere i piccoli difetti. E basta questo? Sì, basta, e se faremo attenzione alle piccole cose potremo sperare una grande misericordia da Gesù. Oh, quanto siamo deboli, quanto ci troviamo nel pericolo di peccare e di andar fuori di strada!
Qual è il frutto che ricaveremo da questa meditazione? Pratica delle piccole virtù e correzione dei piccoli difetti ad onore dei santi. Recitiamo la Salve Regina invocando la santa Madonna perché ci salvi e ci conduca fra i santi per poter vedere assieme ad essi Gesù in Paradiso.

FESTA DI TUTTI I SANTI
Meditazione proposta dal Primo Maestro nel sabato 1° novembre 1952, (Per un rinnovamento spirituale, pp. 288-291).

[...] La festa di tutti i Santi fu fissata da S. Gregorio VII al 1° Novembre. La visione del Cielo e di tutti i Santi fu descritta da S. Giovanni nella Apocalisse: S. Giovanni ci fa vedere i Servi di Dio distinti con sigillo particolare. Prima ricorda i segnati delle dodici tribù di Israele (cf. Ap 7,4), e poi viene a ricordare tutti i Santi del Paradiso: «Dopo di questo vidi una gran folla, che nessuno poteva contare, di tutte le genti e tribù e popoli e lingue, che stavano di faccia al trono e all’agnello, rivestiti di bianche vesti e con palme nelle loro mani. E gridavano a gran voce dicendo: La salvezza è dovuta al nostro Dio, che è seduto sul trono, e all’agnello...» (Ap 7,9-12).
L’Agnello immacolato è Gesù Cristo, Sacerdote eterno. Non è diverso il Sacerdozio che noi consideriamo in Gesù Cristo, nel Cielo, dal Sacerdozio che noi consideriamo sulla terra: sacerdozio di Gesù Cristo rappresentato dai suoi Ministri. E non è diversa sostanzialmente la Messa che viene celebrata dai Sacerdoti sull’altare da quella che celebra, in eterno, Gesù Cristo, Sommo Sacerdote, in Cielo, con tutti i Santi uniti a lui, tutti gli Angeli uniti a lui. E per mezzo dell’Agnello vien data a Dio in eterno una adorazione degna, un ringraziamento degno, una soddisfazione degna, una supplica degna.
Anche stamattina, considerando la solennità di questa Messa, durante la quale tutti voi circondavate l’altare, e vi accostavate per ricevere l’Agnello immacolato, pensavo alla medesima liturgia, solennissima, che viene celebrata in Paradiso, oggi, con gioia speciale di tutti i Santi, col trionfo di tutti gli Apostoli, i Martiri, i Patriarchi, i Profeti, i Confessori, i Vergini e tutti coloro che sono in Cielo: anche dei nostri parenti, dei fedeli, dei comparrocchiani e dei giusti di tutta la terra. Il loro numero, dice S. Giovanni, è sterminato. Dice infatti l’Inno dei Vespri, descrivendo il maestoso corteo del Cielo: «Si compone di tutti coloro che qui hanno distaccato il cuore dai beni della terra, furono miti, afflitti, giusti, misericordiosi, puri, pacifici di fronte alle persecuzioni».
Con una sola parola, “beati”, noi cantiamo la Vergine e tutti i cori dei Santi. Per questo fra i tratti del Vangelo, fu scelto per questa festa precisamente quello delle Beatitudini (Mt 5,1-12). In questo tratto di Vangelo prima vengono dichiarati beati quelli che praticano la povertà, quelli che amano questa virtù, che praticano questo voto; quelli che vivono col cuore distaccato dai beni della terra.
Poi vengono dichiarati beati i mansueti, cioè i miti «perché possederanno la terra». Con la parola “terra” qui, secondo alcuni, è indicato il Paradiso, la terra celeste e felice; secondo altri, è indicato il cuore degli uomini, perché i miti si guadagnano l’amicizia e la benevolenza degli uomini. In terzo luogo vengono dichiarati beati quelli che piangono, «perché saranno consolati»: quelli cioè che piangono i loro peccati, quelli che vivono in sofferenze e offrono tutte le loro pene al Signore.
Poi vengono dichiarati beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, «perché saranno saziati». E sono già saziati costoro in Paradiso, perché là è il regno della giustizia, ed essi che hanno amato la giustizia, cioè hanno fatto la volontà di Dio, hanno rispettato Dio, il prossimo e se stessi, hanno ora il premio. La loro fame è saziata, la loro sete è estinta. Beati coloro che vogliono davvero farsi santi: questi hanno fame della giustizia. «Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia».
Come il Signore perdona a noi i nostri peccati, così noi dobbiamo perdonare al nostro prossimo: e come perdoniamo noi al nostro prossimo, così ci perdonerà il Signore. E tutti abbiamo bisogno di tanta misericordia! L’orgoglio ci fa considerare i nostri meriti, ma l’orgoglio è ignoranza; il sapiente è sempre umile. «Beati i puri di cuore, perché vedranno Iddio». Il loro occhio è stato puro, il loro cuore è stato puro; la loro mente è stata pura, e perciò il loro cuore ora gode Iddio, i loro occhi si affissano in Dio.
«Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio». Iddio è l’autore e datore della pace; Gesù Cristo stesso è chiamato il «Re pacifico», perché dove regna Gesù Cristo regna la sua giustizia e ivi regna la pace. E quando un’anima ama Gesù Cristo, vive in pace: in pace con Dio, in pace con sè stessa, in pace col prossimo.
«Beati i perseguitati per amore della giustizia, perché di questi è il regno dei cieli». Non che qualunque perseguitato sia beato, altrimenti i ladri che sono ricercati dal poliziotto sarebbero tali. Sono contraddetti ma sono beati coloro che sono perseguitati per amore della giustizia. Beati quelli che oggi soffrono persecuzioni in tante parti del mondo, che soffrono in catene, prigionieri, esuli. Questi sopportano tante pene per amore della giustizia; questi sono beati, e una gran gloria li attende in cielo. «Beati siete voi, dice Gesù, quando vi malediranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno male di voi per causa mia: rallegratevi ed esultate, perché sarà grande la vostra ricompensa nel cielo».
Sì, ogni volta che noi facciamo bene, ancorché ci fossero male interpretazioni, dobbiamo ritenerci veramente fortunati, felici. In Paradiso fra le schiere dei Santi, dei Martiri, i perseguitati mostrano le loro vesti insanguinate e le loro palme vittoriose. Oh, non abbiamo forse sofferenze grandi; ma le piccole sofferenze, la pazienza abituale, possono farci santi. Allora noi volgiamo il pensiero a tutti quelli che sono in Paradiso, e con la Chiesa supplichiamo dicendo: «Concedi, o Signore, te ne preghiamo, ai popoli fedeli di venerare sempre con gioia tutti i Santi e di esser protetti dalla loro intercessione».
Che tutti gli Apostoli preghino per noi, e ci ottengano lo zelo; preghino per noi i Martiri, e ci ottengano la pazienza; preghino per noi i Confessori, e ci ottengano le virtù cristiane e le virtù religiose. Preghino per noi i Vergini, e ci ottengano l’orrore al peccato, la delicatezza nel parlare, la delicatezza del cuore; preghino per noi tutti i Santi, perché non sbagliamo la strada sulla terra e camminiamo diritti verso la celeste beatitudine, la celeste Gerusalemme, la Città dei Santi.
Esaminiamoci: ci teniamo veramente sulla via che hanno tenuto i Santi? Pratichiamo lo zelo degli Apostoli, la pazienza dei Martiri? Pratichiamo le virtù religiose, le virtù dei santi religiosi? Pratichiamo le virtù cristiane di quegli uomini i quali hanno osservato bene la legge di Dio, hanno fuggito il peccato, hanno frequentato bene i Sacramenti e hanno raccolto tesori di meriti nei loro giorni?
Proposito: Segreto di riuscita.


Beato Giacomo Alberione