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SANTA TERESA DI LISIEUX
E MARIA

 



Santa Teresa, definita da san Pio X “la più grande santa dei tempi moderni”, è la personificazione della verità evangelica: per essere grandi bisogna farsi piccoli e... amare la propria piccolezza.
La piccola Teresa morì a 24 anni, visse nascosta in famiglia e poi per nove anni in monastero. Non compì studi universitari né pubblicò nulla in vita, ma dopo la sua morte e la pubblicazione dei suoi scritti, fu conosciuta in tutto il mondo, ammirata e invocata da milioni di fedeli e proclamata “Patrona delle Missioni” e “Dottore della Chiesa”. Secondo la logica umana è un fenomeno inspiegabile che sorprende e sconcerta... ma non secondo la logica di Dio!
Teresa scegliendo il nome religioso di “Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo” vuole immergersi nei misteri fondamentali di Cristo, l’Incarnazione e la Redenzione, per cui si può pensare che il rapporto con la Vergine sia marginale, ma non è così, anzi...
I suoi scritti, che comprendono il racconto della sua vita (Storia di un’anima), ma anche preghiere, poesie, numerose lettere e pure opere teatrali che le monache poi rappresentavano, contengono numerosi riferimenti a Maria e testimoniano la profonda e singolare devozione di Teresa per la Madonna.

La Vergine del sorriso

Teresa impara a camminare con Maria e ad affidarsi a Lei in famiglia. I suoi genitori, ora beati, vivono una profonda pietà mariana e consacrano alla Vergine ogni figlio che nasce. La loro devozione ha come punto di riferimento una statua dell’Immacolata, con le mani aperte e le braccia tese, ricevuta in dono prima del matrimonio.
Questa statua accompagnerà per tutta la vita la famiglia Martin e, dopo la morte del padre, entrerà con la sorella Celina nel Carmelo di Lisieux. Resterà accanto a Teresa in Infermeria durante la malattia e poi sarà posta sopra l’urna della santa situata nella nuova cappella edificata nel 1923 in vista della sua beatificazione.

Vuole indicare il “Sole” che illuminò tutta la sua vita, come scrive Teresa stessa.
La statua dell’Immacolata prende il nome di “Vergine del sorriso” dopo che il 13 maggio 1883, domenica di Pentecoste, con un sorriso, guarì Teresa da una grave e strana malattia psicofisica dovuta (si pensa) al sentirsi abbandonata dopo la morte della madre, da colei che aveva scelto come seconda madre, cioè la sorella Paolina entrata nel Carmelo l’autunno precedente.
Ascoltiamo il suo racconto. Parla di sé come di un fiore che «languiva e sembrava per sempre appassito...» e non trovando alcun aiuto sulla terra si rivolge alla Madre del Cielo perché abbia pietà di lei. «All’improvviso la Madonna mi parve bella, così bella che non ho mai visto nulla di così bello: il suo volto spirava una bontà e una tenerezza inesprimibili, ma ciò che mi penetrò fino in fondo all’anima fu l’ incantevole sorriso della Santa Vergine. Allora tutte le mie sofferenze svanirono e grosse lacrime solcarono le mie guance: lacrime di una gioia pura» (Manoscritto A).
Da allora Teresa è convinta che la sua vita si svolga sotto il sorriso della Vergine, come testimonierà in parecchi scritti.
Non è infantilismo o sentimentalismo, ma è l’espressione di chi ha sperimentato l’amore materno di Maria, la sua delicatezza e tenerezza.

Maria - Madre

Nell’Ordine del Carmelo – ordine eminentemente mariano – Maria è invocata come regina e patrona, come madre e sorella. Per la piccola Teresa è però soprattutto ed essenzialmente la “madre”.
La santa non ebbe manifestazioni straordinarie ma, nel profondo del cuore, sperimentò l’essere figlia di Maria. Si sentiva tale e lo dice frequentemente.
Pochi mesi prima di morire scrive una lunga poesia “Perché ti amo, Maria!” in cui, contemplando i misteri della vita della Madonna nel Vangelo, riassume tutto il suo pensiero mariano. Nell’ultima strofa così si esprime: «Presto nel bel cielo andrò a vederti / Tu che mi venisti a sorridere al mattino della vita / Vieni a sorridermi ancora... madre... ecco la sera!... / Non temo più lo splendore della tua gloria suprema / Con te ho sofferto ed ora voglio / Cantare sulle tue ginocchia, Maria, perché ti amo / E ripetere sempre che sono tua figlia! ...» (Poesie, 54/25).
Teresa non si sente solo figlia di Maria ma con Lei e come Lei si sente anche madre. Riferendosi all’Eucaristia nella poesia sopra citata scrive: «O madre amatissima, nonostante la mia piccolezza, / Come te io possiedo in me l’Onnipotente, / Ma non tremo nel vedere la mia debolezza: / Il tesoro della madre appartiene alla figlia. / Io sono tua figlia, o Madre cara, / Le tue virtù, il tuo amore, non sono forse miei? / E quando nel mio cuore scende la bianca ostia, / Gesù, il tuo dolce agnello, crede di riposare in te!» (Poesie, 54/5).
Le sue parole sono piene di realismo, di audacia e di un grande amore!
Come sotto la croce Maria riceve dal Figlio una nuova maternità e diventa madre di tutta l’umanità, così Teresa dilata la sua maternità spirituale fino a comprendere ogni persona.
A quattordici anni prega e ottiene la salvezza eterna per un pluriomicida condannato a morte e ghigliottinato che lei chiama “il mio primo figlio”. Teresa, poi, prega e offre per i non credenti, per la conversione dei peccatori ed entra nel Carmelo per “salvare le anime e pregare per i sacerdoti”.
Il suo ricorrere alla Madonna era continuo, spontaneo e fiducioso di essere esaudito, ma la santa aggiungeva anche «se non mi concedete quanto vi chiedo, io vi amerò ancor di più».

Maria – Sorella

Teresa nelle sue grandi aspirazioni avrebbe voluto essere sacerdote per poter parlare di Maria e presentarla in tutta la sua verità. Scrive: «Perché una predica sulla Santa Vergine mi piaccia e mi faccia del bene, bisogna che veda la sua vita reale, non supposizioni sulla sua vita; e sono sicura che la sua vita reale doveva essere semplicissima. La presentano come inavvicinabile, bisognerebbe mostrarla imitabile, fare risaltare le sue virtù, dire che viveva di fede come noi, darne le prove con il Vangelo».
E poche settimane prima della morte ribadisce il suo pensiero confidando alla sorella: «I preti ci mostrino virtù praticabili! È bene parlare delle prerogative della Santa Vergine, ma bisogna soprattutto poterla imitare».
Della Madonna Teresa ama sottolineare che visse di fede come noi, che visse in profonda umiltà riferendo tutto a Dio (“grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”) ed ebbe una vita semplice, normale, ordinaria. Sottolineando questi elementi che pongono Maria tra i piccoli, i poveri di Jahvè e, evidenziando l’identità di vita tra noi e la Vergine, la santa la sente vicina anche come sorella, sebbene non usi mai questo termine nei suoi scritti.
Molto sarebbe ancora da dire sulla devozione mariana di santa Teresa, ma preferisco concludere lasciando ancora a lei la parola. Sono due strofe della poesia già citata che possiamo utilizzare come preghiera.
«In attesa del Cielo, o Madre diletta, / Voglio vivere con te e seguirti ogni giorno. / Mi tuffo rapita nella tua contemplazione / E scopro gli abissi d’amore del tuo cuore! / Tutti i miei timori svaniscono nel tuo sguardo materno, / che m’insegna a piangere e a gioire. / Tu non disprezzi le gioie pure e sante / Le condividi con noi, le benedici.
Tu davvero ci ami, Maria, come ci ama Gesù / E per noi consenti ad allontanarti da Lui. / Amare è dare tutto, anche se stesso / Tu volesti provarlo restando il nostro sostegno. / Il Salvatore conosceva l’immensa tua tenerezza / Sapeva i segreti del tuo cuore materno, / Rifugio dei peccatori, Gesù ci affida a te / Quando lascia la croce per attenderci in Cielo».

Maria Angela S.