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TEMPO DI FARE IL BENE

 


Carissime Annunziatine,

il mese di marzo ci introduce nel tempo quaresimale che viene come ritmato dalle celebrazioni delle solennità di san Giuseppe e dell’Annunciazione a Maria. Il cammino liturgico verso la Pasqua ci invita a prendere come nostri modelli san Giuseppe e la Vergine Maria con il loro sì pieno alla volontà di Dio.
Purtroppo la cronaca ha portato la tristezza della guerra: un conflitto che segnerà l’assetto mondiale dei prossimi anni. Tuttavia non bisogna desistere dal fare il bene in qualsiasi tempo, ogni giorno della vita.
È necessario con più lena continuare a pregare per ottenere la salvezza di tutti gli uomini. Inoltre, senza mai scoraggiarsi, occorre impegnarsi con più determinazione sulla via della nostra santificazione, che è il vero senso del cammino quaresimale.

Un tempo per amare di più

È sbagliato parlare della Quaresima come di un tempo in cui “astenersi” da cibi, da impegni, dal vivere (cfr. Rm 14,17; Col 3,20-23). La vera astinenza non è allontanarsi dalle pietanze o dalle feste, bensì astenersi dal male per fare opere di bene. La Quaresima cristiana deve essere un tempo per fare il bene. Un tempo di gioia, perché fare la volontà di Dio fa gioire il cuore. Infatti i santi sono testimoni di gioia, non di tristezza. Già Isaia ammoniva l’antico popolo eletto: «Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?» (Is 58,6-7). Dunque è un tempo per amare di più, non per astenersi dal vivere e stare con le mani in mano. Non è un tempo per scoraggiarsi ma per confidare di più nell’immenso amore di Dio che colma di grazie le sue creature.

Il combattimento spirituale

Il periodo della Quaresima – anche se il linguaggio è considerato vecchio e superato – è un tempo di “combattimento spirituale”. Perché l’unica guerra che i cristiani devono combattere è quella contro il male: togliere il male e mettere il bene.
Togliere il male significa combattere le opere del male a partire dal nostro cuore, dalla nostra anima. Non si tratta di sopraffare gli altri uomini, ma vincere il male prima in noi stessi e poi aiutare gli altri. Con l’esempio, con le parole e con la preghiera cerchiamo di ottenere lo stesso risultato: la liberazione dal male. Il vero nemico da combattere è colui che ruba le anime dalla misericordia celeste.
Quand’anche si vincessero tutte le guerre ed anche se si acquistassero i beni di questa terra ma poi l’anima andasse perduta, che guadagno se ne avrebbe? (cfr. Lc 12,16-21).
Il combattimento spirituale ci ricorda il nostro impegno in quello che è veramente importante: la salvezza eterna. Quella di ciascun uomo che è amato dal Signore di un amore così grande da morire sulla croce per ottenerci la salvezza.
Il modello del cristiano che combatte è Cristo, l’Agnello Immolato, e coloro che sono di Cristo, specialmente le anime consacrate, devono seguirLo con gioia e fermezza (cfr. Ap 14,4). Il nostro combattimento spirituale è dunque seguire Gesù affinché venga il suo Regno.

Fare il bene senza stancarsi

Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima ci sprona a non stancarci di fare il bene (cfr. Gal 6,9).
In questo dovremmo prendere come nostro modello san Giuseppe: operoso nel fare il bene, le sue opere parlano del suo amore. Il suo è un silenzio attivo che lascia parlare le opere della carità.
Dunque non stanchiamoci di fare il bene, che significa pensare agli altri prima che a se stessi.
Non stanchiamoci di pregare, anche questo significa fare il bene. La liturgia secondo i figli di san Benedetto, è l’opus Dei l’opera di Dio, la più importante! Pregare non è “fare nulla”, ma piuttosto tutto riportare in Dio. La preghiera rende efficaci e stabili le opere delle nostre mani e della nostra fatica.
Il tempo di Quaresima è un tempo per pregare con insistenza la misericordia di Dio perché i cuori si sciolgano e, liberati dal peccato, possano essere ricolmati di grazia.
Non stanchiamoci di estirpare il male. Il male si scaccia con il bene. Beati i puri di cuore (Mt 5,8), perché rifuggono ogni cosa che impedisce di vedere lo splendore dell’amore divino. Estirpare il male è la vera lotta che devono sostenere coloro che appartengono completamente a Dio.
Inoltre le porte della preghiera, come quelle della carità, non rimangono mai chiuse alle necessità dei fratelli. La preghiera autentica sgorga sempre in frutti di carità. Non stanchiamoci mai della carità operosa, quella che si preoccupa delle necessità del prossimo, di coloro che sono deboli ed hanno bisogno.

L’Adesione piena al disegno di Dio

La Vergine Immacolata che festeggiamo nella solennità dell’Annunciazione – ed è anche la festa titolare del nostro Istituto – ci insegna come avvicinarci alla santa Pasqua: abbandonandoci alla volontà di Dio, alle meraviglie del Suo amore.
Il Primo Maestro definisce l’Annunciazione come «la giornata più bella dell’umanità: deve essere anche bella per voi. La giornata più utile per l’umanità, quando il Figlio di Dio si fece uomo, assunse l’umana natura».
Maria con il suo sì totale e pronto realizza la volontà di Dio: la Trinità trova un posto ove riposare, il Verbo un cuore puro ove essere accolto. In quel momento si sono veramente realizzate le parole del Padre Nostro: «venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra» (Lc 6,10).
È venuto il Regno di Dio perché la sua volontà salvifica è stata accolta senza resistenze e nella pienezza completa. Cielo e terra sono in comunione perché nell’Incarnazione il sì del Verbo è all’unisono con quello di Maria ... e i due cuori iniziano a battere all’unisono nel ritmo dell’amore eterno.
Andiamo dunque alla scuola di Maria, affinché ci insegni ogni giorno ad aderire col nostro cuore alla volontà divina.

Don Gino