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ELISEO, IL PROFETA DEL POPOLO
(1)

 

«Appena Elia fu avvolto dal turbine, Eliseo fu pieno del suo spirito; durante la sua vita non tremò davanti ai potenti e nessuno riuscì a dominarlo. Nulla fu troppo grande per lui; nel sepolcro il suo corpo profetizzò. Nella sua vita compì prodigi e dopo la morte meravigliose furono le sue opere» (Sir 48,12-14).

Il libro del Siracide in questi due versetti presenta in modo sintetico ed efficace la personalità e l’azione profetica di Eliseo e, insieme, offre quasi una scaletta ideale per approfondirne la figura.
Nel nostro percorso, dopo questa prima rubrica introduttiva, ci soffermeremo sul miracolo della guarigione di Naaman che è stato definito un testo dove “l’Antico Testamento supera se stesso”.
Eliseo è una figura profetica di grande importanza. Oltre al Siracide, lo cita anche Gesù che lo mostra, quasi come suo precursore, perché annuncia un Dio aperto a tutti i popoli, senza quelle grettezze e ristrettezze mentali, che ottenebrano la mente dei suoi compaesani di Nazareth (cfr. Lc 4,27).
è stato molto molto amato dai padri siriaci, specialmente da Giacomo di Saroug, (449-521 d.C) monaco e vescovo siriano che compose sette omelie sulla sua figura.
Discepolo fedele di Elia al quale, in segno di servizio (1Re 19,21), «versava l’acqua sulle mani» (cfr. 2Re 3,11), ereditò, come suo figlio spirituale primogenito – ma

non unico – i due terzi del suo spirito. La doppia porzione di eredità gli permise di compiere una missione straordinaria.
La speciale relazione discepolare con Elia richiama il rapporto tra Mosè e Giosuè, il suo successore che introdusse il popolo, liberato dall’Egitto, nella terra promessa (cfr. Gs 1,1-2).
Il ciclo di racconti che riguarda Eliseo, ad esclusione della chiamata (1Re 19,19-21), comprende i capitoli da 2 a 13 del secondo libro dei Re.
Il materiale narrativo si presenta come un’antologia di diverse tradizioni che all’origine erano autonome, ma unificate successivamente, con il chiaro scopo di mostrare i molti volti del profeta, attento verso i bisognosi e impegnato nella politica complessa del tempo.
A differenza di Elia, profeta solitario e dal carattere focoso, Eliseo ama le relazioni sociali e vive una forma di vita comunitaria semplice con altri profeti, i cosiddetti “figli dei profeti”. Essi sono i primi a riconoscerlo erede e successore di Elia: «Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo» esclamano dopo che ebbe percosse le acque del Giordano (2,15) e gli attribuiscono il titolo di “padre” (cfr. 2Re 6,1-2. 12. 21). Con questa comunità condivide il lavoro: «Il luogo in cui ci raduniamo alla tua presenza è troppo stretto per noi» (cfr. 6,1); e il cibo: «Cuoci una minestra per i figli dei profeti» (cfr. 4,38-41).
I carmelitani vedono in Eliseo – che vive in preghiera, solitudine, povertà e vita in comune – un modello esemplare per il loro Ordine.

Guida saggia e coraggiosa

Eliseo visse tra il IX e l’VIII secolo prima di Cristo, tempo caratterizzato da complesse lotte politiche e dinastiche. Egli vi si immerge con coraggio e se occorre con furbizia (cfr. 2Re cc. 3-6-7-8-9).
Interviene nel conflitto tra Israele e gli Aramei e, tra lo stupore di tutti, ordina di risparmiare la vita dei prigionieri, ottenendo la pace, con la misericordia, senza spargimento di sangue: «Il re di Israele quando li vide, disse a Eliseo: “Li devo uccidere, padre mio?”. Quegli rispose: “Non ucciderli. Forse uccidi uno che hai fatto prigioniero con la spada e con l’arco? Piuttosto metti davanti a loro pane e acqua; mangino e bevano, poi se ne vadano dal loro padrone”. Dopo che ebbero mangiato e bevuto, li congedò ed essi se ne andarono dal loro padrone. Le bande aramee non penetrarono più nel paese di Israele» (cfr. 2Re 6,8-23).
Annuncia la speranza della liberazione affermando con forza: «Ascoltate la parola del Signore!» (2Re 7,1); predice a Cazael che diventerà re di Aram e che porterà lutto ad Israele (cfr. 2Re 8,7-15); invia uno dei “figli dei profeti” a ungere segretamente Ieu come re d’Israele (cfr. 2Re 9,1-3) provocando la caduta della dinastia di Ioram, figlio della perfida regina Gezabele che voleva uccidere Elia (2Re 9,36-37). Così porta a compimento ciò che Dio aveva detto ad Elia (cfr. 1Re 19,15-16).

A servizio del Dio che salva

Come indica il suo nome: «Dio salva, provvede e aiuta», Eliseo si prende cura dei bisognosi che vanno dall’aiuto ai poveri, alla guarigione dalle malattie, fino alla rianimazione dopo la morte, da essere definito il “santo dei miracoli” o il sant’Antonio dell’Antico Testamento.
Il numero dei suoi miracoli supera quelli di Elia e di qualsiasi altro personaggio biblico. I miracoli compiuti da Elia sottolineano l’unicità del Dio di Israele, quelli di Eliseo fanno emergere la cura provvidente di Dio per gli umili e i poveri.
Convinto di essere “uomo di Dio” Eliseo interviene, senza esitare, nelle necessità della gente e senza attendere che Dio glielo comandi.
Diversi miracoli sembrano rivestiti da elementi di mitologia, ma proprio tale motivo lo rende popolare alla gente del tempo che lo considera vero “uomo di Dio” da accogliere con il dovuto rispetto.
C’è da notare che il miracolo non esalta il profeta, che è solo strumento nelle mani di Dio, ma Dio provvidente cui Eliseo presta servizio, umilmente.
Alcuni episodi manifestano tracce di eventi biblici avvenuti molti anni prima.

I miracoli di Eliseo

Dopo aver diviso le acque del Giordano, con il mantello ereditato da Elia, giunto a Gerico gli abitanti gli dissero: «l’acqua è cattiva e la terra è sterile». Eliseo si recò alla sorgente dell’acqua e vi versò il sale, che aveva fatto immettere in una pentola nuova, assicurando che il Signore le avrebbe sanate. E la sorgente fu sanificata (cfr. 2Re 2,19-22).
Questo miracolo richiama quello compiuto da Mosè, centinaia di anni prima, per il popolo che si lamentava che l’acqua era amara (Es 15,22-23).
Alquanto bizzarro è l’episodio dei ragazzi insolenti sbranati da due orse perché erano stati maledetti dal profeta per averlo beffeggiato. L’episodio in realtà serve a incutere negli ascoltatori del tempo il rispetto verso la santità del profeta, “uomo di Dio” che non poteva essere profanata così come l’arca dell’Alleanza poteva portare morte a chiunque la toccasse (2Re 2,23-25).
Eliseo rese inesauribile l’olio della vedova finché non ebbe pagato tutti i suoi debiti ai debitori che l’opprimevano (4,1-7).
Riportò in vita il figlio della ricca sunamita che, d’accordo con il marito, lo aveva accolto con molta attenzione in casa, preparandogli una stanza, un letto, un tavolo, un candeliere per il suo riposo quando fosse passato da quelle parti (2Re 4,8-37). Il profeta, come i tre messaggeri di Dio che promisero a Sara un figlio entro l’anno (Gn 18,10), anche lui promise alla coppia che era sterile, in segno di riconoscenza, un figlio. E così avvenne. Il figlio, ormai adolescente, muore a causa di un’insolazione. Eliseo, dopo aver mandato inutilmente il suo servo a rianimarlo, va di persona, lo rivivifica nella sua “stanza” che diventa “la stanza del figlio” e lo restituisce alla madre (2Re 4,8-37).
Bonifica la minestra avvelenata con della farina (2Re 4,38).
Il noto miracolo dei pani (2Re 4,42-44) anticipa e annuncia quello che compirà Gesù (cfr. Mt 14,15- 21; Mt 15,32-38; Mc 6,35-44; 8,5-20; Lc 9,13-16; Gv 6,9-13).
Come farà Gesù, Eliseo all’uomo che aveva pochi pani disse: «Dallo da mangiare alla gente». Il suo servo obietta la pochezza dei pani rispetto alle persone lì raccolte: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Eliseo replica: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne avanzerà anche”. Lo pose davanti a quelli, che mangiarono, e ne avanzò, secondo la parola del Signore» (2Re 4,42-44). Eliseo è sicuro che la parola che dice è del Signore e si realizzerà.
Guarì Naaman, generale del re di Damasco, dalla lebbra (2Re 5,1-19).
Quando Eliseo si ammala, Ioas re di Israele lo va a trovare chiamandolo: «Padre mio, padre mio, carro di Israele e sua cavalleria!» (2Re 13,14). Eliseo, vicino alla morte, gli fa tirare delle frecce fuori della finestra, come profezia della guerra che combatterà contro gli Aramei, ma che non sconfiggerà definitivamente.
Dopo la sua morte Eliseo viene seppellito in un sepolcro che diventa meta di pellegrinaggi e anche dal sepolcro continua a operare miracoli. Un morto, gettato frettolosamente dal becchino sulla sua tomba per sfuggire ai ladri, a contatto con essa «Si alzò in piedi e se ne andò» (2Re 13,14-21).
Questo segno straordinario che chiude la storia del profeta è un messaggio di speranza della fedeltà di Dio alle generazioni future.

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

1) Nell’Opera Omnia di don Alberione vi è un libro dal titolo Ut perfectus sit homo Dei, (cfr. 2Tm 3,17) perché il beato Alberione intendeva il religioso come “uomo perfetto”. Eliseo è stimato “uomo di Dio” (cfr. ad es.: 2Re 4,7.9.25.27.40; 5,8.14-15,20; 7,2.17.18.19; 8,2.7.14) non perché compie miracoli, ma perché essi mostrano la provvidenza di Dio nella quotidianità. Che cosa mi suggerisce la naturalezza e l’umiltà con cui Eliseo interviene nelle situazioni di bisogno senza darsi importanza?

2) Rileggi il miracolo della moltiplicazione dei pani compiuta da Eliseo (2Re 4,42-44) alla luce di almeno uno dei miracoli di Gesù (Mt 14, 15- 21; Mt 15, 32-38; Mc 6,35-44; 8, 5-20; Lc 9,13-16; Gv 6,9-13) per “gustare” la parola di sant’Agostino: «Il Nuovo si nasconde nell’Antico e l’Antico diventa chiaro nel Nuovo» e quella di san Girolamo: «L’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo». Alla luce di questa lettura intertestuale quale nuova comprensione ricevi sulla centralità di Gesù nelle Scritture?

Suor Filippa Castronovo, fsp