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CON ANGELI E PASTORI
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Carissime Annunziatine, |
Vegliare non significa “insonnia”, ma “vigilare scrutando”. Chi è che veglia nella notte? Le guardie che sorvegliano e chi attende qualcuno. Se non si attende nessuno non si veglia. In senso spirituale è soprattutto il cuore che veglia, cioè aspetta ardentemente. Nell’Antico Testamento i “vigilanti” sono gli angeli, poiché sempre desti alla presenza di Dio. Nella scena del Presepe ci sono due schiere che vigilano: gli angeli che dal Cielo vengono ad adorare e glorificare il loro Signore e i pastori che “da quella regione” salgono a trovare il loro Messia. Dunque anche noi dobbiamo con i pastori vegliare nell’attesa e salire per incontrare il “Signore che viene”. Perciò occorre che il nostro cuore sia desideroso di incontrarlo. Tutta la preparazione del tempo di Avvento non è altro che accendere nel nostro cuore il desiderio di incontrare il Signore. Adagiato Un’ultima riflessione: Maria “ha adagiato” Gesù sulla mangiatoria e così i pastori hanno riconosciuto il segno indicato dall’angelo. Ma questo verbo ci indica anche altro: la Vergine ha anche adagiato il Figlio sul suo seno prima di deporlo nella greppia. Anche in questo dobbiamo imitare Maria: prima di donarlo agli altri (l’apostolato è dare Cristo al mondo) dobbiamo stringerlo al nostro cuore. È necessario amarlo in modo che il cuore di Gesù e il nostro palpitino all’unisono. Per comprendere le cose di Dio bisogna adagiarsi in lui, per questo Giovanni nell’ultima Cena si adagia sul petto del suo Maestro per udire i palpiti del suo cuore e così comprendere il suo insegnamento. Il discepolo “che Gesù amava” è colui che apprende con il cuore e con la mente ogni parola che esce dalla bocca di Dio, per nutrirsi del Pane di Vita. Maria ha ancora da insegnarci un altro “adagiare” l’ultimo: quando Gesù fu deposto dalla Croce lo adagiò su di sé. Maria non cessa mai di accogliere Gesù, anche quando non comprende quel Mistero che le spezza il cuore e le trafigge l’anima. Questo ci insegna che anche noi dobbiamo sempre accogliere il nostro Signore, anche quando non è come vorremmo, quando è “non riconoscibile”. Il cuore infatti lo riconosce e non vuole staccarsi da quel corpo e da quella umanità da cui tutte le grazie ci sono donate. Con lo stesso amore dobbiamo accogliere con tenerezza Gesù Bambino del Presepe di Betlemme e stringere al nostro cuore Gesù Crocifisso a Gerusalemme. Don Gino |