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SANT'AMBROGIO
E LA VERGINE MARIA

 



Sant’Ambrogio, Padre della Chiesa è uno dei primi quattro Dottori. Nato a Treviri verso l’anno 340 e morto a Milano all’alba del sabato santo del 397, fu il primo grande vescovo di Milano che lasciò un’impronta indelebile nell’arcidiocesi. A lui risale infatti il canto e il rito ambrosiano, che rimane ancora fortemente cristocentrico per il suo determinante influsso. Per primo, almeno in occidente, egli introdusse nella liturgia l’uso di antifone e inni – questi composti da lui stesso sia per il testo che per la musica – per una maggiore partecipazione e coinvolgimento dei fedeli nelle celebrazioni, ma anche per sostenere e incoraggiare il popolo, poiché questi inni sono nati durante l’occupazione delle chiese che gli ariani pretendevano per il loro culto.
Proprio la preghiera e il canto della comunità, “pronta a morire col suo vescovo”, insieme alla testimonianza di vita di sant’Ambrogio, portano Agostino alla conversione, come egli ci riferisce nelle Confessioni. Ciò che provoca i non credenti è la testimonianza personale e l’unità della comunità! Ancora oggi molti degli inni di lode che introducono la celebrazione di Vespri e Lodi derivano dalle composizioni di Ambrogio. La preghiera più vera è quella che si esprime nella lode e si fa canto. Tumultuoso il modo in cui diventa vescovo di Milano. Egli era governatore (“praefectus”) di tutto il Nord d’Italia, con sede a Milano quando, intervenendo in cattedrale a causa degli scontri tra ariani e cattolici ortodossi dopo la morte del vescovo ariano Aussenzio, fu acclamato vescovo dal popolo. Questo attesta quanta fosse la sua autorità e la stima di cui godeva. Ancora catecumeno, ricevette in una settimana il battesimo, l’ordinazione sacerdotale e il 7 dicembre del 374 fu consacrato vescovo. Dotato di notevole “carisma di governo”, Ambrogio fu un grande amministratore nella vita civile e poi nella guida della Chiesa milanese. Nello stesso tempo, egli era anche un uomo umile e mite, molto sensibile verso i bisogni e le sofferenze di tutti, capace di compassione per i peccatori e di comprensione per le debolezze delle persone. Questi tratti della sua personalità “sono tutti atteggiamenti tipicamente mariani, che ci interpellano”, come afferma il card. Martini nell’omelia del 7 dicembre 2000.

Patrono della pietà mariana

Appassionato di Gesù Cristo – afferrato da Lui come san Paolo – il santo vescovo scrive e parla di Cristo con grande ardore: Lui è il centro unificatore della sua vita e del suo insegnamento. Accogliere Gesù vuol dire anche accogliere e amare la sua santissima Madre. Ambrogio – chiamato “Patrono della pietà mariana” – ci insegna come vivere la vera devozione a Maria che consiste nell’affidarsi a Lei come figli. Egli vedeva in Maria il modello per conformarsi a Cristo perciò cercava di imitare le sue virtù, i suoi atteggiamenti e le sue parole. Questo tema lo porterà avanti anche sant’Agostino. In un passo dell’opera De Virginitate Ambrogio parla della “crescita di Cristo” che avviene nel credente con un’espressione davvero straordinaria.
«L’anima di ogni battezzato diventa Maria: quando comincia a convertirsi a Cristo, viene chiamata “Maria” perché riceve il nome della donna che l’ha portato nel grembo, diventa un’anima che spiritualmente genera Cristo».
Commentando l’episodio dell’incontro di Maria con Elisabetta, Ambrogio esalta la fede della Vergine e riprende il tema del “generare Cristo” che deve essere proprio di ogni credente: «Vedi bene che Maria non aveva dubitato, bensì creduto, e perciò aveva ottenuto il frutto della sua fede. Beata tu che hai creduto (Lc 1,47). Ma beati anche voi che avete udito e avete creduto: infatti, ogni anima che crede, concepisce e genera il Verbo e ne comprende le operazioni. Sia in ciascuno l’anima di Maria per magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio; se infatti secondo la carne una sola è la madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo; ognuna infatti accoglie in sé il Verbo di Dio, purché, serbandosi senza macchia e libera dal peccato, custodisca con perseverante pudore la purezza della vita». Sempre commentando il Vangelo di Luca (Lc 2,19) scrive: «La Madre del Signore cercava di conoscere la volontà del Signore serbando nel suo cuore “tutte queste cose”; ella che aveva generato Dio sempre più desiderava conoscerlo». Questo è quanto ha fatto sant’Ambrogio frequentando assiduamente le Scritture, con un ascolto orante della Parola, per assimilarla e penetrare così sempre più nel mistero di Dio. Il vescovo contempla infine Maria ai piedi della croce del Figlio: «Davanti alla croce stava in piedi la madre, e mentre gli uomini fuggivano, lei restava intrepida… Osservava con occhi pietosi le piaghe del Figlio, per il quale sapeva che sarebbe giunta a tutti la redenzione… Il Figlio pendeva dalla croce, la madre si offriva ai persecutori». Il cardinal Martini così commenta queste frasi: «Crocifissa col Figlio crocifisso, la Madonna contemplava con amore di madre e con eroica fede di discepolo la morte del suo Gesù, pronta a dare lei stessa la vita per il bene dell’umanità. E sappiamo che anche Ambrogio era pronto a compiere la sua missione di Vescovo fino al dono della vita».

Sant’Ambrogio e l’Immacolata

Il santo dottore fu un ardente promotore della Vergine Immacolata – anche se non possiamo far coincidere la sua predicazione con il dogma dell’Immacolata assai più recente – la cui solennità cade proprio il giorno successivo alla sua memoria. Egli sostiene la perpetua verginità di Maria e la sua santità perfetta in molti passi dei suoi scritti. Riprendiamo solo alcune frasi molto significative. «Maria non fu sollevata dalla caduta, ma fu preservata dalla caduta. Cosa, vi chiedo, è più nobile, migliore e più santo della Madre di Dio?». Nel commento al salmo 118 la definisce «Vergine integra, per grazia, da ogni macchia di peccato». E parlando dei patriarchi e profeti dell’Antico testamento così scrive: «di questo gregge santo solo la santa Maria fu pecorella immacolata e intatta, ella che contro le leggi della natura generò quell’agnello purpureo che è Cristo».
Le intuizioni di sant’Ambrogio precedono di quindici secoli la proclamazione del dogma dell’Immacolata avvenuta l’8 dicembre 1854 per opera del papa Pio IX. Concludiamo con due brevi testi tratti dall’opera De Virginitate. Il primo brano è una bellissima invocazione a Gesù: «Noi ti seguiamo, Signore Gesù: ma chiamaci, perché ti seguiamo. Senza di te nessuno potrà salire. Tu infatti sei la via, la verità, la vita, la possibilità, la fede, il premio. Accogli i tuoi: sei la via; confermali: sei la verità; vivificali: sei la vita» (13,77). Il secondo testo è un celebre passo rivolto alle vergini (che come vescovo, curava in modo particolare): «Cristo è tutto per noi: se desideri risanare le tue ferite, egli è medico; se sei angustiato dall’arsura delle febbre, egli è fonte; se ti trovi oppresso dalla colpa, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è potenza; se hai paura della morte, egli è vita; se desideri il paradiso, egli è via; se rifuggi le tenebre, egli è luce; se sei in cerca di cibo, egli è nutrimento» (16,99).

Maria angela S.