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SAMUELE, L’AMATO DEL SIGNORE.
UNA FIGURA DI “TRANSIZIONE”
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Il canone biblico dedica due libri alla figura di Samuele: il primo di 31 capitoli, il secondo di 24. Portano il suo nome perché nell’antichità la stessa tradizione giudaica riteneva che Samuele ne fosse il reale autore.
Questa convinzione testimonia l’importanza di questa figura – citato nell’Antico Testamento 123 volte e 3 nel Nuovo Testamento – e invita a leggere questi due libri come profezia.
Per questa ragione i due libri di Samuele sono considerati nel canone ebraico “profeti anteriori”, cioè testi che interpretano la profezia come lettura della storia con gli occhi di Dio e la stessa storia come Parola di Dio.
Nell’ordine della Bibbia cattolica sono posti tra i “libri storici”, quindi li si considera come un’opera teologica che, in forma narrativa, legge alla luce delle fede gli eventi della storia d’Israele che riguardano il tempo dei Giudici che sta per tramontare; l’inizio dell’epoca monarchica e la nascita della profezia, che si articolano in tante narrazioni.
Tra questi il sorgere del regno, con la scelta e unzione di Saul; il suo rigetto. E poi l’unzione di Davide come re secondo il cuore di Dio e le sue imprese, come l’uccisione di Golia (1Sam 16,3). Segue l’ascesa al trono di Davide, che conquista Gerusalemme e vi introduce l’arca santa; la promessa di Dio a Davide di una discendenza; l’unificazione di Giuda e Israele sotto la sua guida; e, infine, le tragiche vicende della successione al trono dei suoi figli fino al regno di Salomone.

La parola di Dio era rara… e la corruzione dilagava

Il contesto religioso è precario: «La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti» (1Sam 3,1). Il Signore tace e il suo silenzio, simile al venir meno della luce (cfr. 1Sam 3,1-3), disorienta gli animi.

Il Signore tace perché non c’è più chi lo ascolti. Il popolo è impegnato in lotte interne alle loro tribù; i sacerdoti Cofni e Pincas, figli di Eli, sono perversi: non riconoscono il Signore e abusano delle donne che prestano servizio all’ingresso della tenda del convegno (cfr.1Sam 2,12-14. 22). E neanche ascoltano l’anziano padre che li rimprovera accorato (cfr.1Sam 2,22-25).
Alla decadenza morale dei capi religiosi corrisponde la perdita di identità religiosa del popolo, che a contatto con la cultura agricola, sedentaria e organizzata di Canaan – diversa da quella pastorale propria – arriva a chiedere la guida di un re perché vuole “essere come gli altri popoli” (cfr. 1Sam 8,5). Il popolo eletto aveva dimenticato che «Il Signore lo guidò da solo, non c’era con lui alcun dio straniero»! (cfr. Dt 32,12).
È l’eterna tentazione della “mondanizzazione” (papa Francesco) che acceca gli occhi della mente e del cuore dei credenti!

Un inizio che è sintesi della storia narrata

Il primo libro di Samuele si apre con la presentazione o meglio, il confronto di due famiglie: quella del sacerdote Eli e quella di Elkana.
Le due storie sembrano una sintesi o specchio della storia che verrà narrata nei due libri di Samuele.
Da una parte vi è la famiglia di Eli che si avvia allo sfacelo e lui, in quanto sacerdote, vive a servizio del culto, custodisce il tempio e ne gestisce le liturgie.
La sua religiosità è, tuttavia, senza vita: rigida e ripetitiva delle solite cerimonie e sacrifici rituali. Eli non ha familiarità con la parola di Dio, rara in quel tempo, e i suoi occhi si stavano indebolendo in quanto la sua vista morale era annebbiata.
Dall’altra vi è la famiglia di Elkana con le sue due mogli: Anna e Peninna. La prima è sterile ma fiduciosa in Dio che può farle grazia; l’altra è feconda ma arrogante.
Elkana tutti gli anni, con le sue mogli, come ogni buon fedele, compie il pellegrinaggio nel santuario di Silo. Proprio a Silo, dove opera il sacerdote Eli, inizia la nuova storia: dalla famiglia di Elkana sorge “l’uomo di Dio” che guiderà gli eventi secondo Dio.
Il punto di forza proviene da Anna, la moglie sterile che non si rassegna alla sua sterilità. Ella, quando giunge a Silo, senza timore di essere giudicata dal sacerdote prega il Signore con insistenza per essere liberata dalla sterilità che la fa sentire maledetta. La sua preghiera trasforma la sterilità, segno di morte in vita, la maledizione in benedizione.
Esaudita da Dio, partorisce Samuele che, come promesso, lo offre come dono al Signore che glielo aveva donato.

Era gradito al Signore e agli uomini

La definizione che meglio si addice a Samuele è di essere “figlio della preghiera” come il nome, impostogli dalla madre, “domandato a Dio” afferma (cfr. 1Sam 1-19-20), sebbene non corrisponda in realtà alla etimologia ebraica.
La nascita di Samuele suscita quel canto di lode che anticipa il Magnificat. Anna, come canterà anche la Vergine Maria, esalta Dio che innalza gli umili e confonde i forti; rende feconda la donna sterile e cambia le sorti dei popoli.
Samuele, a differenza dei figli di Eli dalla condotta immorale, cresce nel tempio presso il Signore: «Invece il giovane Samuele andava crescendo ed era gradito al Signore e agli uomini» (1Sam1,26; cfr. Lc 2, 52).
Come non notare che mentre il canto di Anna rimanda a Maria, il piccolo Samuele nel tempio ricorda Gesù? Qui, durante la notte, con la lampada che sta per spegnersi, perché nessuno l’alimentava – tutti simboli che rimarcano la cecità spirituale del popolo – il Signore lo chiama per tre volte.
Il fanciullo, non avendo esperienza della Parola, stenta a capire da dove la voce provenisse: «In realtà Samuele fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore» (1Sam 3,7). Corre timoroso da Eli pensando che possa averlo chiamato lui, ma Eli, “professionista del sacro”, inesperto dell’ascolto della Parola (cfr. 3.2), stenta ad aiutarlo.
Alla terza chiamata, finalmente, gli suggerisce di rivolgersi direttamente al Signore con la preghiera: «Parla Signore che il tuo servo ti ascolta» (cfr. 1Sam 3,9).
Samuele accoglie la parola di Dio anche se dovrà comunicare proprio a Eli parole che lo faranno soffrire (cfr. 1Sam 3,11-19).
Tutta la sua vita sarà determinata dalla parola di Dio come afferma il testo: «Samuele acquistò autorità poiché il Signore era con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole» (1Sam 3,19).
Il ragazzo che impara ad ascoltare la parola di Dio diventerà l’adulto che parla le parole di Dio: «Tutto Israele seppe che Samuele era stato costituito profeta del Signore» (3,20).
Samuele “preso” dalla parola di Dio si pone al suo esclusivo servizio e la trasmette fedelmente, anche quando dovrà annunciare, a costo della vita, come succede ai profeti, cose che non vorrebbe mai pronunciare (cfr. Ger 20,9).

Una figura di transizione

Il cardinale Carlo M. Martini definì Samuele una figura di “transizione”, proprio perché dovette far transitare il popolo dall’epoca dei giudici a quella della monarchia ed insegnare a distinguere l’autorità religiosa-sacerdotale da quella laico-politica.
Svolse questo compito grazie alla sua personalità ricca e autorevole che gli consentì di compiere il ruolo del profeta (1Sam3,20), del giudice (1Sam 7,15), dell’intercessore (1Sam 7,2-14; 1Sam 12,23; 15,11) e del sacerdote (1Sam 7,9).
Il libro del Siracide (46,13-20) ne tesse un elogio straordinario:
«Samuele, amato dal suo Signore, profeta del Signore, istituì la monarchia e unse dei prìncipi sul suo popolo. Secondo la legge del Signore governò l’assemblea e il Signore volse lo sguardo benevolo su Giacobbe. Per la sua fedeltà si dimostrò profeta e per le sue parole fu riconosciuto veggente degno di fede. Egli invocò il Signore, il Sovrano, quando i nemici lo premevano all’intorno, con l’offerta di un agnello da latte. Il Signore tuonò dal cielo e con grande fragore fece udire la sua voce; sterminò i capi degli abitanti di Tiro e tutti i prìncipi dei Filistei. Prima dell’ora del suo sonno eterno attestò davanti al Signore e al suo unto: «Né denari né sandali ho preso da alcuno», e nessuno poté contraddirlo. Ancora dopo che si fu addormentato profetizzò, predicendo al re la sua fine; anche dal sepolcro levò la sua voce per cancellare con una profezia l’iniquità del popolo».

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

1) Leggi i primi tre capitoli del primo libro di Samuele e sottolinea i contrasti tra la famiglia di Eli e di quella di Elkana. Domandati che cosa e chi favorisce la nascita della novità Dio?

2) Samuele, nato dalla preghiera di una donna sterile, che traghettò il popolo di Dio in una nuova epoca chi e quali situazioni della nostra storia ti ricorda? Vedi un richiamo con Giovanni XXIII, il Papa anziano definito della “provvisoria transizione” che con il Concilio Vaticano II “traghettò” la Chiesa verso il terzo millennio? Specifica alcuni richiami.

3) Quale logica di Dio questo confronto ti richiama? Dio che fa fiorire il deserto e rende fertile la donna sterile? Dio che «ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti» (cfr. 1Cor 1,27)? Il nostro fondatore che scrive: «Sento la gravità, innanzi a Dio ed agli uomini, della missione affidatami dal Signore; il quale se avesse trovata persona più indegna ed incapace l’avrebbe preferita»? (AD 351). Che cosa comunica questo stile di Dio alla tua vita?

Suor Filippa Castronovo, fsp