Home| Chi siamo| Cosa facciamo| Perchè siamo nate | Spiritualità| La nostra storia | Libreria| Fondatore|Famiglia Paolina| Preghiere |Archivio | Links | Scrivici | Area Riservata |Webmail | Mappa del sito

 

Parola del Fondatore Parola del Papa Studio Recensioni Articoli

 

TRA MARTA E MARIA

 

Carissime Annunziatine,

il periodo estivo ci ha dato occasione – speriamo almeno per la maggior parte di noi – di ritemprare le nostre membra ma anche di ravvivare le nostre anime dopo un periodo faticoso e “complicato”. Ora ci disponiamo a riprendere impegni e attività con rinnovata freschezza di cuore. Ci auguriamo di superare finalmente anche le limitazioni e le difficoltà che la pandemia ci ha imposto negli ultimi anni e di continuare a crescere nell’unione alla volontà di Dio.
Riprendere gli impegni della vita ordinaria, non significa affatto che le cose dello spirito vanno messe da parte. La vita cristiana è sempre tesa verso il Cielo e verso l’armonia, non è mai contrapposizione di elementi inconciliabili. La santità, infatti, è armonia di grazia e quotidianità.
Nella predicazione, ancora oggi, si tende a mettere in contrapposizione la dimensione spirituale con quella umana. Ma questa non è una visione autenticamente cattolica (in parte questo è vero per la visione protestante).
San Francesco di Sales insegna che ogni condizione ed ogni stato nella società può essere vissuto con la giusta “devozione”. Il cristiano in ogni situazione e in ogni luogo è chiamato alla santità.

Marta e Maria sono sorelle

Nel vangelo di Luca si racconta dell’episodio di Marta e Maria a Betania e dei preparativi per il desinare (Lc 10,38-42).
I Padri della Chiesa nel commentare questo brano partivano con l’osservare che Marta e Maria sono sorelle, dunque sono strettamente legate e non contrapposte. Quindi il brano va letto come l’insegnamento di Gesù a dare il giusto valore a quello che facciamo, è un invito a crescere verso “cose migliori”.
In qualche modo ciascuno di noi è raffigurato sia nella figura di Marta sbuffante e indaffarata, che in quella di Maria distratta e tutta presa dall’ascolto di Gesù. Anzi spesso passiamo da una modalità all’altra senza neppure rendercene conto.
Il bellissimo commento di sant’Agostino, che leggiamo nel giorno di santa Marta, ci invita a

ragionare a partire dal Paradiso. Lì tutto il nostro operare non sarà più necessario, perché saremo così strettamente uniti a Gesù che non avremo più opere da compiere. È vero... ma finché siamo in questa terra dobbiamo darci da fare, altrimenti non “meriteremo” la gioia eterna del Paradiso.

Con gli occhi di Pietro

Scrutando la Scrittura è sempre utile entrare nella scena stessa delle pagine della Bibbia. Qui è divertente pensare alla faccia di san Pietro (ma anche degli altri discepoli) intanto che Gesù dolcemente rimprovera Marta.
Un personaggio molto concreto come lui avrà guardato Marta con occhi molto benevoli, considerando anche i tanti rimproveri che lui stesso ha ricevuto. E poi... chissà che buoni manicaretti stava preparando e che poi avrebbero gustato e a cui non desiderava affatto rinunciare, come del resto gli altri discepoli.
Il parallelo di Pietro e Marta risulta molto calzante e ci aiuta a comprendere meglio il racconto. Pensiamo al giorno dopo l’esperienza del Tabor, Simon Pietro si mette a dare consigli a Gesù su come deve predicare: vuole insegnargli come deve fare il maestro! Per questo Gesù lo rimprovera molto aspramente, invitandolo ad “andare dietro”.
Questo comando fa vedere, sperimentare a Pietro che è il Maestro colui che insegna la strada, che è il Signore che deve guidare i servi... e non il contrario.
Ne consegue che anche se a Pietro la via della passione e della croce non piace, tuttavia non vuole stare lontano dal suo Maestro e, mesto, accetta il rimprovero.
Tornando all’episodio di Betania, è utile riflettere (come ben descritto da Giovanni) che Lazzaro, Maria e Marta sono cari amici di Gesù, sin dall’inizio della sua predicazione. Quando le due sorelle chiedono a Gesù di venire a Betania poiché Lazzaro sta male esse mandano a dire: “Vedi Signore, colui che ami (phileis) sta male” (Gv 11,3).
È interessante osservare come l’evangelista Giovanni annoti: “Gesù amava (egapa) Marta, e sua sorella e Lazzaro” (Gv 11,5). Anche qui è il termine usato da Gesù rivolto a Pietro “Simone di Giovanni mi ami (agapas) tu più di costoro?” (Gv 21,15).
È interessante anche osservare che viene messo per primo il nome di Marta. Dobbiamo riconoscere che il rimprovero è rivolto a qualcuno che è molto amato da Gesù.

Quando diamo consigli …

Ma allora qual è il vero rimprovero che Gesù fa a quelli che ama? Un errore di prospettiva: non siamo uniti alla sua volontà. Per costringere i fratelli a fare quello che desideriamo chiediamo a Gesù che faccia la nostra volontà!
Anche se con le migliori intenzioni, Marta sta dando ordini al Maestro su cosa deve fare, anziché ascoltare il suo insegnamento. Questo atteggiamento non è molto differente dal rimprovero fatto a Pietro (Mt 16,23; Mc 8,33).
Quante volte anche noi chiediamo al Signore che faccia fare ai nostri fratelli o alle nostre sorelle quello che noi riteniamo giusto?
Allora meglio comprendiamo la dolcezza ed insieme la profondità del rimprovero che Gesù fa a Marta e a tutti quelli che sono profondamente amati da Lui. Sono le anime che sono molto vicine al Maestro, ma non sanno unirsi alla sua volontà divina, perché hanno disegni e progetti molto terreni e diversi da quelli di Gesù.
Quante volte anche noi ci comportiamo allo stesso modo? Siamo così presi dalle nostre idee e dalle nostre preoccupazioni che non ascoltiamo più il nostro Maestro.
Il rimprovero non riguarda la superiorità della vita attiva rispetto ad uno stile di vita “contemplativa”, quanto piuttosto il fatto che anche i buoni cristiani pur conoscendo le parole di Gesù non riescono a fare pienamente la volontà di Dio e a desiderare il regno dei Cieli prima delle cose della terra, anche se buone.
Ci consola però il comportamento di Gesù, sia riguardo a Marta che riguardo a Pietro, perché il suo amore sorpassa i nostri limiti. Gesù vuole che siamo tanto immersi nel suo amore da diventare simili a Lui, anche quando dimostriamo che ne siamo assolutamente incapaci con le nostre sole forze.

Don Gino