Home| Chi siamo| Cosa facciamo| Perchè siamo nate | Spiritualità| La nostra storia | Libreria| Fondatore|Famiglia Paolina| Preghiere |Archivio | Links | Scrivici | Area Riservata |Webmail | Mappa del sito

 

ELIA, IL PROFETA
CHE STA DAVANTI A DIO

 



Elia, tra i profeti “non scrittori” che la Bibbia ebraica chiama “profeti anteriori”, è sicuramente quello che ha segnato la storia del profetismo biblico.
I profeti anteriori narrano la storia del popolo d’Israele dall’insediamento nella terra promessa fino alla caduta della monarchia e comprendono: Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele e i due libri dei Re.
Sono ritenuti “profetici” perché, secondo la tradizione ebraica, gli autori di questi libri, leggono la storia dal punto di vista di Dio. Sono detti “anteriori” perché vengono prima di quelli classici. Il canone cattolico li considera libri storici.

Il ciclo di Elia

La presenza di Elia è narrata nei due libri dei Re nel “ciclo di Elia” (1Re 17,1 - 2Re 2,18).
Il profeta Elia, per il suo modo di operare lontano dalla nostra mentalità, può apparire “bizzarro”. Non a caso lo studioso ebreo E. Weisel afferma: «Ogni qual volta Elia entra in scena, le cose sono destinate a esplodere».
Elia è un grande profeta di Dio che, nel vivere al suo servizio, compie un pellegrinaggio di fede che lo libera dal suo innato protagonismo e dalla mentalità rigida e pian piano lo conduce all’abbandono radicale.
Il nome “El è Jah” significa “Il Signore è il mio Signore” ed indica che Elia è pervaso dallo zelo per il monoteismo biblico.
A differenza dei profeti scrittori sappiamo poco della sua origine. Appare dopo il riassunto negativo del regno di Acab (1Re 16,29-33) senza alcuna introduzione: «Elia, il Tisbita, da Tisbe di Galaad, disse ad Acab…» (1Re 17,1).

Non conosciamo la storia della sua vocazione, né la sua genealogia. Così come misteriosamente appare altrettanto misteriosamente scompare, rapito in cielo come avvenne per Enoc (Gen 5,25).
L’unica certezza è la data del ministero profetico che svolge nel regno del Nord ai tempi dei re Acab nel secolo IX (fra l’874 e l’841 a.C.). Il re Acab aveva sposato Gezabele, figlia del re di Sidone, che trascinò il popolo nel culto di Baal.
Il pericolo era grave perché gli israeliti, sicuri di essere fedeli al loro Signore, prestando culto anche a Baal, vivevano un sincretismo religioso pericoloso. Mentre Elia vive solo per Dio come in un culto continuo: «Per la vita del Signore Dio d’Israele, alla cui presenza io sto» (1Re 17,1; 18,15).
La sua importanza è indiscussa: la Bibbia lo pone accanto a Mosè. Entrambi sono pilastri del monoteismo: Mosè è alle sue origini (Es 3,15); Elia lo salva dalla morte. Come Mosè anche Elia fa esperienza di Dio sul monte Horeb (Es 3,1-6; 1Re 19, 8-14) e come Mosè (Dt 34,5-6) scompare in modo misterioso (2Re 2, 8ss).
Elia è l’uomo di Dio (1Re 17,18.24; 2Re 1,9-13) che con Abramo, Mosè e Davide fa parte dei quattro personaggi più ricordati nella Bibbia. La sua azione profetica apre il sentiero alla predicazione dei profeti del Nord, Osea e Amos.
Presente in tutta la Bibbia riceve le lodi dal Siracide: «Allora sorse Elia profeta, simile al fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola...» (48,1-11; 49,9). È ricordato nel primo libro dei Maccabei: «Elia nel suo acceso zelo per la legge fu elevato fino al cielo» (1Mac 2,58). Infine Malachia, l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento, annunzia l’intervento di Elia, e non di Mosè, benché li ricordi entrambi (Mal 3,22-24).
Nel Nuovo Testamento Elia è citato esplicitamente 29 volte. È uomo di preghiera (Gc 5,17 ); accusatore d’Israele peccatore (Rm 11,2; cfr. 1Re 19,18); colui che invoca il castigo (Lc 9,54; 2Re 1,10-12); il profeta beneficato dalla vedova di Sarepta e suo benefattore (Lc 4,25-26); è identificato da Gesù con Giovanni Battista: Mt 11,14; 17,10-12; Mc 9,11-13; Lc 1,17; (nel quarto Vangelo non è identificabile con Giovanni Battista: Gv 1,21.25); appare con Mosè, accanto a Gesù, nella trasfigurazione (Mt 17,3-4; Mc 9,4-5; Lc 9,8.19); identificato con Gesù (Mt 16,14; Mc 6,15; 8,28; Lc 9,8.19); secondo i presenti, Gesù dalla croce invoca Elia: Mt 27,47.49; Mc 15,36. Gesù applica a Giovanni Battista il motivo del ritorno di Elia (Mc 9,13; Mt 17,10-13).

Racconti sapientemente collegati

La narrazione delle sue gesta può dare l’impressione di un amalgama disordinato. Numerosi studi mostrano che il testo possiede, invece, una organizzazione interna precisa e coerente, dove ogni particolare sfiora una connotazione mistica.
Tralasciando le numerose e acute conclusioni degli esegeti, notiamo, ad esempio, che la storia inizia presso il torrente Kerit che è di fronte al Giordano (1Re 17,1-7) e termina presso il fiume Giordano (2Re 2,1-14). Tra il piccolo fiume dell’inizio e quello della fine ci sono i monti, il Carmelo, dove Elia sfidando il culto al dio Baal mostra l’unicità del Dio dei padri e l’Horeb dove si arrende a Dio che scopre diverso dalle sue certezze.
Le narrazioni che lo riguardano si presentano in questa successione:
• Prologo: Elia si presenta da Acab e decreta la siccità (1Re 17,1),
Si reca presso il torrente Kerit (1Re 17,2-7),
Giunge a Sarepta, dove una vedova lo sfama e alla quale riporta in vita il figlio (1Re 17,8-24),
Sul monte del Carmelo sfida Baal e vede finire la siccità (1Re 18 1-45),
Perseguitato fugge a Bersabea nel deserto e sull’Horeb fa l’esperienza di Dio (1Re 19,1-18),
Sceglie il discepolo Eliseo (1Re 19,19-21),
Denuncia Acab e Gezabele per la vigna che sottraggono a Nabot (1Re 21),
Agisce contro Acazia e i capi di cinquanta (2Re 1),
Discende al Giordano e dove viene rapito al cielo sul carro di fuoco (2Re 2,1-14),
• Epilogo: Come per Mosè è vana la ricerca del corpo di Elia (2Re 2,15-18),
La parte centrale è costituita dal capitolo 19 e i capitoli 17 e 18 servono a far capire la crisi spirituale che quest’uomo pieno di zelo per Dio vive nel momento glorioso.

Il simbolo che lo rappresenta è il fuoco: ama armeggiare con il fuoco quando deve combattere (cfr. 1Re 18,38; 2Re 1,10.12.14); di sé stesso proclama: «sono

pieno di zelo» (1Re 19,10.14); alla fine della vita ascende al cielo avvolto in un turbine di «un carro di fuoco e cavalli di fuoco» (2Re 2,11).
Il libro del Siracide, nell’elogio degli antenati, così lo caratterizza: «La sua parola bruciava come fiaccola» (Sir 48,1).
La comparsa di Elia (1Re 17,1-7)
Elia di sua iniziativa si presenta al re Acab come “uno che sta alla presenza di Dio” per avvertirlo che nel paese non vi sarebbe caduta la pioggia (“finché non lo dirò io” 1Re 17,1). La minaccia è molto severa perché senza pioggia non c’è raccolto e senza cibo non c’è vita.
Elia, in realtà, lancia una sfida al dio Baal, il dio della pioggia a cui Israele rendeva culto, dimenticando che solo il Signore comanda e apre i cieli. A causa di tale minaccia è costretto a fuggire dalla presenza del re.
Per ordine di Dio si reca presso il torrente Cherit (1Re 17,2). Ed ecco che proprio qui, il profeta inizia il suo cammino purificazione. Come un pellegrino prima di arrivare alla meta, sperimenta la stanchezza, la fame, la sete e vive eventi di cui deve darsi ragione.
Attraverso questi eventi, che a noi lettori appaiono carichi dell’ironia divina, Dio lo purifica dalle sue vedute umane e lo fa crescere nella fede secondo la sua logica (cfr. Is 55,8).
Solo presso il torrente ha fame: Dio gli manda il cibo in modo strano e scandaloso: «I corvi gli portavano pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera» (17,6). L’ironia di Dio è evidente, in quanto i corvi sono animali impuri e immondi (Lev 11,15) perché si nutrono di carogne! (Tuttavia si veda il Sl 147,9 dove si dice che Dio provvede ai piccoli del corvo).
Come se non bastasse, venendo a mancare la pioggia come aveva lui stesso profetizzato, il torrente si prosciuga (cfr. 1Re 17,2-7) e non ha acqua da bere.
Il testo pone due domande: Il profeta assetato sta partecipando alla sorte del popolo che senza acqua rischia la vita? Oppure è vittima della sua stessa minaccia di siccità perché Dio non gliela aveva comandato? Di sua iniziativa disse: «Non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo comanderò io» (1Re 17,1b). L’umorismo di Dio è evidente.
Nel Nuovo Testamento Gesù, al contrario di Elia, affermerà che «Dio fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45).
Le sorprese di Dio verso Elia non cessano. Dopo aver accettato il cibo dai corvi, è costretto a domandare il cibo a una povera vedova che fa parte delle categorie indifese (cfr. Dt 27,19; Ger 7,6; cfr. Mc 12,41-44) e in territorio pagano. Lo vuole Dio che gli dice: «Àlzati, va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti» (1Re 17, 8).
Anche la vedova vive il paradosso di Dio: poverissima, deve sfamare sé stessa, il figlio e uno straniero che come uno di casa, le chiede: «Dammi del pane dalle tue mani» (1Re 17,11). Dopo le sue resistenze, Elia ribadisce: «Prima però prepara una piccola focaccia per me» (1Re 17,13). La vedova si fida del Dio di Elia che non le avrebbe fatto esaurire né farina né olio: «Quella andò e fece come aveva detto Elia» (1Re 17,14).
Il cibo non viene a mancare ma muore il ragazzo. La vedova, angosciata, accusa Elia di tradimento. Il profeta con la preghiera insistente glielo riporta in vita. La vedova identifica Elia come “uomo di Dio” la cui parola è secondo Dio: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità» (17,24).

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

1) Elia che di sua iniziativa minaccia la siccità si mette al posto di Dio. Capita anche a me, dinanzi a situazioni che non condivido, di imporre il mio punto di vista come se fosse parola di Dio?

2) Dio lo “educa” e lo “protegge” in modo “bizzarro”: con il cibo che gli fa portare dai corvi e l’aiuto di una povera vedova. La “mano di Dio su di Lui” (cfr. Ez 1,3) appare paradossale! Il nostro Fondatore che ne fa esperienza, scrive: «La nostra vita è sempre nelle mani di Dio… Ho sentito la mano di Dio; mano paterna e sapiente, nonostante le innumerevoli insufficienze…» (UPS, nn. 14 e 17). Anche io vedo “la mano di Dio su di me” nelle situazioni che non capisco? Le supero affidandomi alla guida sapiente di Dio o mi ostino a credere nelle mie ragioni?

Suor Filippa Castronovo, fsp