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Perché parlare del cuore con il cuore? Perché chi conosce il proprio cuore è “signore” di se stesso e della vita.
Quindi, dedicare tempo per conoscere cosa attraversa il nostro cuore, riflettere su cosa lo abita e quali sono i suoi stati emotivi, a quali ansie, passioni, tristezze, debolezze è più frequentemente soggetto... vuol dire prendersi cura dell’uomo e della donna che è in ciascuno di noi.
Ci sono situazioni in cui il battito cardiaco non è regolare a causa appunto degli stati interiori ed esteriori che ne alterano il ritmo.
Madre Maria Emmanuel Corradini, Abbadessa del Monastero Benedettino San Raimondo in Piacenza, nel libro “Che battito ha il mio cuore?”, delle Edizioni San Lorenzo, parte da alcune malattie dell’anima che rendono il cuore bradicardico: la tristezza, la tiepidezza, l’accidia, la noia.
Il rimedio più efficace rimane comunque la preghiera, affiancata da un programma di vita che smuove la volontà.
Iniziare e portare a termine un lavoro perché altri possano usufruirne. Pregare ad alta voce, uscire, andare a visitare una persona che sappiamo essere sola.
È bene chiedersi con sincerità: ho voglia di guarire dalla tristezza che mi abita? Qual è l’impulso che può cambiare la mia vita, da una vita mediocre, piena di sensi di colpa, a una vita che si apre alla speranza, alla gioia?
Sentire su di sé la Misericordia di Dio. Il battito giusto è dunque il battito di misericordia: smettiamola di giudicare e cominciamo a perdonare. Se non perdoniamo, se aspettiamo che siano sempre gli altri a dare il perdono non avremo in noi la vita di Cristo. La Misericordia è proprio il regalo che fa battere il cuore all’unisono. Maria e Giuseppe hanno vissuto l’esperienza del rifiuto, della chiusura, eppure non c’è lamento sulle loro labbra, silenziosamente pregano e si affidano. |