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PRESSO IL TRONO DI GRAZIA

Carissime Annunziatine,
per tanti secoli nel Messale Romano all’inizio della Preghiera Eucaristica (al Te igitur), sulla sinistra c’era una immagine – conosciuta anche come Trono di Grazia – dove viene rappresentato Gesù sulla croce, sorretto dal Padre, mentre “emette lo Spirito” come una colomba, dal suo costato sgorga un fiotto di sangue che ricolma un calice, e sotto la croce Maria e Giovanni. È una immagine insieme Eucaristica e Trinitaria. Il Concilio di Trento stabilì che questa immagine fosse stampata sui Messali in modo da ricordare al sacerdote il mistero che stava per celebrare: l’Eucarestia è il Mistero della Croce, offerta incruenta del Sacrificio di Gesù per la nostra salvezza. Tutti i paolini e le paoline (poiché associati allo zelo, cioè alla missione sacerdotale) dovrebbero “contemplare” il mistero di Gesù in Croce. E contemplando, dunque, desiderare ardentemente di partecipare a questo mistero che viene celebrato sull’altare.

Il mulino mistico

Nel Medioevo l’Eucarestia è anche indicata come “mistico mulino” – immagine che indica anche la Chiesa – poiché si riferisce a quel processo che dal “seme che muore” arriva a diventare “pane eucaristico”, “cibo degli angeli”. Per avere il pane da offrire nella Messa bisogna che il seme di grano, raccolto e vagliato, sia immesso nella oscura mola del mulino per divenire farina immacolata che poi, unita all’acqua pura e passata nella fiamma ardente, diviene pane per l’offerta eucaristica. Quel “mulino” è la croce. Il “mulino mistico” diventa così immagine della Volontà divina (è il Padre che sorregge la croce), che pur d’amore infinito, rimane oscura e incomprensibile ai nostri occhi. Ma non è solo la Croce il mistero a cui si allude, poiché oltre che immagine eucaristica è anche contemplazione del mistero di Maria. La carne di Gesù viene dalla Vergine Immacolata che, abbandonandosi fiduciosa alla Volontà divina, la compie in tutta la sua vita immergendosi ed associandosi a questo eterno Mistero d’Amore. Maria è Madre nell’Annunciazione, donando col suo sì tutta se stessa, affinché il Verbo Eterno potesse incarnarsi, avere un corpo che si potesse vedere e toccare, ed infine questo corpo fosse offerto sulla croce in sacrificio di redenzione. Ma doveva – perla richiesta di Gesù dalla

croce – essere madre anche di ogni cristiano che, obbediente alla volontà di Dio, deve diventare “farina”, cioè materia dell’Eucaristia.

Uniti nel sacrificio

Noi “partecipiamo” al mistero della Croce. Solo Gesù è l’offerta perfetta e gradita al Padre. Noi doniamo il nostro nulla uniti al Tutto, per diventare partecipi dell’Amore nell’unica offerta al Padre. Il nostro sì, unito alla Chiesa tutta e immerso nel sì purissimo e immacolato di Maria, partecipa al sacrificio Eucaristico. Cristo ha reso perfetta la sua offerta una volta per sempre (cfr. Eb 9,11ss) ma, come dice san Paolo («do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa» Col 1,24), manca ancora la nostra partecipazione in Cristo al mistero della salvezza. Nella Celebrazione Eucaristica, dalla Chiesa e da Maria nostra madre, siamo introdotti nell’Unità d’Amore che è Dio Uno e Trino. L’offerta del Sacrificio Eucaristico deve essere come quella della Santa Vergine: tutta per Dio, solo per Dio, per essere unificata in Dio. Cristo è sommamente Via al Padre, questa è la salvezza, Via-Unità in Dio stesso cioè nella Trinità Una. Gesù è l’offerta unica a Dio e dono perenne d’amore delle Tre divine persone, per essere inverati, unificati, vivificati. Cioè ricevere la Verità del Verbo, ricevere la pienezza dell’Unità col Padre fonte di ogni essere e, vivificati dall’Amore Eterno che si effonde in Grazia e grazie sulla Chiesa, su ogni vivente che non pone ostacolo alla grazia (cfr. Gv 1,12).

Sotto la croce nascosti nel cuore di Maria

Questo Mistero lo contempliamo in ogni Eucarestia, ma siamo invitati a farlo in modo particolare nel Triduo Santo di Pasqua, a contemplarlo in Gesù crocifisso. Questo mistero ci atterrisce, certo, se pensiamo di farlo con le nostre forze falliremo e fuggiremo via come fecero tutti i discepoli sul Golgota. Ma Dio nella sua misericordia ci ha donato una via per cui possiamo sostare presso la Croce e unirci a questo Mistero: Maria. Maria sotto la croce ha ricevuto una nuova maternità, per la Chiesa, per ogni uomo ma, in particolare, come l’apostolo Giovanni, per i piccoli che sanno nascondersi nel Cuore di colei che il Divin Maestro dalla Croce ci ha dato per Madre. Ai piedi della Croce possiamo restare, anche quando c’è buio su tutta la terra, solo restando nascosti nel cuore della Madre nostra celeste. Da lei possiamo imparare a lasciarci frangere nella mola dell’Amore e della Volontà di Dio, ad essere associati anche noi – nella nostra carne, nella nostra anima e nel nostro spirito – alla sua immacolata offerta d’amore per tutte le anime. Gesù dalla croce ha detto: «Padre, perdona loro…» (Lc 23,34). E Maria continua a supplicare e impetrare per i suoi figli, quelli che continuano a crocifiggere il suo Unigenito, ripetendo: Padre perdona questi miei figli, perché non sanno quello che fanno, sono grandi peccatori ma poveri “conoscitori”, se comprendessero Colui che hanno davanti, se lo riconoscessero… diventerebbero suoi adoratori in Spirito e verità (cfr. Gv 4,21-24). Allora possiamo prostrarci ai piedi di Gesù Crocifisso – Agnello immacolato svenato per amore – e manifestargli la nostra adorazione. Cioè riconoscere la sua divinità proprio quando si rivela così «sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto» (cfr. Is 52,14) e manifestargli il nostro grazie per averci donato tutto. Gesù continua a ricolmare con il suo sangue il calice eucaristico in ogni Messa, anche se siamo meritevoli di castigo per i nostri innumerevoli peccati. Infine, presso la Croce, possiamo manifestare il nostro amore a Colui che sta appeso sulla Croce e dal quale desideriamo di non essere mai strappati (cfr. Rm 8,35-39) perché la sposa sta dove è lo Sposo. Allora la Croce diviene, per l’anima confidente e nascosta nel cuore di Maria, un talamo nuziale.

Don Gino