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FEDELTÀ

 

Nel linguaggio corrente, è facile dare alla parola fedeltà un senso negativo, come di un atteggiamento di salvaguardia dell’amore dal tradimento, piuttosto che quello positivo di una crescita e di una pienezza d’amore. Invece la fedeltà non solo è una componente essenziale dell’amore, ma ne esprime il carattere perenne, il dinamismo, la crescita. L’amore vero comporta un’adesione costante e indistruttibile, perseverante nella durata nonostante le prove del tempo e le difficoltà che possono sorgere. L’amore esige, inoltre, l’impegno sincero a mantenere fede alla verità del rapporto e alla promessa di totalitarietà ed esclusività. L’amore è, quindi, l’anima della fedeltà e la fedeltà è la prova e l’espressione dell’amore. La Sacra Scrittura ci parla della fedeltà come della principale chiave per la lettura del rapporto tra Dio e il suo popolo. Nel contesto dell’Alleanza veterotestamentaria, esso indica l’atteggiamento di Dio che, liberamente e mosso solo dall’amore, si prende cura del suo popolo e lo chiama alla comunione con sé. L’immagine sponsale – usata soprattutto dai profeti – approfondisce la comprensione del legame d’amore che Dio stringe con il suo popolo. Una volta che Dio ha dato il suo amore non lo ritira più indietro. Dio non cambia nelle

sue scelte e al suo popolo (quindi a ciascuno di noi), chiede la stessa qualità d’amore. Ma non è mai un patto alla pari perché anche quando il popolo gli è infedele e lo tradisce con altri amanti (e il primo amante è sempre il nostro “io”) Dio continua a conservare il suo amore, anzi l’infedeltà lo rende geloso e lo porta ad amare ancora di più. Infatti, davanti all’incapacità dell’uomo di essere fedele, sarà Dio stesso, in Cristo, a portare la fedeltà nel cuore dell’umanità: in Cristo, che subisce la prova per venire incontro a quanti sono provati (cfr. Eb 2,18), l’umanità intera è rivestita della fedeltà di Dio e dice il suo “amen”. È bellissimo quel passo di san Paolo: “... tutte le promesse di Dio in lui (Gesù) sono diventate ‘sì’. Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro Amen per la sua gloria” (2Cor 1,20-21). Questo da parte di Dio, mentre da parte della persona la fedeltà si esprime nell’adesione piena all’amore di Dio che si manifesta nella sua volontà: chi osserva i comandamenti di Gesù dimora nel suo amore (cfr. Gv 15,10), e così anche noi se cerchiamo sempre l’obbedienza alla sua volontà. Questa fedeltà comincia dalle cosiddette “piccole cose” che noi spesso e volentieri trascuriamo e che invece sono manifestazioni della volontà di Dio nel momento presente, ed è proprio questo tipo di fedeltà che dispone all’abbandono fiducioso e a lasciarsi condurre dallo Spirito: “Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto” (Lc 16,10). La fedeltà è come il segno della capacità dell’amore di farsi, da realtà transitoria, come sarebbe nel nostro istinto, a decisione definitiva ed irrevocabile, tale da impegnare per tutta la vita.
E proprio questa attitudine ad affrontare e superare la sfida della durata rappresenta il suggello definitivo dell’amore. Ma non si capisce la fedeltà di Dio se non si lega la fedeltà alla libertà. C’è vera fedeltà là dove c’è pienezza di libertà. La virtù della fedeltà ci parla di un Dio che ci lascia liberi di aderire al patto. E, tuttavia, l’uomo senza fedeltà rischia di diventare vuoto, vanità, niente, simile agli idoli. E lo sperimentiamo ogni volta che siamo infedeli. Nella nostra vita dunque la fedeltà appare, nella sua realtà dinamica e creativa, come adesione ad un disegno d’amore che si realizza di giorno in giorno in modi sempre nuovi e forse imprevisti e inattesi; un disegno perseguito con costanza, nonostante gli ostacoli e gli eventuali sbagli.
La decisione di amare non è fatta mai una volta per tutte, va continuamente rinnovata. Oggi si direbbe che è un’avventura nella quale si scopre la novità perenne dell’amore di Dio. Ci si accorge che è lui che guida, lavora, purifica, fa crescere. È lui che, con il suo Spirito, viene in noi per rispondere alle sempre nuove chiamate che segnano il cammino della vita. Di qui la dimensione attiva e passiva insieme della fedeltà: da una parte la tensione nostra, sempre rinnovata, per rinnegare tutto ciò che non è Dio e per donargli completamente cuore, mente, forze; dall’altra, l’azione di Dio che viene incontro alla nostra debolezza e che prende l’iniziativa della nostra purificazione, della nostra vocazione, dell’itinerario della nostra vita spirituale. La fedeltà allora diventa una relazione viva e dinamica, un colloquio nel quale forse si dicono le cose di sempre, eppure fatte sempre nuove dall’amore.

Bruna P.