Parola del Fondatore | Parola del Papa | Studio | Recensioni | Articoli |
ESERCIZI PER RIPARTIRE
Carissime Annunziatine, ormai è il tempo dei santi Esercizi Spirituali. Essi sono santi per il frutto di santificazione che ne deve seguire e che si manifesta nella misura in cui lasciamo operare in noi, senza porre ostacolo, lo Spirito con la sua potente e soave grazia. Quest’anno sono particolarmente attesi e desiderati, considerato che lo scorso anno sono mancati. Per questo con fiducia chiediamo al Dio di ogni misericordia che ciascuna Annunziatina ne riceva abbondanti frutti spirituali… anche coloro che non potranno partecipare fisicamente. Gli Esercizi Spirituali annuali sono un appuntamento, ma soprattutto devono essere un incontro con Gesù, per stare in intimità con Lui… per poi ripartire avendo ricolmato il cuore, la mente e l’anima del Maestro Divino. In quest’incontro riposiamo in Lui, riflettiamo in Lui, ci esaminiamo in Lui. Venite in disparte voi soli Dai vangeli sappiamo che anche gli apostoli avevano bisogno di riprendere forze e rifocillare l’anima. «Ed egli disse loro: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’ ”» (Mc 6,31). Tornati lieti dalla missione gli apostoli sono gioiosi e stanchi. La carità che non si alimenta direttamente alla sorgente è come una lampada che illumina ma poi rimane senza l’olio… In questi giorni di “deserto spirituale”, il ritrovarsi con Gesù significa anche fare il bilancio della nostra vita spirituale. Il primo esame deve essere quello di non guardare a ciò che gli altri vedono, o a quanto abbiamo fatto o non fatto, ma piuttosto quanto la nostra anima è unita a Dio, quanto arde il nostro cuore d’amore per Gesù. Nell’Apocalisse, nella prima delle sette lettere, risuona un rimprovero: «Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore» (Ap 2,3-4). Ritengo che sia il rimprovero che riguardi in modo particolare le anime consacrate. Un cuore che non palpita più del suo primo amore diventa tiepido: né caldo, né freddo (come dice nella settima lettera, cfr. Ap 3,16). |
Non basta perseverare e sopportare, il Signore vuole che il nostro cuore arda, sia infiammato del suo amore per Lui (cfr. Ct 8,6). Se non siamo zelanti (Ap 3,19), il nostro apostolato diventa insipido. Il Maestro Divino nel vangelo ci chiede di essere fermento e sale della terra: ma un sale insipido non serve, un lievito freddo non lavora e il pane non lievita. Tempo di esami Durante gli Esercizi bisogna esaminarsi, si deve guardare la nostra vita, specie l’ultimo anno, in modo oggettivo per fare come un resoconto. Sì, dobbiamo presentarci al Signore che giudica, ma il suo è un giudizio d’amore. Così ci ammonisce nell’Apocalisse: «Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti» (Ap 3,19). Ma bisogna esaminarsi come un bambino che, tornando a casa anche se ha fatto qualche marachella, è certo che nessun rimprovero sarà più grande dell’amore della mamma. Poi dobbiamo analizzare la nostra vita con quella delicata apprensione che ha una fidanzata quando deve presentarsi al suo amato: “Sarò abbastanza bella ai suoi occhi?” e controlla: “C’è forse qualcosa in me che possa dispiacere al mio amato?”. L’esame più alto è sempre negli occhi e nel cuore di chi amiamo e ci ama. L’amante si specchia negli occhi dell’amato per lasciarsi amare. Inondati dal torrente infuocato dell’amore di Cristo, amiamo con la misura del suo amore… e non rimarremo certo tiepidi. Dunque, spalancare il cuore al Signore è il primo scopo degli Esercizi, poiché Egli desidera entrare nel nostro cuore. «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Se lo lasciamo entrare, ci colmerà della sua Parola, che riscopriamo sempre nuova nel suo Vangelo. Gli Esercizi non sono altro che lasciarsi modellare secondo quanto ci insegnano le pagine evangeliche. Vivere il vangelo è la nostra regola e le pagine del vangelo sono quello che ci deve modellare affinché possiamo essere graditi a Gesù, Dio umanato per amore dell’uomo. Riflettere significa letteralmente “specchiarsi”, ma l’unico specchio di cui non potremo fare mai a meno per esaminare la nostra vita interiore è lo sguardo misericordioso di Dio. L’unico prezioso libro di cui non potremmo fare mai a meno è il Crocifisso. Da lì Dio ci guarda con amore infinito: “Guarda con che amore ti ho amato!”. Come potremo ancora rimanere insensibili a tale amore! Come possiamo non lasciarci sconvolgere dal sempre nuovo e sorprendente amore di Dio! Nel Crocifisso il linguaggio del dolore si fonde in quello dell’amore. Il dolore ci spaventa, la croce ci atterrisce… Eppure le anime assetate di Dio qui trovano la fonte dolcissima dell’amore divino per le sue creature, la sorgente della grazia che sgorgando dal cuore del Crocifisso fa nascere e sempre dà nuova vita alla Chiesa e ad ogni anima desiderosa di dissetarsi dell’amore di Dio. Ripartire Dagli Esercizi Spirituali, infine, bisogna ripartire: non si può rimanere lì. Anche se fossero giorni luminosi, come sul Tabor, bisogna tornare alla vita e alla carità fraterna che è la missione. Come Pietro abbiamo paura di tornare a valle ed essere rimproverati di non aver capito nulla. Ma in fondo Gesù ripete sempre: “Continua a seguirmi”. Gesù si preoccupa anche della nostra umanità, vede la nostra stanchezza, ma pure ci chiede di partecipare della sua preoccupazione per le anime, di tutte le anime. Il Primo Maestro non a caso, conclude la coroncina del venerdì con questa richiesta: «Infiamma il mio cuore di santo amore per te e per le anime » (Alberione, Preghiere della FP). Possiamo stare certi che queste due fiamme (per Dio e per il prossimo) ardono insieme, o ci sono tutte e due o non ce n’è nessuna. Ma la fiamma arde se c’è qualcosa da bruciare. Il nostro cuore arde quando è solo di Gesù, cioè del “primo amore”. Don Gino |