(Mt 11,29).Maria, che fu la prima e più perfetta discepola di Gesù in tutte le virtù, lo fu anche nell’umiltà per la quale meritò di essere esaltata su tutte le creature.
L’umiltà di cuore consiste anzitutto nell’avere un basso concetto di sé. Maria ebbe sempre un così basso concetto di sé che, come fu rivelato a Santa Matilde, pur vedendosi arricchita di grazie più degli altri, non si ritenne mai superiore a nessuno. Non che la Vergine si stimasse peccatrice, perché l’umiltà è verità, e Maria sapeva bene di non aver mai offeso Dio; non che non riconoscesse di aver ricevuto grazie da Dio maggiori di tutte le altre creature, perché un cuore umile riconosce i favori speciali del Signore per umiliarsi ancor di più, ma la divina Madre avendo più luce per conoscere l’infinita grandezza e bontà del suo Dio, conosceva meglio la sua piccolezza. Perciò si umiliava più degli altri. Come una mendicante se indossa una ricca veste che le è stata donata, non se ne insuperbisce, ma nel vederla si umilia davanti al suo donatore perché si ricorda della sua povertà, così Maria quanto più si vedeva arricchita tanto più si umiliava, ricordandosi che tutto era dono di Dio.
Inoltre, l’umiltà porta a nascondere i doni celesti. Maria volle tacere a San Giuseppe la grazia di essere divenuta Madre di Dio, anche se pareva necessario informarlo, per dissipare i sospetti che lo sposo poteva avere sulla sua onestà, vedendola incinta, o almeno per liberarlo dal turbamento.
Inoltre l’umile rifiuta le lodi per sé e le riferisce tutte a Dio. Maria si turbò nel sentirsi lodare dall’angelo Gabriele. Quando poi Elisabetta le disse «Benedetta tu fra le donne … A che cosa devo che la Madre del mio Signore venga a me? … E beata colei che ha creduto...» la Vergine, attribuendo tutte quelle lodi a Dio, rispose con l’umile cantico: “l’anima mia magnifica il Signore”. Fu come se dicesse: Elisabetta, tu lodi me, ma io lodo il Signore a cui solo è dovuto l’onore. Tu ammiri me; io invece ammiro la bontà divina e gioisco per essa: Il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore. Tu mi lodi perché ho creduto; io lodo il mio Dio che ha voluto esaltare il mio niente: “perché ha guardato l’umiltà della sua serva”.
è, inoltre, proprio degli umili servire e Maria andò a servire Elisabetta per tre mesi.
Gli umili se ne stanno in disparte e scelgono l’ultimo posto, per questo nel Cenacolo Maria volle mettersi all’ultimo posto, come si può dedurre dall’evangelista Luca, che pur conoscendo i meriti della Madre di Dio, la nomina per ultimo «Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la Madre di Gesù» (At 1,14).
Infine gli umili amano essere disprezzati. Per questo non si legge che Maria fosse presente in Gerusalemme quando, la domenica delle Palme, il Figlio fu ricevuto dal popolo con tanti onori. Invece, al momento della morte del Figlio, la Vergine comparve in pubblico sul Calvario, affrontando il disonore di essere riconosciuta come madre del condannato, che moriva da infame con una morte infame.
È certo che per la nostra natura corrotta dal peccato non c’è forse, dice San Gregorio Nisseno, virtù più difficile da praticare che l’umiltà. Ma non c’è altra via: se non saremo umili non potremo mai essere figli di Maria.
Mia Regina, non potrò mai essere tuo vero figlio se non sono umile. I miei peccati, dopo avermi reso ingrato verso il Signore, mi hanno fatto diventare anche superbo. Madre mia poni rimedio alla mia situazione: per i meriti della tua umiltà ottienimi di essere umile, divenendo così tuo figlio. Amen.
Amantissimo benché umile servo, Alfonso dei Liguori del S.S. Redentore.
Giovanna M. |