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RAVVIVARE
LA NOSTRA PREGHIERA

 

Carissime Annunziatine,

quest’anno il mese di novembre, oltre che accompagnarci verso la memoria del Beato don Alberione, ci condurrà verso un periodo di sospensione dalla vita ecclesiale e degli incontri dei Gruppi. Non potremo incontrarci, ma dovremo saper trovare i modi per fare comunione a distanza. Sperando di poter almeno partecipare alla Santa Messa e agli altri Sacramenti anche se distanziati, dobbiamo prepararci a resistere sino a Pasqua. Non sarà come il periodo della passata primavera, ma sarà comunque un tempo difficile, in cui gran parte delle attività sociali saranno sospese. Non scoraggiamoci, poiché il Signore mette alla prova, ma ci dà anche sempre le grazie sufficienti per superarla. Non ci abbandona mai, anche se talvolta sembra ecclissarsi e nascondersi alla nostra vista. Qualcuno mi ha chiesto se bisogna interpretare questi tempi di pandemia come una punizione divina. Bisogna rispondere di no, perché sempre Dio è Padre che opera sempre per la salvezza dei suoi figli, mai per la vendetta. Tuttavia bisogna aggiungere che gli eventi della storia devono essere sempre interpretati alla luce di Dio. Quanto succede lo possiamo considerare come un campanello di avvertimento. Se il mondo vuole fare a meno di Dio, Egli nella sua pedagogia divina lascia fare… affinché si sperimenti che senza di Lui non possiamo fare granché. Come saggiamente insegna il Concilio Vaticano II, l’uomo sperimenta spesso la sua fragilità sia verso le forze della natura, come pure nei progetti degli stessi uomini (cfr. Gaudium e Spes.

Testimoniare l’importanza della preghiera

In questi tempi è ancora più necessario ravvivare la nostra preghiera. Cioè dobbiamo innalzare a Dio le nostre suppliche perché la sua Provvidenza misericordiosa venga in soccorso di questa povera umanità. In questo tempo dobbiamo riscoprire e testimoniare la forza e l’indispensabilità della preghiera. Certamente dobbiamo rispettare tutto l’impegno umano, sociale e sanitario che deve essere fatto, ma dobbiamo anche dare il contributo della nostra preghiera.

Da sempre c’è la tentazione di considerare la preghiera come secondaria rispetto all’azione, ma non è così davanti a Dio. E le tentazioni si devono sempre scacciare. Ravvivare la nostra preghiera significa testimoniare, quindi fare apostolato. Poiché se l’Onnipotente non benedice i nostri sforzi combiniamo ben poco. Qui c’è la differenza tra i santi e coloro che seguono le vie di questo mondo. Il Primo Maestro, su questo tema, ci ha dato un grande insegnamento: rimboccarci le maniche nelle opere, ma senza dimenticare il lavoro delle ginocchia. La preghiera prima di tutto, sopra tutto e anima di tutto… altrimenti si condannano le attività intraprese con tanta fatica alla sterilità. È provvidenziale che quest’anno ci accompagni l’impegno di approfondire il tema della Preghiera: prima e indispensabile ruota del “carro paolino”. Ovviamente non si tratta solo di leggere e studiare, ma di esercitarla e viverla nello spirito che ci ha insegnato il nostro Fondatore.

Pregare senza scoraggiarsi

C’è anche un’altra tentazione che oggi va di moda: visto che siamo deboli e non possiamo fare granché, ci lasciamo andare all’inazione spirituale. Così anche la nostra preghiera diventa flebile e sfiduciata.
Bisogna stare davanti a Dio nelle suppliche, nelle orazioni, nell’intercedere per gli altri, con la fede, la tenacia di chi sa che può ottenere. Dobbiamo pregare con più insistenza e più ardore, certi che in Cristo il Padre non ci rifiuterà nulla che non sia contro la sua volontà. È la preghiera della fede vera: gli occhi della fede sono vivificati dalla speranza in Dio che non viene mai meno. Se vedessimo già le cose che chiediamo non servirebbe la fede. Gesù ci ha chiesto di avere la fede che sposta le montagne. «E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete» (cfr. Mt 21,18-23). Ma siamo come i bambini, che intraprendono con entusiasmo un’opera e poi si scoraggiano non vedendo subito il risultato. Ci vuole perseveranza nell’opera iniziata. È la preghiera perseverante che ottiene il frutto ed insieme dà testimonianza della forza della preghiera. Oggi sembra che tutto dipenda dalla scienza, come se Dio non fosse il Creatore di ogni cosa. Ma dobbiamo anche testimoniare che grazie alla preghiera lo sperimentiamo Padre provvidente di tutti gli uomini. Ma questa testimonianza di fede richiede di pregare continuamente senza scoraggiarsi (cfr. Lc 18,1-8).

L’apostolato della preghiera

Questo periodo di emergenza sanitaria, ci costringerà a diminuire gli impegni apostolici che, secondo le nostre forze e possibilità, ci sforziamo di fare lì dove viviamo, secondo lo spirito della consacrazione secolare. Che non succeda però che diminuisca l’apostolato della preghiera, cioè il nostro impegno a pregare perché ogni uomo sia salvo. Il fine della predicazione è la salvezza delle anime, il fine dell’apostolato biblico paolino è sempre la salvezza delle anime. Senza la preghiera allo Spirito Santo che tocchi e illumini i cuori degli uomini (a partire dal nostro naturalmente) possiamo stampare e anche diffondere tutte le bibbie che vogliamo ma i cuori non saranno toccati. Servono anime ardenti che preghino e si offrano per questo apostolato. E queste anime riceveranno la stessa ricompensa degli apostoli perché unite allo stesso apostolato.

Don Gino