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LIDIA: PRIMA CREDENTE
NEL SIGNORE IN EUROPA

 

A dispetto della cultura del tempo – compresa quella ebraica – che confinava le donne entro le mura domestiche sottomesse al capofamiglia, le testimonianze storiche e bibliche degli inizi della comunità cristiana mostrano anche una realtà diversa: alcune godevano di una propria iniziativa, gestivano attività commerciali, erano benefattrici, svolgevano ruoli di guida (cfr. Febe: Rm 16,1-2).
L’apostolo Paolo ha potuto contare sulla collaborazione di molte donne (cfr. ad esempio Rm 16,1-15). Di particolare importanza è la figura di Lidia, presentata da Luca negli Atti degli Apostoli, la prima persona in Europa che si apre alla fede e mette la sua casa a disposizione della nascente comunità cristiana. Paolo la incontra a Filippi durante il secondo viaggio missionario. L’arrivo in Europa non era compreso nel suo programma missionario. In viaggio con Sila (At 15,40; chiamato Silvano in 2Cor 1,19; 1Ts 1,1; 2Ts 1,1; 1Pt 5,12) e Timoteo era convinto di dover rimanere in Asia Minore e raggiungere la Bitinia. A causa di difficoltà non meglio precisate che Luca sintetizza nella frase «lo Spirito non lo permise loro» (16,7), che si rivelarono come grazia missionaria, cambiarono il loro programma di viaggio. Mentre erano a Troade, in attesa di capire come e dove continuare la missione «durante la notte apparve a Paolo una visione» (16,9): un macedone lo supplicava di andare da loro in Macedonia ad aiutarli. Paolo legge questa visione come indicazione dello Spirito e con i due collaboratori la segue. Giunti a Filippi, colonia romana di notevole importanza, nel giorno di sabato vanno lungo il fiume, dove ritenevano si tenesse la preghiera. Questa nota fa capire che in questa città vi erano pochi Giudei e alcuni seguaci (detti proseliti o timorati di Dio) ma non possedevano una Sinagoga. Per questo si radunavano in un luogo un po’ in disparte, vicino al fiume, la cui acqua permetteva le abluzioni rituali. Paolo, in questo luogo, trova soltanto delle donne, raccolte in assemblea e, fatto unico nel Nuovo Testamento, non si cita la presenza per la preghiera di uomini insieme con loro.

Non è da poco osservare che mancano i due elementi normali e tradizionali: la Sinagoga e gli uomini che guidano la preghiera. Luca sembra dire che Dio agisce senza avere bisogno del sostegno della ritualità!

La commerciante di porpora

Narra Luca: «Dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite» (At 16,13b). “Prendere posto” indica lo “stare seduti” in una posizione relazionale non autoritaria ma rispettosa dell’altro da farlo sentire libero di restare o di andare via se non condividesse la conversazione. Se fossero stati in Sinagoga, i missionari avrebbero dovuto parlare in piedi, in atteggiamento autoritario! Tra queste donne, intente ad ascoltare, verbo scritto all’imperfetto, che indica una azione continuativa, emerge Lidia. L’indicazione del nome proprio “Lidia” le conferisce un ruolo di primo piano rispetto al gruppo delle altre donne, delle quali non viene riportato alcun altro nome. Il testo precisa che era commerciante di porpora e proveniva dalla città di Tiatira. È evidente che era una donna benestante, oggi diremmo una manager: infatti, i vestiti di porpora che commerciava erano accessibili ai ricchi (cfr. Lc 16,19) e ai nobili (cfr. Mc 10,62). Inoltre, benché fosse dell’Asia Minore, possedeva una casa anche a Filippi e quando diviene cristiana nella sua casa, che doveva essere sufficientemente capiente, ospita la comunità (cfr. 16,15), divenendone punto di riferimento (16,40). Lidia è una credente in Dio, cioè, una ebrea cui il Signore, termine che indica Gesù risorto, aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo e diventare sua discepola (cfr. At 13,43). Gli esegeti notano delle convergenze tra Lidia e i due discepoli di Emmaus. Il Signore a Lidia “apre il cuore per comprendere la Parola” e ai due discepoli “aprì loro la mente per comprendere le Scritture” (Lc 24,45). Anche loro “costringono Gesù ad accettare l’ospitalità” perché comprendono l’importanza della persona ospitata e gustano la gioia della sua presenza.

Capace di ascolto

Importanti nel testo sono due verbi: il parlare da parte di Paolo e l’ascoltare delle donne. Al parlare/predicare di Paolo corrisponde l’ascolto disarmato e continuato di Lidia. Capace di ascolto profondo, questa donna è socialmente ricca ma ha il cuore povero, che cerca Dio, come la cerva le sorgenti d’acqua. Colpisce il contrasto con i cittadini di Atene, che rifiutarono Paolo a causa della loro superficialità, del loro prurito a sentire per sentire, che impediva loro di porsi le domande profonde che pongono in ricerca: «Tutti gli Ateniesi, infatti, e gli stranieri là residenti non avevano passatempo più gradito che parlare o ascoltare le ultime novità» (At 17,21). In questa situazione di superficialità, alcuni, però, «divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro» (17,34). Interessante che anche di questa donna viene riportato il nome, Damaris, segno che non era una delle tante ed era una donna che si poneva domande profonde che cercano risposte adeguate. Come Lidia, appunto…

“Venite e rimanete nella mia casa”

Lidia, avendo accolto le parole di Paolo, domanda il Battesimo. Con lei vengono battezzati i membri della sua casa, che possono essere il marito, i figli e i servi se li aveva. Grazie a Lidia e alla sua accoglienza dei missionari, la fede cristiana entra così in Europa. L’uomo macedone che nella visione domanda a Paolo di passare in Macedonia, nella realtà, si manifesta in un gruppo di donne che cercano Dio e in Lidia, in particolare, che mette a disposizione se stessa e la sua casa per il Vangelo. Lidia personifica il vero discepolo che lascia i suoi beni e segue Gesù (Lc 18,22). Ricevuto il battesimo, invita i missionari con parole basate sulla reciproca fiducia, a entrare nella sua casa: «Ci invitò dicendo: “Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa”. E ci costrinse ad accettare» (At 16,15).
Il verbo “costringere” o “imporre” usato da Luca significa “usare la forza” o esercitare l’autorevolezza. Lidia lo fa per puro interesse verso i missionari che forse, quando arrivarono a Filippi, dormirono all’aperto! L’autorevolezza di Lidia è segno del suo carattere forte e della sua capacità di iniziative autonome e responsabili. L’adesione alla fede di Lidia si riversa nella vita: come il Signore aveva aperto il suo cuore alle parole di Paolo così lei apre la sua casa ai missionari e alla nascente comunità. Nella sua casa, dove si riunisce la comunità cristiana, ritorna Paolo, appena uscito dal carcere, sicuro di ricevere accoglienza, prima di intraprendere il cammino missionario (At 16,40). Ospitando Paolo e i missionari, si mostra anche “patrona” di Paolo, termine che, nella cultura del tempo, indica una forma di protezione che offre aiuti importanti: ospitalità, denaro, e altre forme di collaborazione. In genere, queste persone benestanti hanno anche buoni contatti sociali che mettono a servizio dei missionari e della loro missione. Paolo, in questa categoria di benefattrici, ricorda Febe: «Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è al servizio della Chiesa di Cencre: accoglietela nel Signore, come si addice ai santi, e assistetela in qualunque cosa possa avere bisogno di voi; anch’essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso» (cfr. Rom 16,1-2).

L’inizio della fede in Europa

Il cammino della fede cristiana in Europa è simbolicamente rappresentato da Lidia, che può essere definita una donna tutta orecchie capaci di ascolto, cuore attento e colmo, disponibilità profonda, bocca che pronuncia parole che generano accoglienza fiduciosa e incondizionata. Lidia trasmette un messaggio: accogliere la Parola corrisponde ad accogliere nella propria casa i fratelli missionari e quanti aderiscono alla Parola. Lidia quando invita i missionari a entrare nella sua casa non teme il giudizio delle persone e lo fa perché cristiana e non perché socialmente importante. Li invita umilmente puntando sulla loro fiducia in lei. Paolo che, per scelta missionaria, rifiuta l’aiuto economico dalle sue comunità, lo accetta invece da Lidia e poi dalla comunità che, grazie a lei, nasce a Filippi. Una comunità cristiana questa, che vive con Paolo una collaborazione intensa e ampia che comprende aiuti economici (cfr. Fil 1,6; 4,10) e collaborazione apostolica (cfr. Fil 2,25-29). A questa comunità scrive la lettera che meglio fa conoscere il suo cuore perché è la lettera dell’amico che condivide le proprie preoccupazioni e gioie con gli amici, senza paura di essere frainteso e incoraggiandoli a crescere nella fede (cfr. 1,12). Di questa comunità conosciamo altre due donne: Evodia (buon cammino) e Sintiche (incontro) che sicuramente avevano un compito di animazione ecclesiale (cfr. Fil 4,1-2). Si discute se Lidia sia realmente esistita o se Luca l’abbia presentata come la personificazione ideale della donna ricca che mette a disposizione del Vangelo se stessa e i suoi beni. Non abbiamo motivo di dubitare della sua esistenza, ma se anche fosse un ideale, è certo che la comunità di Filippi, presenziata da donne, che hanno un legame originario con Lidia, ha capito il cuore di Paolo. Non è esagerato affermare che, grazie alla collaborazione e alle risorse di Lidia e di donne della sua levatura morale, gli sforzi missionari di Paolo e dei suoi collaboratori hanno dato vita alla prima comunità cristiane in Europa.
La figura di Lidia, come delle donne collaboratrici di Paolo, colpisce Alberione che scrive: «L’occhio e il cuore apostolico di S. Paolo si portò anche a dare alla sua missione cooperatrici e quelle, che noi diciamo, le prime figlie di S. Paolo. Ricorda Eunice, madre di Timoteo, e la nonna Loide… a Febe sorella che serviva alla Chiesa di Cencre, diede l’incarico di portare la lettera ai Romani; Lidia di Tiatira, negoziante di porpora a Filippi, si convertì e nella sua casa diede ospitalità a S. Paolo e ai suoi discepoli» (cfr. L’apostolo Paolo ispiratore e modello, p. 31).

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

– Rileggi il capitolo 16 degli Atti degli Apostoli e soffermandoti sulla qualità di Lidia che ti colpisce; indica perché ti colpisce e come oggi questa attitudine può vivacizzare le nostre comunità cristiane.

– Che cosa suscita in te notare che l’ascolto profondo e l’accoglienza della Parola in Lidia si trasforma in accoglienza dei fratelli, la rende capace di mettere a disposizione se stessa e i suoi beni? Vedi un rapporto tra Lidia e tra Marta e Maria, le due sorelle, icona del vero discepolato cristiano?

Suor Filippa Castronovo, fsp