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LE DONNE AL SEGUITO DI GESU'

 

Una necessaria premessa

Al tempo di Gesù, le donne non godevano di grande considerazione sociale. Ci basti ricordare la preghiera del rabbino che ringrazia Dio di non essere pagano, di non essere peccatore e di non essere nato donna! L’atteggiamento di Gesù è di assoluta novità: libera le donne dalle schiavitù culturali e religiose che le emarginavano, le accoglie nella sua sequela, le rende annunciatrici. Gesù rimette nel suo giusto posto il progetto originario di Dio che creò l’uomo e la donna entrambi a «immagine e somiglianza Sua» (Gen 1,27).
Seguendo le sue orme e in Lui immedesimato, Paolo afferma che la nuova umanità, nata dalla Pasqua, non si basa sulla circoncisione, che riguarda soltanto i maschi, ma sul battesimo che viene amministrato a tutti senza distinzione di classe sociale, razza e sesso. Il battesimo segna l’ingresso dei credenti nella nuova umanità dei salvati per grazia (cfr. Gal 3,21ss).
Il Nuovo Testamento testimonia che la presenza attiva delle donne è all’inizio della predicazione apostolica. Sono loro le prime testimoni del Signore risorto. Il loro annuncio che pone in movimento gli apostoli, è strepitoso in un tempo nel quale le donne non potevano testimoniare. Nella ‘stanza al piano superiore’ che richiama il cenacolo, ad attendere lo Spirito, con gli apostoli vi erano Maria, gli undici, i fratelli di lui e le donne (cfr. At 1,14). Tutti/e ricevono lo Spirito. Saulo quando perseguitava la Chiesa prendeva uomini e donne (cfr. At 8,3). Perché le avrebbe perseguitate se non fossero state una presenza significativa e dal suo punto di vista pericolosa? La comunità di Gerusalemme si raduna nella casa di Maria madre di Marco (cfr. At 12,12-17).

Le donne nella prassi e nella predicazione di Gesù

Nella narrazione evangelica le donne sembrano non avere un ruolo significativo. La loro presenza, di fatto, è testimoniata a diversi livelli.
I vangeli mostrano: 1) donne che nel bambino Gesù riconoscono il Signore: Elisabetta ed Anna (Lc 1,41- 45; Lc,36-38).

2) donne guarite da Gesù o soggetto dei suoi miracoli: Lc 4,38-39 (suocera di Simone: Mt 8,14; Mc 1,29-31) Lc 7,11-17 (figlio della vedova di Naim); Lc 8,40 56 (l’emorroissa e la figlia di Giairo: Mt 9,18-26; Mc 5,21- 43; Lc 13,10-17 (la donna curva guarita di sabato); Mc 7,24-30 (guarigione della figlia della sirofenicia: Mt 15,21-28);
3) donne testimoni di miracoli: Gv 11,1-44 (Marta e Maria);
4) donne esempio da seguire per la loro gratuità: Mc 12,41-44 (la vedova che getta nel tesoro del tempio tutto ciò che ha (Lc 21,1-4) e la donna anonima che lo unge indicandolo come il Messia che spezza la sua vita ed emana il profumo della vita (Mc 14,3-9);
5) donne che ispirano alcune immagini usate da Gesù: la vedova che chiede giustizia; la parabola del lievito; la donna che cerca la moneta così come il pastore cerca la pecorella smarrita. Nella parabola della chioccia dove Gesù afferma di avere voluto radunare Israele come la chioccia fa con i suoi pulcini, usa un linguaggio metaforico rivestito di femminilità, discutibile per un rabbi.
6) donne che discutono con Gesù: la Samaritana cui si rivela il Messia (Gv 4,25) e la sirofenicia (Mc 7,24-30; Mt 15,21-28) della quale Gesù riconosce il suo bel parlare;
7) donne amiche di Gesù: Lc 10,38-42 (Marta e Maria);
8) donne che lo seguono (Lc 8,1-3) e rimangono sotto la croce (Mt 27,55; Mc 15,40; Lc 23,55);
9) donne annunciatrici della sua risurrezione: Lc 24,1-11; Mt 28,1-10; Mc 16,1-8, Gv 20,1ss.

La donna nelle parabole di Luca

Luca alla parabola della pecora smarrita ne aggiunge un’altra dove protagonista è una donna che ha dieci monete e ne perde una; si dà allora un gran daffare per spazzare tutta la casa e per cercare sotto i letti e i mobili fino a quando non l’abbia ritrovata. Ritrovata la moneta chiama le amiche – mentre il pastore chiama gli amici – per fare festa insieme. È un autentico quadretto al femminile per mettere in evidenza come la dimensione della misericordia di Dio, che cerca ciò che è perduto, sia maschile che femminile. Sono due piccoli quadri di vita normale, dove però il pastore è la versione al maschile mentre la donna che cerca la moneta per casa è quella al femminile. Alla parabola dell’amico che va a bussare di notte e insiste perché gli venga aperto corrisponde quella della vedova insistente che chiede che le venga fatta giustizia. La donna diventa il modello del discepolo che chiede, gridando al Signore notte e giorno, il soddisfacimento della giustizia.

L’importanza della testimonianza lucana

Luca, nel sommario contenuto in 8,1-3, mostra che alla sequela di Gesù sono presenti diverse donne: «C’erano con lui i Dodici e alcune donne» le quali lo seguivano mentre andava di città in città e lo servivano.
La descrizione «Egli andava per i villaggi e le città» è con il verbo all’imperfetto che indica continuità. La sequela di queste donne non è, dunque, occasionale! E compiono tre azioni: seguono Gesù per le strade della Galilea e salgono con lui a Gerusalemme, servono, assistono!
Gli esegeti discutono se le donne servissero Gesù soltanto o tutto il gruppo. Poiché il soggetto dei verbi di questo sommario è la persona di Gesù, che andava, proclamava, annunziava, si deduce che il servire delle donne riguardi lui. Le donne erano, cioè, a sua completa disposizione! Lo assistevano con i loro beni. Esse prestavano il supporto economico – che in quel tempo le donne ricche davano alle strutture religiose ebraiche come una sorta di protettorato – ma partecipano anche del ministero.
Il sommario, come genere letterario, descrive un modo solito di fare. Ciò significa che le donne sono presenti anche quando Luca non lo esplicita. In Lc 24,6-8 le donne ricordano ciò che Gesù disse in Galilea: «Ed esse si ricordarono delle sue parole». Se non fossero state con lui come potevano ricordare le sue parole? Luca 8,1-3, dunque, attesta la presenza delle donne nel ministero di Gesù come discepole itineranti. Sono donne che avevano incontrato Gesù, ricevendo la sua forza liberatrice.

Tre nomi

Luca, tra queste donne riporta il nome di tre:
Maria di Magdala
, Giovanna, Susanna. Maria di Magdala (Torre) o Maria Maddalena. Il duplice nome allude al fatto che essa era molto conosciuta nella comunità. Inoltre è nominata nei quattro Vangeli. Indubbiamente doveva essere una donna di grande spicco nella comunità primitiva. L’evangelista informa che da essa erano stati scacciati sette demoni. In che cosa essi consistono non è facile determinarlo. Intanto il numero “sette” indica totalità e allude al fatto che questa donna emarginata dal popolo, viene completamente liberata dagli ostacoli che la segregavano e restituita a se stessa e alla società.
La seconda è Giovanna della quale Luca riferisce la posizione civile e sociale elevata: moglie di Cusa, amministratore di Erode. Quale il motivo che l’ha spinta a seguire Gesù? Era ancora sposata? Il Vangelo non lo dice! Possiamo supporre che anche lei ha vissuto l’esperienza di guarigione e di amore liberante che caratterizza tutte queste donne.
La terza è Susanna. Oltre al suo nome, non sappiamo altro. Queste poche ma dense indicazioni fanno concludere che a seguire Gesù c’è un gruppo di donne concrete delle quali la comunità cristiana delle origini ricorda ancora i nomi.
Insieme a queste tre donne ve ne sono molte altre che seguono Gesù. Nella loro sequela certamente si preoccupavano che non mancasse il necessario a Gesù e al gruppo dei discepoli, ma niente fa escludere che esse partecipassero alla missione. In Luca le donne sono tutte presentate in termini positivi. Le eccezioni riguardano le donne che sono legate all’ambito del potere: Erodiade, Salomè, e la madre dei figli di Zebedeo, che ambisce al potere per i propri figli.

La testimonianza di Marco

Alla testimonianza di Luca corrisponde quella di Marco che riferisce di alcune donne che fanno parte della cerchia di Gesù dall’inizio, dalla Galilea: «Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme» (15,40-41).
Tre nomi con una piccola variazione sono presentati tre volte (15,40; 16,1) e due di esse anche una terza volta (15,47). A queste donne, ben ritratte, anche nel Vangelo di Marco, viene riconosciuto che seguivano Gesù e lo servivano quando era in Galilea. Così in aggiunta alla sequela maschile vi è una sequela femminile. Nel Vangelo secondo Marco, come nella cerchia interna dei discepoli emergono tre uomini (Pietro, Giacomo e Giovanni), così nel gruppo delle donne risaltano tre donne: le due Maria e Salome. I due gruppi, quello degli uomini e quello delle donne, sono speculari l’uno all’altro. Il gruppo dei discepoli sono in primo piano durante la vita pubblica, quello delle donne riempie la scena nel momento cruciale del mistero pasquale. Le donne osservano da lontano, vedono dove viene sepolto, per andare di buon mattino, il giorno dopo il sabato, al sepolcro dove ricevono, per prime, l’annuncio della Risurrezione.

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

1) Gesù, prendendo le distanze dalla cultura del tempo, accoglie le donne, dialoga con loro, vive rapporti di profonda amicizia, le ammette alla sua sequela, le presenta come modello di gratuità e di profezia, valorizza le loro attitudini come esempio nelle sue parabole, le rende testimoni della sua risurrezione. Quali di questi atteggiamenti di Gesù ti colpisce di più? E perché? Che tipo di responsabilità suscita in te?

2) Rifletti su questi pensieri del nostro Fondatore tratti dal libro La donna associata allo zelo sacerdotale: «La donna riabilitata da Gesù Cristo venne con paziente lavoro riammessa al suo posto primitivo». «Quale bene non può operare questa debole creatura, quando consacri alla causa del bene la sua mente, il suo cuore, le sue energie!». «All’origine delle grandi cose, scrisse il Lamartine, tu vedrai sempre la donna; la storia lo attesta, e più ce ne persuade il movimento femminile odierno».

3) Alla luce delle donne che hanno seguito Gesù, domandati come puoi rendere più efficace la tua presenza nella missione che già compi dove vivi.

Suor Filippa Castronovo, fsp