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La madre è sola, sotto la croce, a piangere il proprio figlio. Il discepolo è l’unico, fra i discepoli, ad essere rimasto. Maria e Giovanni sono travolti da un’immensa solitudine. Ed è qui che Gesù svela ad entrambi di essere una comunità. Chiede loro di realizzare quella famiglia fondata sulla fede di cui tanto aveva parlato. Sotto la croce, Maria e Giovanni rappresentano l’intera Chiesa, assottigliatasi fino quasi a scomparire. Sotto la croce, guardati da Cristo, scoprono di non essere soli e capiscono che il Signore li vuole (e lo stesso vale per noi) insieme. E Giovanni, da quel momento, da quell’ora, prende la madre con sé. La croce, manifestazione dell’amore senza misura di Dio, diventa l’elemento che li unisce. Al Getsemani tutti si erano dispersi, ognuno pensava solo a salvarsi la pelle, percossi come pecore senza pastore. Qui, ora, ci si fa carico gli uni degli altri. Il discepolo prende con sé la madre. Lo Spirito che Gesù dona, morendo sulla croce, sarà il collante di questa unione, la forza che permette alla Chiesa di farsi carico, di diventare feconda, generando (la madre) e annunciando (il discepolo). La madre e il discepolo sono la prima comunità cristiana che resiste alla prova. Quando, nella nostra vita, facciamo esperienza di Chiesa, dovremmo sempre tenere a mente da dove nasce la Chiesa. Voluta dal Signore, sognata dal Maestro durante la sua vita pubblica, solo qui, sotto la croce, la Comunità si realizza pienamente. E da qui si dilaterà. Sappiamo bene che la Chiesa non è una questione sociologica. Non si può analizzare e capire con strumenti solo umani. La Chiesa nasce dalla Croce, dallo stare che evolve nel farsi carico (di Israele, del passato fecondo che ci precede, degli altri) e che, necessariamente, comporta una fatica; solo se ci ricorderemo di questo, capiremo l’essenza del sogno di Dio. La Chiesa, osa dirci Giovanni, è la soluzione alla solitudine dell’umano, alla sofferenza. E nasce su iniziativa di Cristo che fa di due solitudini una comunione feconda. È ovvio che i limiti dell’esperienza umana e cristiana restano tutti. Ma siamo chiamati a leggerli e superarli guardando alla croce, cioè alla misura dell’amore di Dio. Una meditazione intensa della Passione può aiutarci a prendere coscienza di quanto siamo amati e di cosa significhi |