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ANNO DI PARTICOLARE
SANTIFICAZIONE

 

«La vita interiore … deve perfezionarsi giorno per giorno». Con la seguente meditazione Don Alberione ci indica i mezzi per procedere spediti nel nostro cammino (Alle Pie Discepole del Divin Maestro, 1963 pp 56-64).

Avete fatto il sacrificio, stamattina, di arrivare così presto. Ma Gesù vi ha accolte bene. E ringraziamo il Signore di tutto il progresso che vi è stato nella vostra bella Congregazione, progresso in numero, persone, e progresso di opere. Se sempre tutto si attinge dal Tabernacolo, si vivrà sempre in letizia e in continuo avanzamento, avanzamento particolarmente nella santità.
Le opere che sono avviate, un po’ le conoscete. Particolarmente ci stanno a cuore le vocazioni che sono in numero crescente. Poi vi è la costruzione ben avviata, la chiesa a Gesù Maestro. Poi si è aperta la Casa di Cura per sacerdoti, religiosi, sebbene abbia già un inizio molto modesto; in una decina di anni, se tutto sarà fatto bene, piacerà al Signore, vi sarà un aumento consolante.
E voi compirete sempre meglio la vostra missione accanto al sacerdozio,

ai sacerdoti: stare accanto alle vocazioni in erba, e al reclutamento delle vocazioni, alla loro formazione e, nello stesso tempo, alla vita di perfezionamento di tutte le persone che son consacrate a Dio, e la perseveranza. Difatti, tra le Messe che il Papa (Giovanni XXIII) ha concesso ve n’è una che riguarda la Professione Religiosa e ve n’è un’altra la quale è per domandare al Signore la perseveranza e la santificazione delle anime consacrate a Dio. In che cosa consiste? Consiste in modo speciale nella santificazione dell’intimo, dell’interno: santificare l’interiore nostro, santificare le nostre volontà, i nostri cuori, le nostre menti. Esteriormente è facile, relativamente facile custodirsi e, nello stesso tempo, fare gli esami di coscienza e migliorare. Ma facilmente ci sfugge un po’ l’interno: come sono i nostri pensieri, sono veramente soprannaturali? E sono i nostri cuori tutti orientati verso Dio, la sua gloria, verso Gesù, verso il paradiso? E la nostra docilità al volere di Dio, non soltanto l’obbedienza, come viene esercitata, praticata esteriormente, ma la docilità e l’abbandono nelle mani di Dio?
Questo interiore da santificare, il nostro intimo, perché l’anima nostra sia intima con Gesù, non sia solamente una professione esteriore o un’attività o un modo di vivere particolare quale è designato, descritto nelle Costituzioni, ma che tutta l’anima sia unita al Signore. L’amore verso il Signore vi è quando c’è tutta la mente, amore al Signore con tutta la mente, amore al Signore con tutto il cuore, amore al Signore con tutte le forze, e tutta la volontà, amore al Signore con tutta l’anima. Tutta l’anima orientata verso Dio, tutta la vita ordinata verso il paradiso, sì.

Perciò due mezzi ci sono da indicarsi, particolarmente, come aiuti a questa santificazione interiore.

Sì, in generale, sempre il gran mezzo della preghiera. Ma voi compite la vostra pietà docilmente, generosamente, specialmente la pietà eucaristica. Va bene. Ma due vie che servono alla santificazione nostra interiore, (...) cioè, la vita interiore che deve perfezionarsi giorno per giorno. Come? Conoscere sempre di più Gesù Cristo.
Oppure l’altra via: vivere le virtù teologali: fede, speranza, carità. Queste due vie per la santificazione nostra interiore sono sicure e ci portano certamente all’intimità di vita col Signore Gesù. Se si progredisce si viene sino a quello che s. Paolo diceva di sé: «Vivo io, sì, ma realmente non son più io, vive in me Gesù Cristo» (Gal 2,20).
Allora, primo: conoscere Gesù per amarlo, per seguirlo e zelarlo. Conoscere “sempre più” Gesù. Alle volte vi è una cognizione un po’ esterna. Si sanno, della vita di Gesù, quei tratti che sono registrati nel Vangelo. Ma conoscere Gesù Cristo, il Figlio di Dio prima dell’incarnazione, il Figlio di Dio nel seno del Padre da tutta l’eternità; tutta l’eternità il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. E poi il Figlio di Dio ha creato il tutto: Omnia per ipsum facta sunt [tutto per Lui è stato creato] (Gv 1,3), e ci ha dato, creando le nostre anime, ci ha dato la ragione, la mente. Poi c’è la vita di Gesù dal Presepio alla Croce, e dalla Croce alla Gloria di Gesù, alla destra del Padre. E Gesù che dal Cielo distribuisce le grazie, i frutti della sua redenzione compiuta. E poi, alla fine del mondo, verrà a giudicare tutti gli uomini: quelli che l’hanno accettato il messaggio della salvezza e quelli che non hanno accettato e darà la sentenza a tutti; a ciascheduno quello che ciascheduno avrà operato, fatto. Conoscere Gesù “intieramente”: nella sua vita privata, [nella] sua vita pubblica, vita dolorosa e vita gloriosa, vita eucaristica, vita nella Chiesa, vita nell’anima e vita eterna, quando alla fine del mondo, il Figlio di Dio incarnato, Gesù Maestro, inviterà gli eletti a entrare nella gloria e presenterà tutti gli eletti al Padre come conquista delle anime da lui redente (cfr. 1Cor 15,24).

Conoscere “sempre meglio” Gesù.

Se uno legge tutta una vita di Gesù, va bene; se non si può e non si è preparati ancora a leggere una vita, una biografia di Gesù, intanto prendere il Vangelo concordato o un Vangelo ben commentato, anche se i Vangeli sono considerati a parte, allora crescerà in noi l’amore a Gesù. E quando si sente poi che Gesù vive in noi, allora Gesù diviene come il nostro cervello – come dice S. Francesco di Sales – e il nostro cuore e la nostra attività, tutto il nostro operare. È lui che guida l’anima, che guida la mente, che guida il cuore, che guida la volontà, guida tutto il nostro essere. Allora lo si ama con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze (cfr. Lc 10,27).
Oh, ecco, il valore di questo primo comandamento sta in quel «tutto», non solo una parte. Non più amor proprio, ma solo amore a Gesù, l’amore a Gesù, l’amore al Padre, al Paradiso, che è sempre lo stesso, e cioè, se l’anima nostra si orienta di più verso Gesù vivo, sacramentato, oppure verso la beatitudine eterna per raggiungere Gesù. L’amore dell’anima a Gesù, quello rimane in eterno. E questo amore a Gesù manet in aeternum [rimane in eterno] cfr. 1Cor 13,8). Durerà per tutta l’eternità e beatificherà l’anima, la rende sempre più (...). Già sulla terra si è certi di questo amore, ma poi questo amore che ora è sentito nell’intimo nostro, diverrà il gaudio eterno: Intra in gaudium Domini tui (Mt 25,21.23): entra nel gaudio del tuo Signore. Come adesso noi contempliamo l’ostia, sappiamo pure che dentro, che nell’ostia c’è Dio, vero, il Figlio di Dio incarnato, ma non lo vediamo con gli occhi; allora, invece, Gesù si vedrà e beatificherà (...) l’anima. Vedremo «faccia a faccia» (cfr. 1Cor 13,12) Gesù.
Inoltre c’è l’altra via che può portarci alla perfezione e può portarci alla vera santificazione e, per molte anime, è più facile, cioè: Vivere le virtù teologali: fede, speranza e carità. La fede che illumina la mente; la speranza che ci porta ad appoggiarci sopra Gesù, ad appoggiarci ai suoi meriti; e la carità è l’amore verso Gesù e verso il prossimo.
Fede. Quando l’anima è intimamente consapevole, persuasa che si è partiti da Dio, che ci ha creati e che qui sulla terra dobbiam fare qualche cosa e cioè, ognuna seguire la sua vocazione e viverla. Poi si lascia di nuovo il mondo e si torna a Dio. Come il Figlio di Dio: partì dal seno del Padre, si fece uomo, venne in questo mondo e, finita la sua missione, ritorna al Padre (cfr. Gv 16,28) e là siede alla destra del Padre, in paradiso (Cfr. Simbolo Niceno-costantinopolitano). Così noi. Quando noi viviamo di questi pensieri, le giornate sono per la nostra santificazione e (...) meriti per il paradiso, quando noi pensiamo così. Ecco la fede: creato per conoscere, amare e servire il Signore e goderlo in eterno. Questa verità fondamentale che orienta tutta la vita, quanto è consolante! E quando si pensa, quanto di gioia entra nella nostra anima e come si vive gioiosamente la vita religiosa! Sentire che l’essere vostro è consacrato a Gesù, è tutto di Gesù e voi lo avete scelto come sposo eterno. Non persone le quali finiscono col morire... ma Gesù vive. Questi pensieri di fede. E per arrivare a questa vita eterna: la vita in Cristo e nella Chiesa (cfr. Ef 5,32). Sì, la fede in questo insegnamento fondamentale: che cosa è la vita, per che cosa viviamo; che cosa possiam guadagnare ogni giorno, cosa possiam perdere anche ogni giorno. Alcune son diligentissime a vivere momento per momento la vita di unione con Gesù; altre, invece, non la cercano tanto. Ma se c’è lo spirito di fede, allora tutto l’orientamento verso il paradiso.
Inoltre la speranza, cioè, la grazia che Dio infonde nella nostra anima e dà alla nostra anima una vita nuova, la vita soprannaturale, la vita di Gesù Cristo stesso, la vita eterna. E man mano che uno, giorno per giorno, osserva la volontà di Dio, fa la volontà di Dio, arricchisce. Alla sera l’anima è più ricca perché ha fatto bene nella giornata. Così avviene in un’altra giornata, così in un’altra settimana, e così un anno, così la vita. Ogni giorno arricchire l’anima nostra di nuove grazie e specialmente di nuovi meriti. E c’è difficoltà a vivere la nostra vita, ma ci vuole allora questo pregare per aver la grazia, aver la grazia di vivere la nostra vita religiosa. Se non c’è l’aiuto noi non riusciremo a vivere bene, ma se si prega si ottiene l’aiuto, si fan le opere buone «che io debbo e voglio fare».
Santificazione. E la via della santità, della perfezione, questa: conformarci al volere di Dio, fino a lì. Non solo obbedienza esteriore, ma docilità interiore e, ciò che è più perfetto, l’abbandono a Dio. Allora la virtù dell’obbedienza è veramente nella sua perfezione più piena: l’abbandono in Dio: quello che egli vuole, quello che egli dispone, ogni giorno, ogni momento. Ma poi arrivare all’amore a Gesù, cioè la carità: amore a Dio, amore al prossimo.
E tendere a Dio: “Io ho rinunciato a tutto ciò che poteva offrirmi la famiglia e il mondo; e ho rinunziato a me stesso, alle mie vedute, ai miei desideri, a ogni comodità; rinunciato alla mia volontà per esser perfetta”. Se noi rinunciamo veramente al nostro io, l’io che è amare noi stessi sopra ogni cosa, sopra noi stessi, allora c’è l’amore a Dio, la vita tutta orientata verso il Signore. Questa è la carità: l’amore a Gesù. Se l’anima cresce nell’unione con Dio può arrivare fino al nono grado di preghiera, perché i mistici ricordano che ci sono nove gradi di orazione. E anime che arrivano alla preghiera trasformante, e anime invece che sanno appena recitare delle formule esterne, e la preghiera è piuttosto una cosa esteriore o in canti o in parole, in formule, che ha il suo valore. Ma l’intima conversazione con Gesù, allora la preghiera che parte dal cuore e dalla nostra mente, resta e finisce per essere una conversazione con Gesù, una conversazione, un discorso. Diciamo a Gesù, Gesù risponde, Gesù penetra con la sua luce nell’intimo nostro, ci attira. E la religiosa allora, è beata già, in un certo senso, sulla terra, partecipa alle otto Beatitudini evangeliche. E questa è una beatitudine proporzionata alla vita presente, ma poi vi è la beatitudine eterna, trasformante, la quale è completa e dura in eterno.
Allora, ecco, di lì dipende poi anche la carità verso il prossimo, perché se amiamo Dio, amiamo anche i figli di Dio, cioè gli uomini. Specialmente quali? Quelli che ci stan più vicini, quelli che son legati con voi per la consacrazione, per la Professione. Perché tutti gli uomini son figli di Dio, ma le anime consacrate a Dio sono figli di Dio in modo particolare, cioè, figli prediletti di Dio, figlie predilette di Dio come porta la vostra vocazione. Allora, eh, che cosa dobbiamo pensare e fare? Amare tutti. E in che gradazione? Le persone care sono quelle persone con cui vivete, perché entrando nella Religione, nella Congregazione, facendo la Professione, si ha una parentela nuova con le sorelle, una parentela nuova. Questo dipende da quelle parole che sembrano misteriose, ma che sono chiare, e cioè: Chi è mia madre e chi sono i fratelli miei e cugini? Disse Gesù. E poi alzò anche le mani e indicando la moltitudine di gente che lo sentiva: chi sono essi, mia madre e i cugini? Coloro che fan la volontà di Dio, questi sono come mia madre, come sorelle e come fratelli (cfr. Mc 3,33-35).
Quando si fa la Professione si ha una parentela nuova, soprannaturale, fondata nell’amor di Dio (...) e – diciamo – nata dal giorno della Professione dell’anima (...), che passano in secondo ordine e non è più solo il vincolo di sangue, ma c’è il vincolo che è consacrato dal sangue di Gesù. Questo può essere un po’ misterioso, ma se le anime hanno quello spirito di interiorità, acquistano tante cose. Persone che, magari, non san leggere, ma sanno parlar con Dio e arrivano a delle cognizioni molto elevate, alle volte, perché Gesù è la luce, è lui il Maestro diretto per l’anima: «Parlate, o Signore, che il vostro servo vi ascolta» (cfr. 1Sam 3,9.10). Oh, allora, amare le sorelle, le persone con cui si vive. E poi amare molto le vocazioni e interessarsi delle vocazioni. E poi amare tutti quelli che si sono consacrati a Dio, in modo particolare l’Istituto e, di lì avanti, tutte le persone che in qualche maniera hanno relazione con noi. Quelle che hanno più relazione saranno i genitori e le altre saranno le persone con cui abbiamo qualche vincolo o qualche (...) riconoscenza o qualche ragione di amare. E poi amare tutte le anime e del paradiso e del purgatorio e della Chiesa e [chi] non è ancora entrato nella Chiesa, i pagani, e anche gli atei, amare.
E poi la carità è nel vostro apostolato (..) l’apostolato dal mattino alla sera, il vostro apostolato eucaristico, nella Messa, nella Visita, nella comunione e l’apostolato liturgico perché siano tutti pronti a dare il culto solenne a Dio (...) pratica liturgica. E poi il servizio di coloro i quali il Signore chiama e il Signore ha chiamato affinché portino le anime a Dio, le illuminino. Vi sono tante difficoltà alle volte che... o vivere con questo, quello; difficoltà con quello. Ma sappiamo superare (...) difficoltà. Persone che vivono di amor proprio e persone che vivono di amor di Dio. Vivere interamente dell’amore a Dio (...) sopportare anche.
Dunque, sono due le strade per cui noi possiamo arrivare alla santificazione: conoscenza più intima di Gesù e conoscenza (...). Secondo, la pratica delle virtù teologali: fede, speranza, carità (...). Due vie (...). E allora, non soltanto dei piccoli propositi (...), ma lo spirito di fede fa operare in tutto in ordine a Dio, al paradiso; così la nostra fiducia in Gesù Cristo e il nostro amore a lui e al prossimo. Come Gesù ci ha amati, così amiamo.
Ecco, la vostra vocazione è così bella! Avanti! Benedire il Signore perché ha voluto la vostra Congregazione. Amarla sempre di più e viverla in generosità e in letizia. Allora, (...) è tutto un incoraggiamento, è tutto (...) tutto una luce spirituale (...) se questa luce l’accendete ogni giorno (...).

Beato Giacomo Alberione