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FARE MEMORIA DEL FONDATORE
Carissime Annunziatine, il 26 di Novembre facciamo “memoria” del nostro amato Fondatore, il Beato don Giacomo Alberione, nel 48° anniversario della sua morte. È un appuntamento liturgico a noi caro, nell’attesa che possiamo presto celebrarlo col titolo di “santo”. Riguardo a questo, invito ogni Annunziatina a pregare con insistenza Dio Padre Onnipotente affinché conceda presto la grazia della sua canonizzazione alla Famiglia Paolina e alla Chiesa tutta. La preghiera cristiana, oltre che richiesta, è anche sempre dono di maggiore conoscenza della volontà di Dio. Se la nostra preghiera fosse sempre in piena sintonia con la volontà di Dio saremmo esauditi presto e con maggiore sovrabbondanza. Talvolta Dio ritarda ad esaudire perché non abbiamo capito la grandezza del dono che chiediamo. È bene riflettere come il desiderio di canonizzare il Fondatore non va inteso come fosse una nostra “gloria”. Quando don Alberione sarà celebrato liturgicamente come “santo” non significa che i Paolini faranno una “bella figura”, ma che la Chiesa tutta, con la Famiglia Paolina, darà maggior gloria a Dio e avrà un più abbondante canale di grazie nel nuovo santo. Un ministero celeste L’iscrizione di don Alberione tra i “beati” ha anche significato che il Primo Maestro non è solo “nostro”, della Famiglia Paolina, ma appartiene anche alla Chiesa tutta. È modello di santità, maestro di verità e intercessore presso Dio per ogni fedele. Modello di santità perché ogni santo o beato è per noi da imitare, una via per essere più simili a Cristo. È quello che san Paolo ci insegna: “Siate miei imitatori come io lo sono di Cristo”. Maestro di verità cristiana, in quanto la verità che Gesù ci insegna è viva, non sta nei libri o nei discorsi ma la contempliamo viva nei santi. La grande scuola dei santi è la via per cui i cristiani crescono nella conoscenza di Dio, della Sua bontà, della Sua provvidenza, della Sua fedeltà ... Intercessore di grazie, perché quando la Chiesa dichiara un santo o un beato, gli riconosce un ministero e una vocazione celeste. Vocazione perché è Dio che chiama a questo, non siamo noi a deciderlo; ministero in quanto i santi sono nel Cielo amministratori di grazie per noi che siamo ancora |
sulla terra. La Chiesa è umano-divina per cui alcuni ministeri sono solo terreni. Già s. Agostino commentando l’episodio evangelico dell’operosità di Marta ricordava che in Cielo non nutriremo, ma saremo nutriti… per cui tanti ministeri anche importanti nella Chiesa terrena non ci saranno in Cielo, altri invece continuano o sono nuovi. Intercedere grazie quasi “rubando” dai tesori del Paradiso è un ministero che non avrà fine. È questo a somiglianza di Maria, che per suoi figli intercede grazie anche quando non sono meritate, o le nostre preghiere non sono sufficienti. I santi partecipano di questo ministero della Madre di Dio “strappando grazie” alla misericordia di Dio. Padri nella fede Nella storia del Santorale (il libro dei santi) si osserva come ci sia stata, da parte della Chiesa, una crescente coscienza della santità. Prima vengono gli Apostoli, poi i Martiri, poi i Confessori della fede, poi si comprende l’importanza di coloro che generano nella fede (fondatori di Chiese o di monasteri, ecc.). La prima santità celebrata è quella dei martiri che con il sangue si uniscono al sangue di Gesù. La professione di Fede, l’annuncio del Vangelo sono uniti con la testimonianza fino all’effusione del sangue (tra le caratteristiche della Chiesa c’è sempre quella di essere “martire”). Essendo i primi secoli tempo di persecuzione, la palma del martirio viene vista come il culmine. Storicamente sarà solo con s. Martino di Tour che si ha la coscienza della grandezza di un santo senza versare il sangue. In realtà si comprende che già prima non c’era solo il martirio, ma anche coloro che confessavano la fede o generavano la fede. La Vergine Maria, san Giuseppe, san Giovanni apostolo non sono martiri, ma non sono per questo secondari… Una categoria importante è costituita da chi portava la fede in una regione o città, costoro sono stati venerati quasi spontaneamente. I primi vescovi sono considerati santi, i fondatori di monasteri pure, e così via. Questo serve di premessa per meglio capire cosa significa un “santo fondatore”. Don Alberione, già beato, è intercessore e maestro e modello cristiano, ma è anche un fondatore. Questo significa che ha un dono e un ministero che è iniziato sulla terra e che continua in cielo. Ha generato figli nella fede come fondatore di una famiglia religiosa, ed ha inaugurato una testimonianza e una santità nei tempi nuovi nel nuovo “territorio” dei tempi moderni di stampa, cinema, audio, ed ogni mezzo “più celere ed efficace” per annunciare il Vangelo. I fondatori rimangono tali anche in Cielo. San Francesco, san Benedetto, san Domenico ecc. non saranno mai sostituiti nel loro ruolo, semplicemente lo continuano nell’eternità in modo nuovo. Questo ci deve far riflettere che essendo un dono di grazia, se pensiamo di metterli da parte non siamo nella volontà di Dio. Anche se il libro della storia dei “tradimenti”, cioè della non fedeltà dei figli rispetto all’insegnamento dei “padri fondatori” è un volume con troppe pagine… I santi “nuovi” |