![]() |
Parola del Fondatore | Parola del Papa | Studio | Recensioni | Articoli |
OCCORRE NUTRIRSI BENE
![]() |
Carissime Annunziatine, anche quest’anno con l’arrivo del tempo di Quaresima ci mettiamo di buona volontà a “rispolverare” propositi e impegni per vivere con profitto questo tempo di grazia. La Quaresima è il tempo liturgico che ci aiuta a giungere preparati alle celebrazioni pasquali, affinché questa occasione di grazia non passi invano, ma piuttosto sia proficua in opere buone e feconda nella carità. Spesso il Primo Maestro invitava a non sciupare le occasioni di grazia. «Raccomandiamoci alla Vergine Immacolata affinché non lasciamo passare inutilmente le grazie di Dio, la vita, le occasioni di meriti: “Timeo Dominum transeuntem” [“Temo il Signore che passa”, S. Agostino, Sermone 88,13]» (Alberione, Alle FSP, 1944, p. 670). Non di solo pane … Quest’anno vorrei invitarvi a prepararvi bene alla Pasqua facendo il proposito di “nutrirci bene”. Il primo motivo per “nutrirci bene” ce lo indica lo stesso Maestro Divino nella pagina evangelica delle tentazioni dove, rispondendo al diavolo – che si fa esegeta tentandolo a procedere nella sua missione sulla via dei prodigi – Gesù ribatte ricordando che «sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Dunque l’espressione “nutrirci bene” ci deve ricordare che per prima cosa viene la salute dell’anima e dopo quella del corpo. A che serve privarci del cibo materiale e poi non nutrire la nostra intelligenza, non eccitare la nostra volontà, non sensibilizzare il nostro cuore alle cose di Dio? Si toglie qualcosa per poter mettere qualcosa di meglio. La nostra epoca soffre di una grave malattia: l’anoressia spirituale. Le anime sono così deboli e confuse da non sentire più neppure il bisogno di nutrire la propria anima. Per questo dobbiamo testimoniare l’importanza del nutrimento spirituale. Il digiuno corporale deve far emergeree soddisfare la fame spirituale, che silenziosa sale dal profondo dell’anima. |
Così si realizza la beatitudine evangelica “beati gli affamati… perché saranno saziati”. Un’anima forte e sana ha fame, desidera le cose di Dio, ne va in cerca e si pasce in abbondanza della Parola di Dio e dell’Eucarestia: pane dell’anima e cibo dello spirito. Quando Gesù mette alla prova i suoi discepoli chiedendo se vogliono andarsene anche loro, a nome di tutti Pietro esclama: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68). Solo il Maestro Divino sazia il nostro spirito, disseta la nostra anima e acquieta il nostro cuore. Far crescere lo spirito C’è ancora un altro motivo per “nutrirci bene”: se non siamo in buona salute noi, come potremo aiutare gli altri? Don Alberione, che pure il digiuno lo faceva anche fuori della Quaresima, raccomandava ai suoi figli che più che il digiuno vale la carità apostolica. Non si possono fare opere senza la forza necessaria per compierle. Se questo vale per le forze fisiche, tanto più vale per quelle spirituali: non si possono compiere le opere di Dio senza la forza, la grazia che viene da Dio. Quest’anno e per questa Quaresima vorrei invitarvi a considerare con molta attenzione a cercare il nutrimento del nostro spirito e del nostro intelletto per gli altri. Detto in altri termini: se non meditiamo noi prima la Parola di Dio come possiamo insegnarla e testimoniarla agli altri? Se non nutriamo la nostra intelligenza con lo studio, che non è curiosità, come possiamo educare gli altri? Col passare del tempo cresce la disaffezione allo “studio” (che ricordo, è una delle ruote del carro e non uno stadio dell’educazione che riguarda il tempo della formazione). Possiamo donare agli altri solo quello che prima abbiamo noi assimilato. Senza fare un motivo di orgoglio il fatto di aver compreso quanto gli altri non riescono a capire. L’orgoglio dell’intelletto è ostacolo alla carità. Quando il nutrimento dell’intelligenza è diventato nostro, la letizia del nostro spirito si trasforma in gioia di donarlo e testimoniarlo, cosicché possiamo consolare gli altri “con la stessa consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio” (cfr. 1Cor 1,3-7). Donare con gioia Se ci siamo nutriti bene, allora possiamo donare con gioia quanto abbiamo ricevuto e diventiamo luce e guida per gli altri, poiché “diamo testimonianza alla luce” (cfr. Gv 1,8). Infatti chi è ammaestrato da Gesù sa invitare chi incontra a recarsi alla stessa fonte, cioè a Gesù, Lui che è il vero cibo dell’anima. “Nutrirsi bene” significa arrivare a fare Pasqua e a nutrirci del Corpo di Cristo e invitare gli altri a fare lo stesso. Quello che conta infatti non è il digiuno dei cibi corporali, ma diventare sazi della volontà di Dio. Quando saremo lietamente appagati della volontà celeste allora potremo dire di stare bene in salute. Se avremo sempre più fame e sete di Dio, allora comprenderemo le parole di Gesù: «voi stessi date loro da mangiare» (cfr Mt 14,16), perché condivideremo la sua stessa compassione per gli uomini... perché coloro che non hanno fame e sete di Dio sono così deboli che neppure sono in grado di andare in cerca di Dio. Ma noi che siamo desiderosi di Dio abbiamo fame e sete della sua giustizia, desideriamo che lui stesso colmi per sempre la nostra fame. Don Gino |