Come scrive papa Paolo VI: «Maria fu tutt’altro che donna passivamente remissiva o di una religiosità alienante » (MC, 37). Guardiamola Maria che interroga un ammirato messaggero celeste! Lei osa, chiede. Questo deve essere anche il nostro atteggiamento. Il Dio che si racconta nella Bibbia, quello definitivamente svelato in Gesù, è un Dio che non tratta gli uomini come servi (Gv 15,15), ma come figli, che li pone alla pari (Sal 8,5-6) che accetta di farsi mettere in discussione (Gen 18). Dio ci tratta da uomini, accetta il confronto, finanche la lotta (Gen 22). La ricerca di Dio nasce sempre da una domanda. Maria vuole capire. La sua domanda è semplice e diretta. E Gabriele spiega. Parla di Spirito Santo, parla di ombra dell’Altissimo, di un figlio che ha a che fare con Dio e che di Dio condivide la santità. Che problema c’è? Una volta accettata la folle idea che Dio diventa uomo, è forse un problema che una vergine diventi madre? Davanti all'inaudito di Dio, come non lasciare aperta ogni possibilità? E poi l’angelo le parla di Elisabetta. Forse per rassicurare Maria, forse per incoraggiarla. Bene, l’annuncio è fatto. Ora Gabriele aspetta una risposta.
Tutto si ferma. Tutto è immobile. Dio ha chiesto. Garbatamente. Folle, ma reale. Dio aspetta una risposta. Ha chiesto nella totale e piena libertà. Perché un atto d’amore come l’incarnazione necessita della libertà. Chi ama lascia libero, anche di andarsene. Potrebbe arrivare un rifiuto. Anzi: forse il rifiuto è la cosa più logica che possa accadere. Maria ha sentito, ha capito, per quanto si possa cogliere e capire quanto sta accadendo. Si deve fidare. È giovane Maria, certo, ma non sprovveduta, quindi si chiede: cosa sarebbe successo il giorno dopo? Con Giuseppe? Con Anna, sua madre? Chi le avrebbe creduto? Lei stessa, come avrebbe potuto ripensare a quel momento senza farsi travolgere dai dubbi, senza credersi visionaria? Eccoli: l’adolescente e Dio. Due libertà che si confrontano. E il mondo, col fiato sospeso, attende. Qui non si scherza. È in gioco la salvezza. La nostra salvezza. E così san Bernardo di Chiaravalle, monaco cistercense, in una sua memorabile meditazione, ci aiuta ad entrare proprio in questa scena. «Hai udito, o Vergine; concepirai e partorirai un figlio; hai udito: non sarà opera di un uomo, ma dello Spirito Santo.
Attende l’angelo la tua risposta: è tempo per lui di ritornare a Dio che l’ha inviato. Anche noi, o Regina, attendiamo una parola di pietà: noi, miseramente oppressi da una sentenza di condanna. Ecco: ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza; saremo subito liberati, se tu accetti. Nella Parola eterna di Dio, noi tutti siamo stati creati, ed eccoci in preda alla morte. Una tua piccola risposta ci può però ricreare e richiamare alla vita. [...] Su, rispondi presto all’angelo, o meglio – attraverso l’angelo – rispondi a Dio. Rispondi una parola e ricevi “la Parola”; pronunzia il tuo verbo e ricevi nel grembo quello di Dio; lascia uscire la parola che passa e racchiudi in te quella eterna. Perché indugi? perché esiti? Credi, afferma la tua fede e ricevi. La tua umiltà si vesta di audacia, la tua modestia diventi fiduciosa. Non conviene che ora la tua semplicità verginale dimentichi la prudenza. In questo avvenimento unico non temere, o Vergine prudente, di essere presuntuosa: se a Dio piace un modesto silenzio, in questo momento è più necessaria la pietà della tua parola. Apri, o Vergine beata, il tuo cuore alla fede, le tue labbra all’accettazione, il tuo grembo al creatore. Ecco che il desiderato di tutte le genti sta alla tua porta e bussa. Oh, se per la tua esitazione, passasse oltre! Se tu dovessi ricominciare, piangendo, a cercare colui che il tuo cuore ama! Levati, corri, apri. Levati con la fede, corri con la devozione, aprigli con il tuo sì» (Sermones in laudibus Virginis Matris, Hom IV,8).
Francesca V.
BIBLIOGRAFIA: P. CURTAZ, Maria con i piedi per terra, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2015. |