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PREGARE PER LA NOSTRA SOCIETÀ

 

Carissime Annunziatine,

spesso capita di sentire, anche da religiosi, di non voler pregare per chi è ritenuto un avversario politico, anche se è al Governo. Invece è sempre necessario pregare per chi ci governa. È nel nostro interesse per vivere bene, ma per ogni cristiano è anche una raccomandazione che ci viene da san Paolo. «Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio» (1Tim 2,1-2). La preghiera cristiana si deve estendere a tutte le categorie. Nella Liturgia le Preci del Venerdì Santo sono un modello per chi pregare, e in quale ordine. Si prega per tutti, anche per quelli che ci sono antipatici… e perfino per chi ci perseguita.

Pregare per chi sta al potere

Ricordando questo, e avendo sempre cura di pregare per coloro che governano il nostro Paese, impareremo anche a meglio ragionare di politica. Chi vive nella “vita secolare” ha più motivi di pregare per il bene della società in cui viviamo.
Pregare per qualcuno non significa condividere le sue idee o appiattirsi a chi sta al potere. Significa avere a cuore il bene di tutti: sia la salvezza eterna che il benessere e l’ordine sociale. Quando si è in pace, il Vangelo può essere proclamato con più efficacia, si può operare meglio per l’evangelizzazione e la conversione di tutti gli uomini.
Dunque pregare per chi sta in autorità, a qualsiasi livello è un nostro dovere ed è utile.
Quando ci sono le elezioni non basta pregare che vincano quelli che riteniamo i migliori: è necessario pregare per tutti perché siano illuminati per scegliere le persone più adatte e poi esse si adoperino per il benessere di ciascuno.
Sempre bisogna pregare perché ciascuna persona sia illuminata a vedere e a compiere il bene, … anche se sono avversari politici o ci sono antipatici. Per il cristiano, anche in politica, la preghiera viene prima di tutto.
Solo in secondo luogo si prega per coloro che riteniamo più idonei a guidarci. Inoltre non bisogna pregare solo quando ci sono le elezioni e poi basta. Si prega Dio che illumini quando si sceglie e dopo si continua a pregare affinché chi è al potere agisca per il bene della gente. Il bene di tutti deve venire prima degli interessi personali o di gruppo. Una pessima abitudine è quella di lamentarsi che le cose vanno male, ma poi non pregare con convinzione che Dio illumini chi è al Governo. Lamentarsi e non pregare significa dimenticarsi della potenza della preghiera.

 

“Possiamo solo pregare!”: per un cristiano non significa rassegnazione, ma viva fiducia nella Provvidenza divina che ascolta le nostra richieste.

Pregare per i cristiani in politica

Solo dopo la fervida preghiera viene anche l’impegno diretto, anche in politica. Don Alberione sognava per gli Istituti paolini di vita secolare, per alcuni almeno, un impegno diretto nell’agone politico, in modo da poter cristianizzare sempre di più la società. È inutile lamentarsi che la società attuale si sta scristianizzando e poi lasciare a chi avversa la Chiesa campo libero. La società civile è un organismo dinamico che deve essere sempre “cristianizzato”. Dunque è necessario anche pregare che il Maestro Divino susciti cristiani, anche Paolini, che si impegnino in prima persona a costruire una società più cristiana.
È necessario sporcarsi le mani per costruire una società migliore, ed è necessario pregare per chi si impegna a farlo nella società civile. Forse noi non siamo in grado di farlo, ma possiamo sempre pregare Dio che susciti, illumini e aiuti chi si impegna nelle cose civili.

Pregare per la pace

Nella Liturgia c’è sempre la preghiera per la pace. Lo si vede negli Atti degli Apostoli, nei testi liturgici più antichi, come pure nelle Orazioni del messale. È un tema congiunto con quello del pregare per chi governa, per poter vivere da cristiani anche in tempi di persecuzione.
Il cristianesimo è una religione di pace sin dall’inizio. Ma in realtà tutte le religioni sono per la pace.
Le religioni indicate come radici di violenza sono un falso storico. Ha ragione Papa Francesco ad insistere per un dialogo interreligioso che ribadisca che le religioni sono causa di pace e non di violenza.
Su “Civiltà Cattolica” (n. 4053, pp. 209-219) di maggio c’è un bell’articolo sull’argomento. Bisogna anche saper rispondere a chi fa accuse infondate. In realtà la religione è sempre stata usata per coprire altri interessi, e poi le si è data la colpa delle violenze perpetrate, ... e non solo nel cristianesimo.
È sempre difficile la relazione tra politica e religione, ma la tentazione costante è che la politica cerchi di usare la religione per i propri scopi. Religio instrumentum regni, cioè la religione viene usata come strumento di potere. Se ne usano i simboli per accreditarsi, per avere seguito ma non per fare una società fondata su quei valori che la religione propone.
Come nota critica, ricordo che la visione politica di Cavour (libera Chiesa “in” libero Stato), e da molti ancora riproposta oggi, indica che la Chiesa deve stare dentro e sotto lo Stato. Per questo i Papi hanno sempre opposto un’altra visione (libera Chiesa “e” libero Stato), rispettando l’autonomia di ogni realtà civile.
Siamo invitati a pregare perché si formino rette coscienze che non si lascino ingannare da chi vuole usare i valori cristiani per coprire interessi che non sono veramente cristiani, ma anche a saper controbattere chi vuole usare il cristianesimo per addossargli colpe che non sono sue.
È veramente importante pregare, ma anche educare – e qui il nostro apostolato ha sempre una grande importanza – le persone a farsi una retta coscienza e corretta informazione, per poter agire bene nella società. Senza dimenticare il fine ultimo che è la salvezza eterna delle anime.


Don Gino