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ANTONIETTA GUADALUPI
Alleluia! – È perfetta letizia!Consacrata
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Consacrata secolare nell’Istituto Maria SS. Annunziata, è stata la prima Assistente Sanitaria dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano dove ha lavorato per più di 25 anni, con grande dedizione e competenza, dando una vera testimonianza di vita evangelica nel gioioso dono di sé ai fratelli. La vita a Brindisi Antonietta è nata a Brindisi il 22 novembre 1947 «da genitori bravi, laboriosi, fedeli! Poco istruiti, ma molto sapienti», così li ricorda nel suo testamento spirituale. Fin da piccola sperimenta la sofferenza. Colpita da un eczema diffuso, non rispondente ad alcuna terapia, lotta per anni contro questa malattia senza alcun risultato, fino a quando la mamma si rivolge con fede a S. Rita, di cui era molto devota, e ottiene dal Signore la guarigione della figlia. A 13 anni mamma Maria muore e Antonietta è costretta a lasciare gli studi e a prendersi cura di papà Fortunato e del fratello Salvatore. Lo fa con una maturità e capacità fuori del comune, tanto da sorprendere parenti e amici. Tenace e volitiva, riprende gli studi che purtroppo interrompe di nuovo per la morte improvvisa del padre, ma non si arrende e, in seguito, si iscrive al liceo classico di Brindisi. Antonietta vive un’adolescenza difficile sia per le responsabilità familiari troppo grandi per lei, sia per mancanza di riferimenti umani forti e stabili. Sappiamo bene che l’adolescenza è l’età in cui il bisogno di sentirsi capiti e amati è forte. Antonietta non si sentiva né capita né amata, lo scrive in una sua agenda: «Desideravo tanto essere amata, ma per quanti sforzi facessi, nessuno sembrava accorgersi di me». A 18 anni partecipa ad un corso di Esercizi Spirituali per consacrate secolari organizzato dall’Istituto Maria SS. Annunziata, |
fondato nel 1958 dal Beato Giacomo Alberione. Durante il corso Antonietta “sente” il primo invito del Signore a vivere tutta per Lui. Dopo circa due anni entra in Istituto come postulante e il 27 luglio 1971, con la Prima Professione, diventa Annunziatina. Prosegue gli studi, prende la maturità classica e si iscrive alla facoltà di Medicina presso l’Università di Bari, determinata a realizzare il sogno di diventare medico che custodiva, da sempre, nel cuore. Ma nel 1974, al terzo anno, lascia la facoltà e, con grande stupore del fratello e di quanti la conoscevano, si trasferisce a Milano per frequentare il corso di Infermieri Professionali presso l’Istituto Nazionale dei Tumori. È stata una scelta sofferta, ma ben ponderata, incoraggiata anche da don Gabriele Amorth Delegato dell’Istituto Maria SS. Annunziata di cui Antonietta era membro. È stata la scelta giusta, fatta sia per rendersi economicamente indipendente sia per alcune difficoltà incontrate negli studi. Il lavoro a Milano Nel 1976 Antonietta consegue il diploma di Infermiera Professionale e dopo un anno quello di Assistente Sanitaria. Partecipa nel 1977 al concorso per un posto di Assistente Sanitaria e lo vince. A soli 30 anni ha un ruolo di grande responsabilità: è la prima Assistente Sanitaria dell’Istituto Tumori. Il suo compito è molto vasto: informare gli utenti dell’Istituto e i loro familiari sugli aiuti economici e sulle facilitazioni assistenziali previste dalla legge per i malati di tumori; tenere i contatti con le strutture di ricovero e le associazioni di volontariato dedicate ai malati terminali; gestire una parte considerevole dei fondi stanziati, a questo scopo, dalla Lega Italiana contro i tumori. Questo ruolo lo porterà avanti fino alla morte con grande dedizione ed efficienza. Antonietta pensa davvero poco a se stessa, il suo tempo è speso soprattutto per i malati e quanti sono nel bisogno; oltre al lavoro in ospedale si prodiga anche per rendere possibile il ricovero e l’assistenza degli extracomunitari. Trascorre l’intera giornata all’Istituto passando molte ore nel suo ufficio, un piccolo locale dove si respira un clima di accoglienza e serenità. C’è un continuo via vai di gente che vuole parlare con lei e, quando la porta si apre, si vede dietro la sua scrivania, un grande poster di Gesù Misericordioso. Molte sono le persone colpite dal tumore che si rivolgono a lei; arrivano da ogni parte d’Italia, con il loro carico di dolori e problemi. Al termine della sua giornata di lavoro sale al nono piano dell’Ospedale, sosta in cappella per la Messa delle 19 e rimane a lungo in preghiera per chiedere luce e forza per sé, per i malati, i loro familiari e per quanti sono segnati dalla sofferenza. Antonietta ama il suo lavoro, se pur faticoso e non facile, e con il suo cuore grande capace di accogliere e amare, porta la misericordia di Dio in un mondo di dolore. Si distingue per il suo sorriso solare e accogliente e per la piena disponibilità verso tutti. Pensa in grande e va ben oltre i compiti del suo lavoro: per dare sollievo ai malati progetta assieme al cappellano, un Giardino Pensile al nono piano dell’Istituto vicino alla cappella. Il giardino viene realizzato ed è conosciuto come il “Terrazzo Terapeutico”. È una piccola oasi ricca di piante e fiori dove i malati possono passeggiare all’aperto, intrattenersi, godere del sole, del profumo e del colore dei fiori ed evadere dall’ambiente prettamente ospedaliero, anche solo per qualche ora. Per poter vivere al meglio il suo lavoro e curare la sua formazione professionale Antonietta studia e si aggiorna partecipando a molti convegni e corsi di approfondimento. Si iscrive alla Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi e nel 1995 consegue il diploma universitario biennale in Health Services Management con una tesi sperimentale su “Hospice, nuove frontiere per l’accoglienza del malato terminale”. Antonietta desidera fortemente che ci sia un Hospice all’Istituto dei Tumori. Come è noto l’Hospice è una struttura sanitaria che accoglie i malati terminali dando la possibilità di vivere gli ultimi tempi della loro vita in modo più sereno che in altri spazi. L’Hospice sarà in seguito aperto all’Istituto ma Antonietta non avrà la gioia di vederlo, il Signore la chiamerà a sé prima che venga realizzato. La malattia e la morte Antonietta vive 53 anni, metà trascorsi a Brindisi, l’altra parte impegnata a tempo pieno a Milano. Buona e generosa non dice mai di no a coloro, e sono tantissimi, che le chiedono aiuto: dona con gioia il suo tempo, apre la sua casa per accogliere, dona parte del suo denaro a chi ne ha bisogno. Verso la fine degli anni ’90 Antonietta comincia a non star bene, accusa stanchezza e disturbi all’intestino ma continua, se pur con fatica, a portare avanti la sua vita ordinaria di lavoro e apostolato. Il 22 giugno 2001 viene ricoverata all’Istituto con forti dolori addominali. Rimane in osservazione per circa una settimana e viene poi operata d’urgenza all’intestino. La situazione risulta grave e la diagnosi è sconcertante: adenocarcinoma indifferenziato con metastasi diffuse. Il tutto precipita a causa di una peritonite. Rioperata d’urgenza viene portata in rianimazione in condizioni gravissime e, dopo atroci sofferenze, conclude il suo cammino terreno il 30 luglio 2001. Con grande sorpresa di parenti e amici la partecipazione al suo funerale, avvenuto nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria a Brindisi, è stata straordinaria e commovente nonostante Antonietta sia stata lontana dalla sua città per quasi 30 anni. Al termine della celebrazione molte persone hanno voluto testimoniare la gratitudine verso Antonietta per tutto il bene ricevuto da lei. Le sue spoglie riposano, come suo desiderio, nella tomba di famiglia nel cimitero di Brindisi. Il segreto di una vita donata Antonietta era una donna innamorata che ha vissuto la sua vita per Dio e per gli altri seminando, a piene mani, amore, gioia e bontà. Aveva capito che il vero centro della persona è il cuore e dalla grandezza dei sentimenti – che vivono dalla grandezza dei desideri – nasce la possibilità dell’incontro con quel Dio che per primo ci ha amato. Su questo incontro ha fondato la sua vita. Incontro che non si è chiuso in un cerchio di beata solitudine, ma si è aperto all’incontro con gli altri, in un continuo desiderio di unità fra tutti e con il Tutto. Antonietta si sentiva amata dal Signore, lo amava e cercava di farlo conoscere e amare. Era felice di appartenere alla Famiglia Paolina, di essere Annunziatina, totalmente consacrata a lui nel mondo, modellata su Maria vergine e madre. In una sua agenda leggiamo: «Perché il Signore ha ispirato don Alberione affinché nascessimo nel seno della Famiglia Paolina e fossimo legate allo zelo sacerdotale della Società San Paolo? Perché il Signore voleva tante piccole “Marie” simili alla sua dolcissima Mamma che sa essere presente dove c’è bisogno, con discrezione, con umiltà, con grandissimo spirito di servizio, come dono ai fratelli». Volendo incarnare la sua vocazione nel contesto di lavoro, parrocchia, gruppo, si interrogava: «Essere Annunziatina oggi. Come e perché. Sappiamo che nel mondo vi è la guerra, farsi operatrice di pace. Sappiamo che il mondo vive nell’odio, seminare l’amore, sappiamo che il mondo è disperato, portare il lieto annuncio: Dio è amore». E nel suo rapporto d’amore con Gesù, nutrito nella preghiera e nell’offerta, è nascosto il segreto della sua vita donata, con amore e gioia, a tutti. Vittima d’amore Il 2 febbraio 1986, festa della Presentazione del Signore, Antonietta si è offerta vittima all’Amore Misericordioso e ha rivolto a Dio questa preghiera: Hanno detto di lei Le molte testimonianze pervenute, pagine semplici e commoventi, sono le parole più belle, più vere, scritte da Antonietta nel cuore delle persone che lei ha amato e aiutato. – «Fa’ che io possa riconoscerti nei fratelli e ringraziarti in loro dei doni che tu ci hai fatto. Dammi la semplicità del bambino che guarda tutto con occhi limpidi. Fammi capire che tutto ciò che io prendo, vedo, studio non serve per me, ma per donarlo. Dio mio, non ho nulla tranne il peccato, prendi però la mia vita, purificala e ridonamela consacrata perché io possa farne dono ai fratelli». Attualità La testimonianza di Antonietta è un messaggio concreto e attuale per tutti noi e per il nostro stile di vita. Sappiamo bene che oggi si tende sempre più a vivere solo per se stessi, a cercare la propria realizzazione ignorando chi ci vive accanto. Nella nostra società abituata ai sensazionalismi, ai gossip, agli scoop e ai ritmi serrati delle comunicazioni mediatiche, che non sanno dare risposta ai nostri bisogni profondi, la vita di Antonietta totalmente donata a Dio e agli altri, vissuta nella gioia e nella gratuità, pone degli interrogativi e non può lasciare indifferenti. La sua vita “del tutto normale senza apparentemente far nulla di straordinario”, è una vita che lancia un forte messaggio: si vive con intensità e pienezza nella misura in cui ci si dona. Annamaria Gustinelli, imsa |