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Gesù amava porre domande, molto più che dare risposte. La maggior quantità di domande da lui poste, rispetto a quelle ricevute, ne è una chiara testimonianza. È partendo da questo presupposto che qualche anno fa LUDWIG MONTI, monaco di Bose e biblista, ha incominciato a interessarsi alle domande di Gesù, stilandone un elenco e suddividendolo per attestazioni evangeliche e destinatari. Ne è nato un libro pieno di soprese e curiosità “Le domande di Gesù” edito dalla San Paolo. Si pensa che Gesù nei Vangeli abbia formulato solo qualche domanda, in realtà sono ben più di duecento. Così come si ritiene che spesso le sue siano solo domande retoriche, invece le questioni sollevate da Gesù sono di grande interesse per gli uomini e le donne di oggi.
Gesù non imponeva, non comandava né la vocazione né la conversione, né tantomeno si sostituiva alla coscienza personale di colui al quale rivolgeva la parola, ma con sapienza poneva domande: apriva un cammino, dava inizio a un processo, metteva in discussione certezze e abitudini, invitava a una fede pensata. Le domande che Gesù rivolge aprono a spazi inediti, costringendo in modo dolce e implacabile a fare i conti con il mestiere di vivere, più o meno duro a seconda dei giorni. Ripercorrendo le tante situazioni vissute con i discepoli, tra la folla, alle prese con scribi e farisei, eccoci alle prese con: "Voi chi dite che io sia?” e “Quanti pani avete?”; da “Perché mi chiami buono?” al “Generazione incredula fino a quando vi dovrò sopportare?”. Perché ogni generazione è potenzialmente incredula, esposta al rischio di non aver fede-fiducia.
Sentiamoci personalmente rivolgere la domanda: “Cosa vuoi che io faccia per te?” Ovvero vuoi guarire? Desideri veramente uscire dalla tua oscurità, malattia, paralisi per rimetterti in cammino nel
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