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LE GRAZIE DEL NATALE
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Il Beato Giacomo Alberione, nella seguente meditazione, invita a prepararci al Natale ravvivando la fede: solo così potremo ricevere tutte le Grazie che il Bambino Gesù ha preparato per noi (Alle Figlie di San Paolo 1929-1932, pp. 413-416). In questo giorno così bello, così caro, così sereno, certamente Gesù Bambino ci porta tutte le sue grazie più belle. È venuto dal cielo appositamente, non come crediamo noi che bisogna pregare molto per ottenere le grazie, è lui che viene dal cielo a offrircele e ci prega di chiedergliele, perché il suo cuore ha un grande desiderio di darle. Sapessimo quanto ci ama Gesù Bambino, il nostro cuore certamente sarebbe tutto preso d’amore per lui! Pensiamo che i nostri cuori sono conosciuti a uno a uno da lui, i nostri nomi sono tutti scritti in quel cuoricino, egli conosce tutti i nostri bisogni e ancora più di quanto sappiamo esprimerli noi. Andiamo da quel Bambino dunque, e chiediamogli prima di tutto i tre doni di cui già avete sentito parlare. Molta scienza della religione, cioè molta fede, ma non nel senso in cui noi la intendiamo di solito che è fiducia, speranza, ma quella fede che ci porta a chiedere certe grazie al Signore e ci dà fiducia di riceverle. Una fede veramente religiosa che siamo figli di Dio, creati per il paradiso, che siamo sulla terra per poco, che quaggiù abbiamo nelle mani il tesoro dei tesori: il tempo; che il nostro Padre è ricco; che Gesù è nel Tabernacolo per darci infinite grazie; aver fede che chi ci guida è il rappresentante di Dio, è illuminato per questo; che le sorelle sono immagini di Dio, quindi amarle, desiderare loro il maggior bene, che si facciano sante; che l’apostolato non è un lavoro come quello della sarta o un altro qualunque, ma è un insieme di opere fatte per portar luce alle anime che aspettano, e qui ci vuol tanta grazia, perché chi può capire proprio bene questo? Quindi fede nel modo di farlo, con delicatezza e precisione, con mani e cuore puri; fede particolarmente sui Novissimi, pensarvi e ricavarne frutto dalle verità del giudizio, del paradiso, dell’eternità. Le anime che hanno fede, ovunque siano, non dicono mai: ora sono sola, ora non mi vede nessuno, nessuno può saperlo, pensano che l’occhio del Signore è vigile: Dio mi vede, e basta. Per il cuore: chiedete più amore al Bambino, a questo caro Pargoletto nato or ora. Noi dobbiamo amar Dio sempre con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta la volontà, ma nell’anno, per eccitare la nostra devozione, la Chiesa ha stabilito diverse feste. Chi non amerà quel Bambino che ruba il cuore anche ai bambini, quel fantolino in poveri panni, bello, amabilissimo, chi non l'amerà? Poi viene il venerdì santo, giorno tutto di mestizia, e chi non si commuoverà, chi non piangerà la propria iniquità nel vedere quel sacrocorpo sfigurato, pendente da un legno di croce, per i nostri peccati? |
E nella festa del Santissimo Sacramento, chi non sentirà il cuore riempirsi di gioia pensando che con un miracolo di amore quel caro Gesù si è dato a noi per sempre? E la festa del Sacro Cuore, che muove i cuori più induriti, perché se un’anima si dà ad amare quel Cuore, per fredda che sia, non può non sentirne il calore e sentirsi attirata; quante meravigliose conversioni opera sempre la devozione al Sacro Cuore! La maestosa liturgia della Chiesa ci presenta queste bellissime feste, ma il Natale ha un’attrattiva speciale per la sua semplicità; contemplando quel Bambinello adorato dagli angeli, dai pastori devoti, contemplando quel Bambino così piccolo che già soffre tanto, quel Bambino che è la calamita dei cuori, chi non lo amerà? Chi non ama un bambino in una famiglia? Esso ne è la gioia, ma che dire allora di quel Bambinello che era la gioia di Maria e di Giuseppe, che gli angeli si prostravano ad adorare, baciandone i sacri piedini e le manine? Caro Bambino, che deve accendere i nostri cuori di amore! Facciamo come S.Francesco d’Assisi, che se lo prendeva fra le braccia, se lo stringeva al petto, con tali slanci d’amore da provare tutto un paradiso in terra! Beato Giacomo Alberione
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