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“INTELLIGENZA ARTIFICIALE”: COS’È E PERCHÉ SE NE PARLA“

 




Parlare di “Intelligenza Artificiale” non è certamente semplice per differenti motivi. Primo: è una realtà che non solo si evolve di giorno in giorno, ma anche che si sviluppa in diverse correnti e pensieri. Secondo: bisogna chiedersi fino a che punto un computer possa sostituire una persona.
Partiamo dal presupposto che oggi non è possibile una vita senza computer: pensate solo a quali quantità di dati sono sottoposti continuamente aeroporti, treni, conti bancari che permettono di evitare grossi errori e, di conseguenza, disastri di ogni genere (...anche se pure le macchine commettono errori).
La tecnologia in ogni caso si sviluppa con processori e algoritmi sempre più potenti, tanto che oggi assai poco ci rendiamo conto, ad esempio, se un call center è un robot o una persona reale. Questo risponde a una questione economica: fa risparmiare un bel gruzzoletto! Per rendersene conto, basti pensare che «Tobi» della Vodafone gestisce circa 1,5 milioni di persone al mese – che sarebbe impensabile per un uomo – e che ha portato a licenziare circa 800 persone.

I nuovi sistemi di Intelligenza Artificiale

Nel nostro orizzonte si affacciano diversi sistemi di “AI” [Artificial Intelligence] quali «Siri» (Apple), «Alexa» (Amazon), «Google Home» (Google) che non operano più per algoritmi ma per reti neurali (cioè in parole povere “si adattano”).
Questi super-computer certamente hanno ancora molto da imparare. Ad esempio, se io dico «il mio capo mi ha fatto una lavata di testa» con un algoritmo semplice la frase sarebbe intesa come «che la testa si è lavata da sola». Ma, incrociando contesto, linguaggio (formale), situazione, il computer deve districarsi tra differenti possibili significati: si passa da un uso tipo “dizionario” della lingua ad un uso “enciclopedico” del linguaggio.
Con alcuni grandi matematici si è dato vita a sistemi che stanno riproducendo e riconoscendo i vari aspetti umani ovvero essi non “rispondono” più in base a delle informazioni, ma cercano continuamente nel loro database (in questo caso la rete internet) la risposta più congeniale.
Questi sistemi imparano da ciò che sentono e “vedono” quindi sono costantemente in continua evoluzione. Ciò ha come limite però sempre il sistema con cui nascono.

Utilità e nuovi problemi

Qualcuno potrebbe pensare che forse tutto questo è eccessivo o inutile. Ma non è proprio così. Pensiamo ad esempio: un disabile, con un comando vocale, può aprire una porta o ordinare una pizza, senza dover premere nemmeno un pulsante. Questo ci permette di comprendere la vera utilità di questi sistemi, anche nella vita quotidiana.
Certo ci sono gli abusi nell’utilizzo degli stessi: pensate ad una mamma che si rivolge ad «Alexa» per affidargli il compito di raccontare una fiaba ai figli, così avrà il tempo per guardarsi la sua serie tv preferita.
Il vero limite di questa tecnologia è in ogni caso l’“autocoscienza”: non sono pochi i film in cui si mostrano robot capaci di soppiantare l’uomo (da Terminator, Robocop, Io Robot, Matrix).
Tuttavia questi sviluppi creano non poche perplessità: ad esempio l’intelligenza artificiale di Google ad un certo punto aveva cominciato a dare risposte di stile “nazista” mentre «Siri» “anti-abortista”.
Questo denota come effettivamente, come un bambino, il computer impara ad apprendere ma con due prerogative peculiari: non dimentica ed è almeno 100 volte più veloce di noi nell’apprendere. Pertanto in poco tempo supera l’uomo sia in fatto di precisione che di velocità, ma con un grande difetto: quali sono i criteri?
Un computer non sa perdonare, non sa dare fiducia… E, sebbene diversi esperimenti abbiano dimostrato che in molti casi hanno saputo dare la risposta giusta, è vero anche il contrario, ovvero che un errore del computer non sarebbe perdonabile.
La domanda che dobbiamo farci è: quando le macchine avranno un grado molto vicino all’uomo per quanto riguarda l’autocoscienza e le tematiche etiche, quali saranno i criteri che useranno nelle loro scelte?


Don Gianpaolo Grieco