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LA CHIESA CHE MANCA

 


 

Mentre vi giunge questa circolare, a Roma si sta svolgendo la XV Assemblea Generale Ordinaria dei Vescovi sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” (3-28 Ottobre 2018). Per seguire, non solo con la preghiera, ma anche con l’approfondimento questo evento ecclesiale proponiamo il testo di don ARMANDO MATTEO, La Chiesa che manca, delle Edizioni San Paolo. Una voce schietta la sua, un po’ fuori dal coro di grandi proclami e facili entusiasmi, che distolgono da una lettura reale del mondo giovanile nei confronti degli ambienti religiosi. Già Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, senza troppe delicatezze, invita la Chiesa a riconoscere che le sue comunità sono poco abitabili dai giovani. «La pastorale giovanile, così come eravamo abituati a svilupparla, ha sofferto l’urto dei cambiamenti sociali. I giovani, nelle strutture abituali, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, necessità, problematiche e ferite» (EG, n. 105). La Chiesa Italiana che manca è perciò la Chiesa dei tanti giovani, delle tante donne e dei tanti adulti credenti che l’hanno abbandonata negli ultimi decenni o che questa Chiesa più semplicemente non è stata in grado di generare pur in mezzo al suo tanto affaccendarsi pastorale. Di fronte a tutto ciò la quasi totalità dei cattolici italiani sta ancora ad aspettare che le cose ritornino come prima, ma è un’attesa che non serve a nulla. La Chiesa che ora serve al cattolicesimo in Italia è una Chiesa che non teme il cambiamento, e neppure teme di cambiare, in quanto è una Chiesa che pensa, che sa reggere con apertura e presenza di spirito a questo tempo che le è dato vivere. È urgente alla Chiesa trovare nuovi sentieri, nuove pratiche: in una parola, nuovo entusiasmo missionario. Una Chiesa che sappia cogliere le grandi questioni umane oggi in gioco, che riesca a superare la propria pesante autoreferenzialità. Una Chiesa che accompagni nel servizio, che riporti gli adulti al loro insostituibile compito educativo, che rimetta al centro del suo essere la propria identità di casa e scuola di preghiera; manca infine una Chiesa che “festeggi”: che riscopra l’allegria del Vangelo e la comunione della gioia quali elementi fondanti della sua presenza in mezzo ad un mondo sempre più dominato da passioni tristi. Chi non muta quando tutto muta, alla fine diventa muto.

Rosaria G.