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MARIA E LA CASA DELLO SPIRITO

 



Il dono dello Spirito a Pentecoste ha valore inaugurale solo per la prima comunità, non per Maria. La Vergine costituisce invece un polo nascosto, ma vivo, di attrazione dello Spirito in seno alla comunità. Lei è già, in una tensione dinamica, il supremo luogo dello Spirito. Maria è lì non per ricevere lo Spirito Santo ma per donarlo e mostra in sé qual è l’opera che lo Spirito compie. Lo Spirito eternamente altro non fa, in Maria e in noi, a Nazareth e nel chiostro del nostro cuore, che incarnare la parola di Dio e riportarla al cuore. Con divina monotonia lo Spirito altro non fa che rivestire di storia, di azioni, di carne, di fuoco la parola di Dio in ogni credente.
Dice l’angelo a Maria: «verrà lo Spirito e tu concepirai il Verbo di Dio» (Lc 1,27). Dice Gesù ai discepoli: «verrà lo Spirito e vi riporterà al cuore tutte le mie parole» (Gv 16,13). Il rapporto privilegiato con lo Spirito che fu di Maria, fu anche dono di re e profeti. Quando Samuele unge re il giovane Saul, pronuncia le seguenti parole: «Lo Spirito del Signore investirà anche te e ti metterai a fare il profeta insieme con loro e sarai trasformato in un altro uomo. Quando questi segni che ti riguardano saranno accaduti, farai come vorrai, perché Dio sarà con te» (1Sam 10,6-7). In cinque elementi è riassunta l’azione perenne dello Spirito:
a) Lo Spirito ti investirà. A Maria l’an gelo dice: «ti coprirà con la sua ombra». Verbi che esprimono energia, potenza. Lo Spirito, più che delicata colomba, è qui quasi aquila che rapisce e porta con sé sulle cime. È l’esperienza di Amos, di Geremia, di Saul: non si ascolta Dio impunemente, senza pagarne un prezzo in moneta di vita;non si esce indenni dall’incontro: chi ha udito la sua voce anche una volta sola,

non può non essere profeta. È l’esperienza di essere soverchiati da una misteriosa presenza, cui arrendersi, come Maria: «avvenga di me quello che hai detto». C’è come un prevalere di Dio, come per Geremia, un’esperienza quasi di predazione, come a Gerusalemme la Pentecoste: rombo di turbine, vento possente che riempie la casa, fuoco, terremoto. E gli apostoli non possono più tacere.
b) Tu farai il profeta. I primi profeti del Nuovo Testamento sono Maria ed Elisabetta. «Il Signore ha parlato, chi può non profetare? » (Am 3,8). Profeta è colui che intrattiene un rapporto privilegiato con la parola di Dio, vitale e mortale; il suo nome, la sua identità saranno dati dal fatto che parla parole divine. Non sarai più conosciuto per ciò che sei in te stesso, ma per la tua relazione con Dio. Anzi, sarai riconosciuto solo se sei uomo di Dio. Il profeta è bocca di Dio e bocca dei poveri, colui che ricorda Dio agli uomini e gli uomini a Dio, colui il cui segreto è un oltre.
c) Sarai trasformato in un altro uomo. Il grande verbo dello Spirito creatore è: tu puoi diventare altra creatura. E Maria chiede: «come è possibile?». Sarai trasformata in un’altra donna, la vita si apre, si moltiplica, «ecco, nascono cose nuove» (Is 43,19). Lo Spirito è creazione che accade. Egli ci considera non come persone legate a uno status, ma come persone in divenire, seme che germoglia. Samuele usa tutti i verbi al futuro, i verbi di uomini assetati di futuro e di un Dio che viene dal futuro. Sarai trasformato in un altro uomo, con nuovi punti di riferimento, con nuovi orizzonti, con nuovi amori e una comprensione nuova del mondo. Sarai altro per gli altri, un marginale creativo. Sarai come una spina nel fianco di chi è troppo inserito nel sistema. E non ti potrai mimetizzare. Sarai altro, perché non sei più tu che vivi, è la parola, è Cristo che vive in te (Gal 2,20). Tu sei altro da ciò che credi di essere: tu non sei i tuoi difetti, non sei i tuoi peccati, non la tua stanchezza, né la tua fatica. Tu sei la tua vocazione. Tu cresci sulla statura di Cristo, sei figlio, sale e luce per il mondo, un amato amante.
d) Dio sarà con te. Come ha detto l’angelo: «il Signore è con te». Essere con è il verbo fondamentale dell’alleanza: ma «Dio è con noi, sì o no?» (Es 17,7). «Gesù chiamò a sé quelli che volle e ne costituì dodici perché stessero con lui» (Mc 3,14). Tutto il lungo discorso d’addio di Gesù è centrato sull’alternanza tra essere con ed essere in. Stare con significa aver abbattuto l’estraneità con Dio (Paolo definisce i pagani come gli “estranei alla vita di Dio”, in Efesini 4,18), essere innestati. Stare con l’amico o la persona amata è esperienza grata e bellissima che da sola basta a redimere le nostre giornate vuote o tristi. Dio sarà con te: esperienza necessaria e sufficiente. Non più Dio che fa qualcosa per te, ma che agisce con te: ecco la nuova alleanza.
e) Farai come vorrai. Lo Spirito è il roveto della libertà, arde ma non consuma. Dio non è più colui che impartisce ordini da eseguire, ma un alleato. Tu farai come vorrai, tu uomo adulto, autonomo, profumato di una nuova dignità. E Dio sarà con te. L’uomo non è un esecutore di ordini ma un inventore di strade che portano a libertà, che portano a comunione, che ci conducono gli uni verso gli altri e, insieme, verso Dio. Dio non è il grande occhio indagatore sempre acceso a scrutare i nostri gesti. Egli ci affida alla nostra libertà, e ci sostiene con i nostri doni perché possiamo discernere le strade da percorrere, e diventa per noi bruciore del cuore perché nasca la passione necessaria a smuovere i passi della fatica, i sudori del pellegrinaggio. E allora la nostra storia sarà una storia regale, come quella di Saul, di Davide, di Santa Maria. Una presenza regale e libera fra le cose, ascendendo con passo glorioso e solare fino a che il cuore ci sia mutato, libero da ogni servitù, capace del respiro di Dio. Santa Maria termina così la sua presenza nella Scrittura, in una casa piena di vento, eclissandosi dietro lo Spirito, rimandando, come dal principio, alla polifonia del cuore dell’uomo e all’Assoluto, verso un Padre che è la fonte della vita, verso un Figlio che ci innamora, verso uno Spirito che, come il vento, accende fuochi, solleva su ali d’aquila chiunque voglia rischiare i sentieri di Dio.

Francesca V.