Spirito. È Pietro insieme con Maria, non viceversa. È lei il collante della comunità primitiva. Ed è proprio con la menzione dell’orazione che Maria emerge, con il suo nome proprio, dal gruppo anonimo delle donne e dei fratelli, quasi punto di riferimento della preghiera, altissimo esempio di creatura orante, di relazione privilegiata con lo Spirito. È Pietro insieme con Maria, non viceversa. È lei il collante della comunità primitiva. La Madonna non abbandona coloro dai quali è stata abbandonata, gli apostoli, ma li raccoglie con sé, prega con loro, intercede per loro, dona loro qualcosa.
La dynamis (potenza, forza ed energia) dello Spirito, che sarebbe discesa sugli apostoli e sui fratelli e che li avrebbe investiti dall’alto, era la stessa che si era posata sulla Vergine e l’aveva sedotta (Lc 1,35) abilitandola alla divina maternità. Insieme con Maria, attorno a lei, la comunità cresce: gli undici, alcune donne, i fratelli di Gesù, circa centoventi persone (At 1,15). La casa è lo spazio dove raccogliersi e
aprirsi all’altro per costruire un sogno, per crescere insieme. Si raccolgono, ma non solo per sé. La casa diventa una finestra aperta, il centro da cui partire per la missione sul mondo.
Quella abitazione temporanea è un luogo di separazione e di trasformazione. I discepoli si rinchiudono, affermano la loro differenza rispetto alla città, si proteggono da un ambiente ostile, devono preservare la loro intimità di identità condivisa, di ricordi comuni; devono rielaborare la vicenda di Cristo e della croce, quegli anni di vagabondaggio libero e per le strade della Palestina. Nella casa di Gerusalemme, così come avviene in ogni casa, gli apostoli costruiscono il linguaggio comune, elaborano comportamenti e scelte, affinano i codici comuni di comprensione dell’evento, e di costruzione del comune destino. Maria diviene, allora, donna di comunione, infatti, non la vediamo mai da sola nel Vangelo, è sempre figura che aggrega e che convoca attorno a sé, seme di comunità, matrice di comunione. Sotto la croce, Maria ha accolto Giovanni ed è stata da lui accolta. Nella casa di Gerusalemme l’accoglienza si estende e ha come esito primo la comunione, come caratteristica quella di essere reciproca.
Accogliere è il verbo della fede, indica un atteggiamento spirituale fatto di disponibilità, di partecipazione. La fede non è assenso intellettuale alle affermazioni di Gesù, ma dire di sì a Cristo, legame personale con Lui, crescente comprensione, amore attivo, partecipazione. L’accoglienza di Maria si inserisce nell’accoglienza di Gesù. L’accoglienza di Cristo si prolunga in quella della madre, che conserva quindi un significato cristologico: è per obbedire a Cristo che Giovanni riceve Maria nella sua vita di credente. Ed è sempre Maria ad insegnare alla prima cellula della Chiesa la regola della reciprocità. Quella che Gesù ha inserito nel comandamento nuovo: “amatevi gli uni gli altri” (Gv 13.34.35; 15,12.17); ripresa da Paolo decine di volte come elemento guida delle sue comunità, come patto di fedeltà per cui la comunità si regge: “siamo membra gli uni degli altri... gareggiate nello stimarvi a vicenda...” (Rm 12,5-12); “accoglietevi” (Rm 15,7); “siate a servizio gli uni degli altri” (Gal 5,13); “portate i pesi gli uni degli altri” (Gal 6,2); “perdonatevi a vicenda” (Ef 4,32); “siate sottomessi gli uni agli altri” (Ef 5,21); “confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri” (1Ts 5,11). Sempre: gli uni gli altri. Ogni alleanza, tra Dio e uomo, tra uomo e donna, ogni comunità autentica, religiosa o civile, si regge sulla reciprocità, non sull’autorità. Sulla regola d’oro: fa’ agli altri quello che vuoi che gli altri facciano a te.
Ciò che desideriamo per noi, facciamolo agli altri. Tutta la legge di Dio, afferma Gesù, è in questa frase. Allora tutta la Bibbia la impareremo attraverso ciò che desideriamo per noi. Impareremo le relazioni attraverso il nostro desiderio. Scendiamo nel luogo più segreto di noi stessi, dove nasce il desiderio, e lì scopriamo il segreto dell’esistenza. E allora, possiamo osare nel dire che tutta la religione cattolica, in una straordinaria semplificazione, sta nel dono del nostro desiderio: dono agli altri ciò che desidero per me, amo per gli altri ciò che amo per me. Se ci pensiamo… è certamente stato così per Maria. Maria, madre amabilissima, così come hai fatto nel Cenacolo, continua a raccontarci la bellezza di un mondo fatto di comunità, quella comunità voluta da Gesù che non è solo l’insieme di coloro che professano una medesima fede, ma anche di coloro che, come ha fatto Lui, vivono in un reciproco dono.
Francesca V.
BIBLIOGRAFIA:
Ronchi E., Le case di Maria. Polifonia dell’esistenza e degli affetti, Paoline, Milano 2006. |