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SAN PAOLO E LA PREGHIERA
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Nella seguente meditazione Don Alberione invita a pregare come San Paolo che ha «un cuore di madre e di padre ad un tempo: di madre, che ama immensamente, di padre che sostiene e fortifica» (Alle Figlie di S. Paolo, 1934-1939, pp. 623-626). S. Paolo praticò e raccomandò la preghiera S. Paolo, giudeo, figlio di farisei, fu osservatore scrupoloso della legge mosaica di cui riconosceva tutto il valore e da cui faceva dipendere tutta la perfezione. I suoi genitori, molto pii, lo educarono rettamente, e per tempo lo avviarono allo studio accurato della sacra Scrittura, perché Saulo bramava divenire rabbino, ossia sacerdote ebreo. Seguace fedelissimo dei farisei, ricevette da loro tutti i falsi concetti sul Messia, e poiché non avvicinò e non conobbe Gesù, mantenne la persuasione che il popolo ebreo, uccidendo Gesù, avesse compiuta un’azione lodevolissima. Per questo, nel suo zelo per la legge e nella sua rettitudine, si mise con grande energia a disperdere i cristiani. Egli perseguitava in buona fede, credeva di compiere opera di apostolato, si mostrava perciò fedelissimo alla preghiera ed a tutte le pratiche legali. Anche dopo la sua conversione si mostrò esatto osservatore dei precetti nel soddisfare il voto di nazireato. Saulo pregava, e certo si deve ascrivere anche a questa preghiera la grazia della conversione, perché chi prega, pur essendo lontano da Dio, merita la conversione. |
Dio esaudì la preghiera, e conoscendo la rettitudine di Saulo gli apparve in modo meraviglioso, per operare in lui quella prodigiosa trasformazione che lo mutò da persecutore in Apostolo. Nella preghiera S. Paolo si preparava all’ardua Missione che Dio voleva affidargli: “È uno strumento da me eletto a portare il mio nome davanti ai gentili, ai re e ai figli d’Israele. Ed io gli mostrerò quanto dovrà patire per il mio nome” (At 9,15-16). Da questo punto la preghiera di S. Paolo si fa sempre più viva. Animato da santo zelo voleva darsi subito all’apostolato, ma comprendendo la necessità di una preparazione più lunga, si ritirò nel deserto per tre anni a pregare e fare penitenza. Datosi poi alla vita apostolica egli non riconobbe all’apostolato altra efficacia che nella preghiera. I caratteri della preghiera di S. Paolo 1) La preghiera di S. Paolo è riconoscente. Il ringraziamento è mezzo importante per ottenere grazia, è dovere di ognuno. Perciò S. Paolo nella sua preghiera dà il primo luogo al ringraziamento ed insiste: “Et grati estote: Siate riconoscenti” (Col 3,15). “Raccomando... che si facciano... ringraziamenti per tutti gli uomini” (1Tm 2,1). “Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, facendo continuamente memoria di voi nelle nostre orazioni” (1Ts 1,2). La preghiera di S. Paolo è un cantico di riconoscenza. Egli riconosce che tutto viene da Dio e lo loda e lo ringrazia. S. Paolo non conosce egoismo ed imita Gesù nei suoi ringraziamenti al Padre. “Ti ringrazio, o Padre, di avermi esaudito” (Gv 11,41). La pratica della pietà paolina Per praticare la pietà di S. Paolo occorre conoscere bene S. Paolo, rendersi perciò familiare la lettura delle sue lettere, della vita, degli Atti degli Apostoli, ecc. Chi avvicina S. Paolo, poco a poco si trasforma, impara a vivere come lui, a pregare come lui. Chi ama S. Paolo dilata presto il suo cuore, diventa generoso, largo nelle sue vedute e S. Paolo non gli appare rigido maneggiatore della spada, ma il più ardente e tenero amante di Cristo. S. Paolo ha un cuore quale raramente si trova, un cuore di madre e di padre ad un tempo: di madre, che ama immensamente, di padre che sostiene e fortifica. Beato Giacomo alberione |