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ABIGAIL: LA DONNA SAGGIA
CHE FERMA IL MALE E LO RIPARA
Nella storia di Davide, Abigail appare quando questi, in preda a desideri di vendetta, contro lo stolto Nabal, decide di distruggere un intero villaggio. L’episodio è narrato in 1Sam 25, dopo la morte del profeta Samuele che, in un certo senso, ne garantiva la vita. È, inoltre, inserito tra i capitoli 24 e 26 dove Davide, oltraggiato da Saul, che cercava di ucciderlo, gli usava misericordia. La figura di Abigail si presenta come il dono provvidenziale di Dio a Davide il quale, grazie a questa donna saggia che ferma il male e lo ripara, realizza la sua vocazione di re secondo il cuore di Dio. La situazione Davide, costretto a fuggire da Saul, vive con i suoi soldati nel deserto di Maon, a nordest del Sinai. In preda alla fame, viene a sapere che «vi era un uomo che possedeva beni a Carmel, era molto ricco e stava tosando il gregge… Si chiamava Nabal e sua moglie Abigail. La donna era assennata e di bell’aspetto, ma il marito era rude e di brutte maniere » (cfr. 1Sam 25,3-4). Il nome Nabal, nella Bibbia indica la persona stolta che crede che Dio non esiste (Sal 14,1); è stolta pure la persona che parla male di Dio e rifiuta il pane all’affamato (cfr. Is 32,5-6). Davide, sicuro di potersi sfamare, manda dieci uomini a chiedere cibo e provviste. È convinto di meritare quei doni perché sia lui che i suoi soldati non recarono alcun danno ai pastori di Nabal, anzi, la loro |
presenza tenne lontani i predoni. Ecco le sue parole: «Quando i tuoi pastori sono stati con noi, non abbiamo recato loro alcuna offesa e niente è stato loro sottratto» (25,7). Nabal, che non comprende la richiesta di Davide, si rifiuta di sfamarli e insulta Davide: «Chi è Davide e chi è il figlio di Iesse?». Eppure il futuro re era già noto le per sue imprese vittoriose, specialmente quando uccise Golia! L’oltraggio raggiunge il culmine quando lo paragona a uno schiavo che fugge dal padrone! «Oggi sono troppi i servi che scappano dai loro padroni. Devo prendere il pane, l’acqua e la carne che ho preparato per i tosatori e darli a gente che non so da dove venga? » (25,10-11). Il rifiuto del cibo e l’offesa personale, cambia l’iniziale benevolenza di Davide in rabbia e violenza: «Allora Davide disse ai suoi uomini: “Cingete tutti la spada!”. Tutti cinsero la spada e Davide cinse la sua e partirono dietro a Davide circa quattrocento uomini. Duecento rimasero a guardia dei bagagli » (cfr. 25,13). Con durezza «Davide andava dicendo: “Dunque ho custodito invano tutto ciò che appartiene a costui nel deserto; niente fu sottratto di ciò che gli appartiene ed egli mi rende male per bene. Tanto faccia Dio a Davide e ancora peggio, se di tutti i suoi lascerò sopravvivere fino al mattino un solo maschio!”» (cfr. 25,21-22). Il desiderio di vendetta di Davide è sproporzionato all’offesa ricevuta! Il suo cuore è logorato dall’ira e dalla vendetta. Il giovane pastorello che senza armi e soltanto nel nome del Signore aveva abbattuto Golia, dominato da sentimenti di vendetta, si mostra con il volto dell’uomo scaltro e violento che semina morte. Come conciliare questa immagine con quella del pastorello mite che con la sua musica aveva calmato l’animo di Saul? La situazione è senza via di uscita perché la vendetta che Davide sta per consumare non ha misura. In mezzo a tanta stoltezza e brutalità, compare Abigail assennata e di bell’aspetto Informata della richiesta di Davide e delle parole offensive del marito, Abigail intuisce che deve intervenire, senza esitare e senza perdere tempo. Non può fare finta di non sapere… Deve rimboccarsi le maniche, subito e senza tentennamenti! In fretta passa all’azione: carica di doni, va incontro a Davide, per fermare il suo diabolico progetto. Con saggezza e responsabilità agisce in segreto: «Non informò suo marito» nota il testo biblico! L’intuito femminile le fa capire che se avesse posto delle domande al marito sarebbero sorte discussioni e la situazione si sarebbe complicata. Avrebbe gettato benzina sul fuoco! L’amore per la vita che la abita supera i confini delle ‘ragioni’ e/o ‘diritti’ personali. Abigail decidendo, dunque, in fretta di sanare la ferita inflitta dal marito a Davide, corre per intercedere perdono e misericordia. «Abigail allora prese in fretta duecento pani, due otri di vino, cinque pecore già pronte, cinque sea [35 litri] di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi, e li caricò sugli asini» (25,18). I doni riparano l’offesa perché riconosce a Davide il diritto di esser sfamato e il suo valore di futuro re d’Israele. «Mentre ella sul dorso di un asino scendeva lungo un sentiero nascosto della montagna, Davide e i suoi uomini scendevano di fronte a lei ed essa s’incontrò con loro. Appena Abigail vide Davide, smontò in fretta dall’asino, cadde con la faccia davanti a Davide e disse: “Ti prego, mio signore, sono io colpevole!”» e gli ricorda che suo marito è stolto come appunto significa il suo nome. Quindi gli porge le sue offerte: “Ecco qui il mio dono” (cfr. 25,23-27). Le parole umili di Abigail pervase di responsabilità e compassione, pronunciate con coraggio profetico, toccano il cuore di Davide e, come acqua che scende dal cielo, ne spengono l’ira. Queste parole sananti richiamano la musica dell’arpa con la quale Davide placava l’ira omicida di Saul e gli impediva di fare del male. Inoltre sono connesse con gesti disarmanti. S’inchina fino a terra e chiede di pagare lei, sebbene fosse innocente, la colpa del marito: «Su di me soltanto ricada la colpa! Lascia che la tua serva ti parli... Perdona la colpa della tua schiava» (v. 24.28). Abigail è saggia e bella perché si fa carico del male degli altri e, fermandolo su di sé, ne blocca le irrimediabili conseguenze. Con abile diplomazia, fa capire a Davide quanto sia assurdo porsi allo stesso livello del marito, che è stolto, e dal quale si dissocia, e gli spiega, con dolcezza, che la rinuncia a farsi giustizia secondi i propri criteri andrà a gloria della sua stessa persona. Quando sarà re, secondo il desiderio di Dio, sarà libero da ogni rimorso. Chi si fa giustizia con le proprie mani si mette al posto di Dio e nessuno ne ha diritto, a maggior ragione il futuro re che dovrà rappresentarlo. Abigail, come Giuditta ed Ester, rivelano che le grandi “rivoluzioni”, quelle che cambiano la storia e la fanno camminare nelle vie di Dio, richiedono l’impegno personale, fino al dono della vita ed escludono le rivoluzioni violente, che, di fatto, sono il frutto della paura dell’altro, ritenuto nemico o minaccia alla propria vita. Dall’odio alla benedizione Il cuore di Davide, placato da Abigail, esalta la pace e pronuncia parole di riconoscenza, formulate nella bellissima triplice benedizione (vv. 32-35). Le parole di Abigail restituiscono a Davide la rettitudine del cuore. Pacificato, le dice: «Torna a casa in pace», soddisfatto di averle rasserenato il volto. L’incontro di Davide con Abigail – secondo l’etimologia del suo nome, “Dio è la mia gioia” o “gioia del Padre” – produce la gioia che proviene da Dio e genera pace. Grazie ad Abigail, Davide impara a rinunciare alla vendetta e scopre che bellezza e saggezza sono specchio della misericordia, che salva la vita. Sono, cioè, specchio del volto di Dio.
Nel nostro studio biblico abbiamo incontrato tre delle quattro donne che, per volere del nostro Fondatore, illustrano la cupola della Cripta del Santuario dedicato alla Regina degli Apostoli. Ester la regina che intercede per il suo popolo, pronta a rischiare la vita per salvarlo: la vera regalità dona la vita. Giuditta, la vedova capace di discernimento che con coraggio distrugge il male mostrandone il vuoto: la fede genuina è affidamento a Dio e impegno concreto nella storia. Abigail, la donna saggia, che sana le relazioni ferite e ferma la vendetta: saggezza e bellezza manifestano il volto misericordioso di Dio. La quarta è Sara, la madre di una numerosa discendenza. PER LA RIFLESSIONE PERSONALE: – Il termine ‘fretta’ ricorre tre volte. Abigail interviene in fretta per bloccare il male; in fretta scende dall’asino quando vede Davide. E in fretta torna da Davide quando questi alla morte del marito la vuole sua sposa (cfr. 25,42). La prontezza di Abigail richiama il “subito” dei discepoli alla chiamata di Gesù (cfr. Mc 1,18). Richiama pure l’atteggiamento di Maria che «andò in fretta verso la regione montuosa» da Elisabetta. Nella vita concreta come interpreti questa “fretta spirituale” che non è ansia e neanche nevrosi? Sei d’accordo che i passaggi di Dio nella vita si accolgono senza perdere tempo in calcoli e ragionamenti inutili? Suor Filippa Castronovo, fsp
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