![]() |
GIUDITTA, DONNA DI FEDE
E DISCERNIMENTO
(1)
![]() |
Giuditta, ovvero, la credente che salva Giuditta è la protagonista del libro biblico che porta il suo nome. L’iconografia la presenta fredda, violenta, decisa mentre mostra, con fierezza, la testa del generale Oloferne, che decapitò astutamente, dopo averlo sedotto. Anticipiamo che Oloferne non è da ritenere un uomo in carne ed ossa, ma la personificazione concreta del male che pretende di fare paura, mentre, di fatto, è così inconsistente da cadere per mano di una donna, come cade per un nulla un gigante dai piedi di argilla. Il libro di Giuditta, come quello di Ester, fa parte dei libri storici e narra anch’esso una storia teologica, ma con una caratteristica tipica che lo fa quasi sconfinare nella fiction. |
La storia narrata non corrisponde al nostro concetto di storia. Lo storiografo moderno quando scrive una ‘storia’ cerca di raccontare i fatti esercitando la ragione, rimanendo neutrale ed evitando di lasciarsi coinvolgere da precomprensioni o preconcetti. L’autore sacro, invece, si coinvolge perché vuole scuotere, stupire e usa il genere storico con criteri che rispondono allo scopo che si prefigge. Coinvolto in quello che narra, lo scrittore sacro vede che il piano di Dio non è al di fuori della storia, ma fa parte integrante di essa e si svolge in essa. Piano umano e divino sono intrecciati profondamente. Sta al credente scorgerne le tracce e, mosso dalla propria fede, agire di conseguenza. Il libro di Giuditta, con i libri di Tobia ed Ester, appartiene ai modelli di resistenza al nemico che vuole distruggere il popolo a causa della sua fede. I passi di Dio nella storia scoperti con il midrash Il libro di Giuditta è un “midrash”, vale a dire, un metodo ebraico di interpretazione e commento dei testi sacri. Esso raccoglie e interpreta elementi di varie epoche e situazioni e li ricostruisce in una nuova trama, con l’obiettivo teologico di illuminare il presente. Proprio quest’obiettivo libera dalla curiosità di voler rintracciare particolari storici concreti, corrispondenti a documenti d’archivio, come nelle storie moderne. Lo scopo teologico è così importante che lo scrittore altera elementi di natura storica, geografica, onomastica come nel nostro libro, dove anche gli stessi nomi sono simbolici. Il nome Giuditta, per esempio, deriva dal femminile ebraico yehûdit, che vuole dire “giudea”. L’identità di questa figura corrisponde alla vera “Giudea”, la credente fedele, la forte, il cui coraggio proviene dalla fede in Dio. Giuditta, vera giudea, personifica l’ideale del giudeo autentico che unisce coraggio, avvenenza fisica e abilità persuasiva. Il nome Betulia, il paese dove la storia si svolge, non sappiamo se sia concretamente esistito o se, forse, corrisponda a Betania. Sappiamo che Betulia può significare “casa di Dio” o anche la “vergine del Signore”. Le due formule nelle parole profetiche definiscono il popolo di Dio. Betulia minacciata è, dunque, il popolo di Dio in difficoltà e il credente (Giuditta) combatte con i criteri di Dio, per realizzare il suo progetto di salvezza. Non conosciamo l’autore del libro, ma sembra essere un giudeo che conosce gli usi e i costumi del tempo quando il re greco Alessandro Magno e i suoi successori si proposero di ellenizzare la Palestina introducendovi i culti pagani. Il libro di Giuditta proviene da un originale ebraico o forse aramaico ma a noi è giunto nella traduzione greca dei Settanta. È assente dal canone ebraico perché non è scritto in lingua ebraica che l’ebraismo ritiene la lingua con cui Dio si rivela. Personaggi biblici anteriori a Giuditta L’autore del nostro libro concepisce Giuditta come una delle grandi figure femminili della storia biblica. La trama ha degli antecedenti biblici nella figura di Miriam, Debora, Giaele, Sara, Rebecca, Rachele, Tamar, Noemi, Rut, Abigail, Betsabea, Ester e altre. Giuditta ricorda l’astuzia di Sara, Rebecca, Tamar e Dalila che raggiungono il loro fine con l’inganno intelligente. Richiama anche il giovane Davide che uccide Golia (1Sam 17, 33-51). Sono tutti personaggi di poco conto che con mezzi umili collaborano alla realizzazione del progetto di Dio. Giuditta, in particolare, è emblema del popolo eletto minacciato dal male ma salvato da Dio con mezzi umili e con la tipica astuzia femminile. Una “storia teologica” (midrash) del II secolo a.C Il libro contiene un gran numero di “errori” intenzionali e molti di essi anche carichi d’ironia, come quella intorno a Oloferne che organizza un esercito immenso per distruggere con esso la piccola e indifesa cittadina di Betulia. Un elefante contro un moscerino! I primi capitoli sono ambientati all’epoca di Nabucodonosor (634 a.C. ca - 562 a.C. circa), ma il re è di Ninive. Fin dai primi versetti l’anacronismo storico e geografico è di grande effetto. «Nell’anno dodicesimo del regno di Nabucodonosor, che era il re degli Assiri nella grande città di Ninive, Arfacsàd regnava sui Medi a Ecbàtana…. (1,1) Nabucodonosor, re degli Assiri (1,7)». Nabucodonosor storicamente è stato re non degli Assiri ma dei Babilonesi! Nabucodonosor è successivo al re Assiro e appartiene a un altro popolo, a un altro tempo e vive in un’altra terra. Un insieme di errori che – mentre può scandalizzare il non credente o il credente che non conosce i criteri di lettura biblica – induce a scavare il senso del racconto. L’autore intende soltanto fornire una cornice storico-geografica al racconto! Il libro di Giuditta è dell’epoca dei libri dei Maccabei e di Daniele (II sec. a.C.), il periodo nel quale molti fedeli Giudei furono martirizzati per la fede. Questo midrash allude alla persecuzione di Antioco IV e alla rivolta maccabaica (del 150 circa a.C.) e presenta un personaggio eccezionale, inatteso, che insegna a vincere la paura di fronte al nemico che vuole distruggere la sua fede. I mali della storia personificati in un unico grande male Nella persona di Nabucodonosor che distrusse Gerusalemme (586 a.C.) e deportò gli abitanti in esilio, provocando la più grande crisi di fede della storia ebraica, è personificato anche il re Assiro che distrusse due secoli prima il regno del Nord (721 a.C). È ricordato anche il faraone egiziano che ridusse il popolo in schiavitù. Unificando questi tre personaggi in una persona e in un’unica realtà di male, il libro descrive la percezione di un male mostruoso e dilagante, che agisce concentrato nel presente intento a travolgere tutto. Il male si presenta irragionevole e diabolico perché pretende occupare il posto che compete solo a Dio. L’autore sembra voler dire: “Ci pareva che le forze del male che si sono affacciate lungo la storia: Egitto, Ninive, Babilonia si siano ripresentate nel nostro tempo come un’unica forza maligna contro la quale non vi è rimedio”. È come se noi, oggi, dicessimo: “Nel 2018, stiamo vivendo, uniti tra di loro, la forza distruttiva dei barbari, il nazismo di Boko Haram, l’assurdità dell’inquisizione, la violenza bestiale dell’Isis, la barbarie di Hitler”, elencati senza ordine cronologico e, anzi, con i responsabili scambiati, per esprimere l’idea di condensazione! Di fronte alla potenza di Nabucodonosor ritenuto “il grande re, il signore di tutta la terra” (2,5) e alla sua macchina da guerra che tutto travolge, nessun popolo resiste e tutti si arrendono alla sua brama di potere. Resisteranno gli abitanti di Betulia? Vivere la storia da protagonisti responsabili L’autore sacro descrive lo scontro tra il potere umano imperialista che impone la cultura pagana alla fede d’Israele e la reazione sofferta dei credenti che si oppongono. Lo scontro è talmente pauroso e spietato che ha gravi conseguenze per la vita di fede. Il credente non può sottrarsi a questa lotta ma deve affrontare il male che esclude Dio dall’orizzonte umano e nel frattempo mostrare la logica di Dio che è diversa. Per resistere dovrà: a) rinvigorire la “memoria” degli eventi di salvezza e rinnovare la fede nel Dio dei padri; b) vivere la prova come correzione; c) decidere da che parte stare, chi scegliere, quali armi usare, come gestire la vittoria (cap. 8-9). PER LA RIFLESSIONE PERSONALE: Leggi i primi tre capitoli del libro di Giuditta che, in quel susseguirsi di numeri, misure, spazi, luoghi e distruzioni, appaiono aridi e appesantiscono la testa e il cuore di chi legge. Facendo attenzione alla descrizione dei personaggi, dei loro intenti, dei loro strumenti di guerra, dei loro metodi, rispondi a queste domande: 1. Come definiresti, con una parola o frase, la pesante e noiosa macchina di guerra, messa in atto dal re Nabucodonosor? Che cosa ti provoca questa descrizione intorno alla mostruosa stupidità del male? 2. Come ti appare la presentazione di Oloferne? Intravedi in questo personaggio un’identità e personalità propria? Se c’è, com’è? |