Home| Chi siamo| Cosa facciamo| Perchè siamo nate | Spiritualità| La nostra storia | Libreria| Fondatore|Famiglia Paolina| Preghiere |Archivio | Links | Scrivici | Area Riservata |Webmail | Mappa del sito

 

IL PAOLINO,IL MONDO,
LE NAZIONI

 

Don Alberione, nelle riflessioni che seguono, dà alcune indicazioni sulle relazioni sociali secondo la visione cristiana, sia nei gruppi che a livello internazionale. È un invito a pensare e pregare, come san Paolo con un cuore grande: oltre i nostri confini nazionali e temporali, pensare a tutte le anime, a tutti i popoli. Il linguaggio è in parte “vecchio” ma i contenuti sono attuali anche oggi (San Paolo, nov. 1953; Anima e corpo per il Vangelo, p. 156-162).

La sociologia cristiana indica i doveri dei Cattolici di fronte alla Nazione ed al governo: «I doveri dei singoli sono il rispetto coscienzioso e l’obbedienza ragionevole. Inoltre il prestare le proprie energie al conseguimento del bene comune materiale e morale». Nei Governi a tipo democratico è grave dovere concorrere secondo le leggi a dare governanti saggi, onesti, rispettosi della Chiesa e della persona umana, disinteressati di sé ed impegnati per il bene comune. Dalla S. Sede sono venuti insegnamenti chiari: e le Famiglie Paoline debbono impegnare i mezzi che hanno a loro disposizione. Naturalmente è dovere amare più la propria nazione che la nazione vicina; ma l’amore per la propria nazione va inquadrato e coordinato nell’amore e rispetto a tutta la famiglia delle nazioni. Grande nemico della Chiesa è il nazionalismo. Pensano molti, specialmente nelle nazioni a governo totalitario, che dipendere da Roma sia una ribellione od un sottrarsi alla dovuta dipendenza ai propri governanti, ed una adesione ad una potenza straniera. Ragionamento strano, errore rovinoso! Ma vi sono tuttavia coloro che praticamente antepongono la patria alla Chiesa; hanno un pregiudizio o sospetto che la Chiesa esageri, se non nella dottrina, almeno nella pratica coll’incaponirsi su alcuni diritti e prerogative; e sono inclinati ad incolpare più la Chiesa che lo Stato nei vari urti, anziché lasciarsi guidare dalla oggettività dei fatti, dai principi di Diritto Pubblico, dal desiderio dei beni superiori ed eterni delle anime.

Le relazioni internazionali

Sono essenzialmente basate sopra: la comune origine, la comune redenzione, il comune destino, il comune bene delle nazioni. «Il genere umano, quantunque per ordine naturale stabilito da Dio si divida in gruppi..., è tuttavia legato da mutui vincoli morali e giuridici in una grande comunità»

(Pio XII). Leggi naturali e convenzionali ne stabiliscono le relazioni. L’amore alla Patria non esclude, ma rafforza l’amore all’umanità con lo scambio di beni tra tutti. «Guardatevi dall’esagerato nazionalismo; perché vi è nazionalismo e nazionalismo» (Pio XI). Sopra questo punto occorrono: 1) idee giuste, cioè concezione cristiana della vita umana; 2) spirito di universale fratellanza tra gli uomini; 3) ritenere che la base di coerenza tra gli uomini è la fede cattolica. All’Italia nel consesso delle nazioni spetta un posto specialissimo per i suoi valori umani e religiosi, per la sua tradizione storica, per essere la sede del Vicario di Gesù Cristo, per la sua vocazione civilizzatrice e missionaria. Il paolino parlerà sempre bene di tutte le nazioni; il paolino preferirà le lingue più largamente parlate per allargare il suo apostolato; il paolino nelle nazioni ove arriva avrà grande spirito di adattabilità nelle cose indifferenti; a tutti porterà molto rispetto; comunicherà le ricchezze del Vangelo, della Chiesa e della civiltà. Le nostre prediche e meditazioni richiamino spesso i popoli che aspettano ancora la Redenzione. Nelle preghiere includiamo tutti i popoli e riteniamo lo spirito universale del Padre Nostro. Abboniamoci all’Osservatore Romano, come il periodico che meglio ci offre la visione dell’intera umanità. Tutti ricordino che le Costituzioni ci ispirano l’universalità e ci fanno mirare alle altre nazioni. Quindi si accolgano con gioia i provenienti da altre nazioni; si offra loro un’ospitalità fraterna ed accogliente.

Conoscere gli uomini è mezzo per amarli. Nella scuola di geografia, storia, letteratura e simili, giova rilevare i pregi ed i bisogni dei vari continenti, lo stato di civiltà, i costumi, le dottrine, le condizioni religiose, le relazioni con Roma cattolica, ecc. Per amare occorre conoscere. Non vi è, per il religioso, né ricco né povero, né selvaggio né civile, né uomo né donna, ma solo dei figli di Dio e delle anime da salvare. Egli non si sente nato per le cose materiali o politiche; ma fornito di una missione superiore, che riguarda lo spirito e l’eternità. Nelle case nostre si riceva ugualmente il settentrionale ed il meridionale, l’orientale e l’occidentale. Si evitino in modo assoluto i discorsi che possono ferire l’animo dei fratelli di altre nazioni, anche se nemiche. Per il paolino vi sono solo degli amici e dei fratelli. Si abbia, anzi, più carità per i provenienti da “aree depresse”: in Paradiso i neri potranno anche precedere i bianchi. Le aspirazioni del mondo ad una società delle nazioni, oggi ONU (Organizzazione Nazioni Unite), se si realizzassero, si realizzerebbero anche i disegni di Dio Padre e Creatore, di Gesù Cristo Maestro, della Chiesa cattolica, di San Paolo Apostolo: «venga il tuo regno»; uno il Maestro, una la scuola, uno l’insegnamento, uno il frutto da maturarsi. Perciò è stato composto il libretto “Principi di Sociologia”, [ndr: si tratta del libro: Elementi di Sociologia (1950) o Catechismo sociale (1985)], che è da studiarsi in tutte le nostre case, come si studia il catechismo della classe superiore. Superate da Gesù Cristo le barriere di un nazionalismo religioso-civile del popolo ebreo, che aveva una missione speciale e limitata, Cristo stesso ha intimato: «Andate nel mondo intero, predicate ad ogni creatura il Vangelo» [cfr. Mc 16,15]. Il Padre Celeste ha detto al Figlio suo: «ti darò in possesso le genti» [Sl 2,8], tutte le nazioni del mondo; e la Chiesa, suo Corpo mistico, ebbe un’eredità universale, con un diritto ed un dovere verso l’intera umanità.
E San Paolo mostrò questo diritto e questo dovere; ed il Concilio di Gerusalemme, con uomini forti che mai più si avranno, cioè i genuini, i diretti rappresentanti del pensiero di Gesù Cristo, gli Apostoli: fu il Concilio della universalità. I paolini hanno da raccogliere questa preziosissima eredità del loro Padre, Maestro e Dottore: cuore, aspirazioni, apostolato sconfinato. Le particolari società, le nazioni singole, sono torrenti di un gran fiume che è l’umanità; il Vangelo non è solo soprannaturale, ma è soprannazionale; esso non ha la limitazione che si chiuse con la venuta della pienezza dei tempi, ma ha per solo confine l’epilogo della storia e dell’eternità. «Non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano» (Rm 10,12). Pensiero, sentimento, aspirazione di un vero paolino riflettono questa soprannaturalità e sopratemporalità (sit venia verbis) [si perdoni l’espressione]: non al ristretto ambiente familiare, diocesano, o al terreno ove è stabilita la gerarchia ecclesiastica, od ai già conquistati a Cristo. Più avanti! sempre più avanti! Basati sul fondamento degli Apostoli, e sopra la stessa pietra angolare Cristo Gesù, il balzo sarà sicuro. Misurare l’altezza e la profondità, la lunghezza e la larghezza della missione.
La S. Messa è la preghiera dell’universalità e dell’unità insieme; è la preghiera collettiva e sociale. L’unità si forma in Cristo: una la fede, una la vita, una la grazia, uno il gregge, uno il Pastore, uno il Paradiso. Il vino che viene consacrato risulta di molti acini, ed il pane che viene transustanziato risulta di molti grani. Tutti assieme offriamo, «per ipsum et cum ipso e in ipso» [ndr: conclusione della Preghiera Eucaristica: Per Cristo, con Cristo e in Cristo) per mezzo del celebrante, il sacrificio della croce. Ogni mattina, pure sparsi in tanti punti della terra, siamo uniti nella stessa azione, la più grande: uno è il Sacerdote, una la vittima, medesimi sono i frutti; uno il viatico per la giornata, di cui ognuno può servirsi: «per non venire meno lungo la strada» [cfr. Mt 15,32]. L’universalità: la Chiesa prima che si compia l’azione sacrificale raccoglie spiritualmente attorno all’altare la moltitudine degli uomini: “tutti i circostanti”, e chiama tutto il paradiso: “in comunione...” [ndr: “Ricordo dei vivi” nel Canone Romano: In comunione con tutta la Chiesa...]. È l’immolazione del Cristo mediatore; in lui si uniscono cielo e terra; in lui vivono tutte le membra del corpo mistico. Ascoltare la Messa con coscienza sociale è trasformarla nel più vivo apostolato.

Beato Giacomo Alberione