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UN SALUTO ED UN GRAZIE

 

Carissime ...

un caro saluto a ognuna di voi. Anche se il mio arrivo è stato differito di alcuni mesi, da subito vi ho ricordato davanti a Dio in ogni Eucaristia. Nel Calice che quotidianamente elevo nella santa Messa continuerò a porre ciascuna di voi, affinché ogni Annunziatina, nascosta nel Cuore Immacolato di Maria, diventi sempre più una offerta gradita a Dio. Avverto il peso del delicato incarico di guidare questo Istituto amato da Dio e così nel cuore alla Mamma celeste, ma confido nell’aiuto divino che, secondo l’espressione del beato Fondatore, sempre agisce “fortiter et suaviter” (con forza e con dolcezza). Sento necessario, in questo momento, aggiungere un duplice grazie: a ciascuna di voi per le preghiere che, ne sono certo, già innalzate al Signore per me; ed un sentito grazie a don Vito che lascia questo incarico dopo molti anni per andare come Superiore nella Casa di Bari. È anche un invito a cogliere questo avvicendamento con gli occhi rivolti alla Provvidenza che in modo spesso misterioso, ma sempre misericordioso, ci guida e ci accompagna. Talvolta anche tra le anime consacrate si tende a pensare in modo troppo umano facendo bilanci e auspicando prospettive, ma rischiando di dimenticare ciò che è più importante: in ogni tempo, tramite ogni persona, è Dio che sempre ci guida. Ringraziare dunque chi vi ha seguite, accompagnate in questi anni non è solo buona cosa, ma preziosa occasione per riconoscere la Grazia con cui il Signore vi ha guidato. Non farlo potrebbe al contrario equivalere a disprezzare l’azione di Dio che sempre accompagna la nostra storia particolare e quella di tutta la Chiesa. Dunque un sentito “grazie” va a don Vito per il suo impegno e per essere stato per voi occasione di grazia. Infatti ogni sacerdote, in quanto “mediatore” tra Dio e gli uomini, è sempre occasione di Grazia e di grazie. Da nuovo Delegato, pur riconoscendo limiti e fragilità, confido che la stessa Grazia continui a guidarvi con misericordiosa potenza e soave abbondanza, fiducioso nella vostra incessante intercessione presso il Padre Onnipotente. In questo ci è di preziosa lezione il Fondatore quando, scrivendo l’Abundantes divitiae ripensa alla storia della Famiglia Paolina e sua personale, scorgendovi una “duplice storia”: quella «della divina Misericordia per cantare un bel Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus” »: e quella delle incapacità a corrispondere a tanta grazia, «inoltre la storia umiliante della incorrispondenza all’eccesso della divina

Misericordia e comporre un nuovo e doloroso miserere “pro innumerabilibus negligentiis, peccatis et offensionibus”». E se il Fondatore sentiva il peso delle sue fragilità e debolezze, dubito che noi oggi possiamo sentirci migliori, ma da don Alberione lasciamoci insegnare a riconoscere questa “duplice storia” nella nostra vita, confidando sempre in Dio. Da parte mia nell’intraprendere questo ministero presso di voi, più che nelle mie capacità confido nella grazia di Dio e nella materna protezione della Vergine Immacolata Regina degli Apostoli. Sono cresciuto all’ombra del Santuario Regina Apostolorum: studi, consacrazione, sacerdozio (l’omelia della Prima Messa fu di don A. Castelli...). E sotto questa potente mediatrice di grazia ancora continuo il mio ministero presso di voi. Le Annunziatine sono molto amate dal Signore. L’amore si riversa secondo la misura dell’amante e non secondo la capacità della persona amata, che invece riceve secondo la sua capacità di accogliere il dono. Se agli occhi del mondo le Annunziatine sembrano piccole e non appariscenti, sono invece assai preziose agli occhi di Dio.
È forse un caso che il miracolo per la beatificazione del Fondatore sia stato concesso ad una Annunziatina? È forse un caso che siete cresciute guidate da don Amorth? Don Gabriele, che sempre vi ha tenuto con affetto nel cuore, certamente è stato in questi anni il paolino più conosciuto nel mondo. Nel ricordare d. Gabriele, che lo scorso anno ho accompagnato nell’ultimi tempi della sua malattia, vorrei indicarlo a voi, come esempio da imitare, il suo grande affidamento alla preghiera del Rosario: anche quando non riusciva più a parlare, con i gesti invitava perentoriamente coloro che andavano a trovarlo, a recitare il Rosario e si è spento con la corona del Rosario tra le mani. Molte altre grazie la Trinità Santissima ha riversato e continuerà a riversare sulle Annunciatine. Per una singolare coincidenza, su insistenza di don Tarcisio Righettini, iniziai ad interessarmi e studiare gli scritti di d. Carlo Dragone, suor Erminia Brunetti, e proprio in Casa Annunziatine. E, se Dio vuole, spero di poter riprendere questa ricerca e far conoscere quante grazie il Signore ha riversato per la Chiesa nella Famiglia Paolina tramite don Dragone ed altri paolini.
Infine desidero comunicarvi il mio proposito come Delegato: accompagnarvi in Paradiso ! Già lo dissi all’inizio del precedente incarico nella Comunità di Roma “San Paolo”, suscitando più di qualche sguardo perplesso. Non era affatto un monito dovuto all’avanzata età della comunità, ma perché ritengo che questa breve espressione sia in sintesi quanto deve fare un superiore, quanto deve realizzare un sacerdote nella sua opera pastorale, ed infine dove deve tendere ciascun cristiano con la sua vita. A cosa serve faticare, annunciare agli uomini di oggi il Vangelo con ogni mezzo e poi perdere la meta finale! Con profondità ricordava il Fondatore parlando dell’apostolato paolino: «Ha un posto importantissimo che durerà fino alla fine dei secoli, fino a quando ci sarà da insegnare la strada del Paradiso, anime da salvare» (1947, HM, 8,s2, p. 58).
Ma il nostro impegno per gli altri non può far dimenticare l’impegno per noi stessi, cioè la nostra santificazione. A cosa serve conquistare il mondo se poi perdiamo il Paradiso: «Il Paradiso è il fine della vita di ogni cristiano; e fine speciale dei religiosi. Questo pensiero deve dominare su tutto... È la perla preziosa che possedendola non saremo mai poveri» (Alberione, 1943, HM, 3,s2, p. 17). Dunque sarà mia preoccupazione, con l’aiuto della Mamma celeste, accompagnarvi sulla strada verso il Paradiso. Talvolta incoraggiando e talvolta correggendo, o ricordando che la strada è piena di difficoltà: si può inciampare ma sempre rialzarsi e riprendere la via; ci si può anche confondere lungo la strada ma con umiltà lasciarsi illuminare e riprendere il diritto cammino; si può essere stanchi e delusi ma mai scoraggiarsi perché Gesù ci ha promesso che sarà sempre con noi… quindi, coraggio e con gioia camminiamo verso il Cielo. Questo è il modo con cui si realizza quanto ogni giorno chiediamo nel Padre nostro: “venga il tuo Regno”. Il Regno di Dio viene nella misura in cui noi gli andiamo incontro, e tanto più si avvicina quanto più nel nostro cuore aumenta il desiderio del Paradiso.

 

Don Gino

(Continua in area riservata)