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ESTER DISCERNE LA VERA REGALITÀ
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La storia si complica

Ester, scelta tra tante belle ragazze, è la regina preferita del re Assuero, ma né il suo popolo di appartenenza né quello assiro sa che è regina. Solo Mardocheo, che l’aveva proposta per essere presentata al re, ne è a conoscenza. E, in un certo senso, continua a seguirla e guidarla come da dietro le quinte. Accade che due eunuchi decidano di assassinare il re. Mardocheo, venuto a saperlo, informa la regina Ester, ella lo comunica al re che si salva la vita: “E la cosa fu registrata nel libro delle cronache, alla presenza del re” (cfr. Est 2, 22-23). Come solitamente avviene, l’azione buona di Mardocheo, fu dimenticata, ma rimase scritta nei verbali d’archivio! Nel frattempo Aman, divenuto ministro del re Assuero, pretende di essere venerato come se fosse una divinità. Tutti lo fanno tranne Mardocheo che si rifiuta, non per orgoglio, come egli stesso affermerà nella sua preghiera, ma “per non porre la gloria di un uomo al di sopra della gloria di Dio” (cfr. 4,17d-e).

Aman, avendo saputo che Mardocheo era ebreo e non s’inginocchiava dinanzi a lui, decide, seguendo la dinamica perversa del potere che fa perire tutti per punire una sola persona, di vendicarsi su tutto il popolo. Aman accusa il popolo ebraico, dinanzi al re, affermando che si tratta di un popolo che ha leggi diverse e non rispetta i decreti del re. Queste accuse provocano il decreto di sterminio e la data di esecuzione, il tredici di Adar, ottenuta gettando le sorti (“Purim” = sorte: cfr. 3,7). Il re Assuero, che si fida di Aman, gli affida l’esecuzione della strage. Dinanzi a questa sciagura, Mardocheo e il popolo ebraico elevano a Dio grida di dolore e di supplica.

Ester, regina ‘ovattata’ e assente

Il popolo ebraico vive nell’angoscia mortale. La regina Ester, segregata nella corte, vive tranquilla, ovattata nei riti di corte, perché nessuno l’ha informata del decreto che condanna a morte il suo popolo. Tra lei e il popolo c’è una distanza abissale: ella non vede le ingiustizie e non conosce le accuse ordite da Aman e non sente le grida di dolore dei sofferenti della sua stirpe! Quale il senso della sua regalità? Il capitolo quattro del testo greco ed ebraico coincidono nel presentare il dramma che incombe su di Ester. Le ancelle e gli eunuchi predisposti al suo servizio la informano che Mardocheo veste di sacco. Con sollecitudine ma senza conoscere il motivo della scelta di Mardocheo, gli invia abiti adatti. Il suo rifiuto la provoca a indagare sul perché di un tale atteggiamento inadatto alla sua persona. “Mardocheo gli fece conoscere quel che era accaduto. E gli diede la copia dell’editto promulgato … perché la mostrasse a Ester; gli disse di ordinarle di entrare dal re, per domandargli grazia e intercedere a favore del popolo. “Ricòrdati – aggiunse – dei giorni in cui eri povera, quando eri nutrita dalle mie mani, giacché Aman, il quale ha avuto il secondo posto dopo il re, ha parlato contro di noi per farci morire. Invoca il Signore e parla al re in favore nostro, perché ci liberi dalla morte” (Est 4,7-8).

Ester informata del dramma cade nell’abisso

La situazione è grave: il popolo è in pericolo ed Ester è regina senza poteri! Le leggi le proibiscono di prendere una qualsiasi iniziativa, compresa quella di presentarsi al re senza essere stata chiamata. Deve attendere il suo turno. Se si presentasse di sua iniziativa potrebbe rischiare la morte! La richiesta di Mardocheo è assurda! Che cosa deve fare: salvare se stessa disinteressandosi della situazione o trovare una via di uscita che salvi se stessa ma soprattutto il popolo, anche a rischio della propria vita? Mardocheo sfida la paura di Ester, ponendola dinanzi alle sue responsabilità di ebrea divenuta regina, per un disegno misterioso di Dio, con parole di saggezza e di fede anche se sofferte. Dice all’eunuco: «Va’ a dirle: “Ester, non dire a te stessa che tu sola potrai salvarti nel regno, fra tutti i Giudei. Perché se tu ti rifiuti in questa circostanza, da un’altra parte verranno aiuto e protezione per i Giudei. Tu e la casa di tuo padre perirete. Chi sa che tu non sia diventata regina proprio per questa circostanza?”» (Est 4,13-14). Queste parole benché appaiano dure, esprimono l’amore adulto e sapiente di Mardocheo che incoraggia Ester a uscire dall’atteggiamento pauroso e rinunciatario per impegnarsi responsabilmente, rischiando la vita se necessario. Ester non può salvarsi da sola, continuando a tacere la sua origine ebraica. La salvezza richiede la solidarietà. È il momento di uscire allo scoperto! Il “posto” che occupa – le ricorda Mardocheo – può essere provvidenziale per dare aiuto agli ebrei. Se, tuttavia, da questo ‘luogo’ l’aiuto non dovesse venire a causa della sua paura, “aiuto e liberazione” (Est 4,14), possono venire da un altro ‘luogo’ cioè da Dio che guida la storia. Il termine ‘luogo’ o ‘altra parte’ sostituisce il nome del Signore.

L’unica scelta possibile che la rende ‘regina’

Incoraggiata da Mardocheo, Ester non pensa più al pericolo cui va incontro e non cerca di salvare se stessa ma il suo popolo. Invoca, però, la solidarietà di tutti nella preghiera: “Va’ e raduna i Giudei che abitano a Susa e digiunate per me: per tre giorni e tre notti non mangiate e non bevete. Anch’io e le mie ancelle digiuneremo. Allora, contravvenendo alla legge, entrerò dal re, anche se dovessi morire” (Est 4,16). La prova fa crescere Ester come donna e come regina. Con coraggio assume il senso della propria storia e della propria identità come scoperta vocazionale, che pone la vita a servizio. Israele è in grave pericolo, ed Ester, in questa situazione, si riappropria del proprio passato ebraico e, da vera regina (di Israele e non dei Persiani), accetta di morire perché il suo popolo possa vivere. Ester che sembrava la sottomessa, prende in mano il corso degli eventi e ordina anche a Mardocheo che cosa debba fare, disponendo la strategia saggia e prudente da usare. Mardocheo “se ne andò e fece quanto Ester gli aveva ordinato” (Est 4,17). La vicenda di Ester ripete al femminile la storia di Giuseppe (cfr. Gen 45,5-9), quando ai fratelli, che lo avevano tradito, dice: “ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita”. Giuseppe riunisce la famiglia riconciliata intorno al padre; Ester salva il popolo sull’orlo della morte perché si comporta come regina che è anche madre, perché disposta a sacrificare la vita. Nel Nuovo Testamento, la morte di uno per la salvezza di tutti si realizza in Gesù come disse il sommo sacerdote Caifa (cfr. Gv 11,50-51). A differenza di Giuseppe ed Ester, Gesù davvero entrò nella morte, ma ne uscì vittorioso, ottenendola salvezza di tutti!

PER LA RIFLESSIONE PERSONALE:

1. Ricordando che ogni vocazione è dono di vita che si realizza in una storia non sempre lineare, medita la frase: “Chi sa che tu non sia diventata regina proprio per questa circostanza?” prosegui con quella di Ester: “Entrerò dal re, contravvenendo alla legge, anche se dovessi morire”. Confrontale con le parole che Giuseppe dice ai fratelli: “Ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita” (Gen 45,9). Che cosa provoca nel tuo cuore questa lettura biblica, che mostra la guida provvidente di Dio dentro storie apparentemente assurde o ingiuste?

2. Che cosa ti suggerisce per la vita spirituale l’atteggiamento di Ester che decide di intervenire ma coinvolgendo nella preghiera, rappresentata dal digiuno, tutto il popolo?

3. Alla nostra società “malata di protagonismo” le figure di Mardocheo e di Ester che espongono la loro vita perché non cercano per loro stessi il ‘primo posto’ che spetta solo a Dio, che cosa insegnano?

Suor Filippa Castronovo, fsp